martedì 28 agosto 2012

A che serve un Cicchitto?


Io acquisto almeno due quotidiani ogni giorno. Uso il verbo acquistare non casualmente, perché, a volte, accade che quei quotidiani io li legga poco o pochissimo. Succede raramente, ma succede che abbia a malapena il tempo di scorrerli, di leggere solo titoli, occhielli e catenacci.
E’ infrequente, però, che non riesca a leggere almeno gli editoriali: m’impongo di farlo anche quando costa fatica perché accade a tarda sera, quando i pochi neuroni naturalmente disponibili sono già in gran parte addormentati.
Mi va di raccontare com’è andata oggi. E credo che sia la prima volta in cui mi consento di parlare di me. Dicono che i blog esistano anche per sfogare il proprio narcisismo: non sarò certo io a prendermi la briga di negarlo e, soprattutto, di dimostrare che non è così.
Oggi sono uscito circa un’ora prima del solito, ho comperato i quotidiani in fretta e furia e in fretta e furia ho letto l’editoriale del Corriere della Sera di oggi, a firma di Giovanni Belardelli. Deliberatamente, anche perché sono stanco, ho deciso di non rileggerlo. Ricordo, però, con chiarezza l’ironia con cui riferisce le parole di Cicchitto, quelle stesse parole, che, lette nei giorni scorsi in vari occhielli e catenacci, mi avevano procurato un’enorme irritazione.
Adesso, forse, riprenderò in mano il Corriere e cercherò di leggere altri pezzi, ma non potrò smettere di essere grato a Belardelli per aver posto nel giusto rilievo quanto assurde siano le parole di Cicchitto.
Buona stampa.
Se trovate il link che spiega in quale modo Cicchitto sia utile all’Italia, vi prego di farmelo sapere.

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