La fascia meridionale della provincia di Padova, come altre
zone del paese, sta vivendo una delle stagioni di siccità peggiori degli ultimi
decenni.
Le colture come mais, barbabietole e soia, che vengono
seminate nel tardo inverno o in primavera, se non irrigate, produrranno anche
il 70/80% in meno rispetto ad un’annata normale.
Oggi ho scattato alcune foto che, mi pare, hanno bisogno di
ben pochi commenti.
Cominciamo con un campo di mais irrigato.
Un fagiano maschio, per lui ancora poche settimane di tranquillità, poi arriveranno i cacciatori.
La differenza tra una pannocchia quasi normale e una non sviluppata.
Campi non irrigati. Le fasce in cui si distinguono ancora alcune piante parzialmente verdi sono quelle in cui la natura del terreno ha consentito all'umidità di disperdersi più lentamente e, quindi, alle piante di sopravvivere più delle altre.
Un campo di barbabietole. Non c'è praticamente nulla da raccogliere.
Nel camminare accanto al mais non ho potuto fare a meno di
ricordare un romanzo che, spero, molti di voi avranno letto: Furore (The Grapes of Wrath) di John Steinbeck.
Forse il suo capolavoro, sicuramente uno dei libri che meglio descrivono la
Grande Depressione e un evento particolare che, negli Stati Uniti, ne accentuò
le conseguenze: la Dust Bowl, letteralmente
conca di polvere, di cui potrete trovare ampie notizie su Wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/Dust_Bowl).
Chi di voi, oltre ad aver letto il romanzo, ha visto il film
che ne trasse nel 1940 John Ford potrà ricordare le immagini iniziali,
drammatiche, in cui veniva ricreato quel fenomeno naturale che fu
all’origine di una delle maggiori ondate migratorie della storia degli Stati
Uniti.
After early May, no more rain came to the red and gray
country of Oklahoma. Soon the earth crusted and clouds of dust surrounded all
moving objects. Midway through June, a few storm clouds teased the country but
dropped very little rain. The wind became stronger and soon the dust hung in
the air like fog. People were forced to tie handkerchiefs over their faces and
wear goggles over their eyes.
When the wind stopped, the men and women came out to survey
the damage to the fields. Everyone, even the children, was subdued. They were
waiting for the reaction of the men, to see whether they would break. The men
did not break, but began figuring how to deal with the ruined corn. The women
resumed their housework and the children their play, for they knew as long as
the men were okay, the family would be fine.
Queste sono alcune righe del libro, in cui Steinbeck
descrive in maniera rapida, ma incredibilmente incisiva la Dust Bowl. Purtroppo il romanzo non è disponibile in versione
elettronica gratuita, quindi, se non lo avete e (come vi consiglio caldamente di
fare) volete leggerlo, non vi resta che comperarlo.
Anche del film non c’è molto on line. Ho trovato soltanto un
trailer in inglese, peccato.
E, visto il tema di cui ho parlato, anche oggi non posso non concludere che con la musica. Due grandi artisti, infatti, si sono ispirati a Steinbeck.
Cominciamo dal caso più recente: Bruce Springsteen ha
dedicato un album al protagonista di Furore, Tom Joad. Si intitola The ghost of Tom Joad, personaggio nel film interpretato da Henry
Fonda. Questo è il primo brano del disco, che ha il medesimo titolo.
Anche Woody Guthrie, uno dei massimi cantori dell'America della Grande Depressione, aveva dedicato una canzone a Tom Joad.
Nessun commento:
Posta un commento