Come avrete letto anche nei nostri quotidiani, la siccità
non ha colpito soltanto l’Italia. Un po’ ovunque nel mondo le piogge sono
mancate e i raccolti hanno subito drastiche contrazioni.
L’andamento climatico spiega in gran parte l’aumento dei
prezzi dei cereali e dei semi oleaginosi, quali soia e colza. E l’incremento
dei prezzi compensa, in alcuni paesi, la perdita di produzione. Questo, ad
esempio, accadrà negli Stati Uniti, dove il settore agricolo, visto nel suo
complesso, registrerà i più alti profitti degli anni recenti.
Ne parla un articolo del Financial Times: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/f477ac96-f149-11e1-b7b9-00144feabdc0.html#axzz24wngYzv8.
Buona stampa.
In realtà, gli alti profitti dipenderanno, in parte, dagli
indennizzi destinati a quegli agricoltori che, a causa della siccità, hanno
addirittura rinunciato a trebbiare mais e soia. La questione, tuttavia, va
considerata da più punti di vista e, come osserva giustamente il giornalista del quotidiano inglese,
l’andamento dei prezzi dei cereali e dei semi oleaginosi metterà in grave
difficoltà il settore dell’allevamento, che impiega quei prodotti per
alimentare bovini e suini. Nello stesso tempo, gli alti profitti degli
agricoltori potrebbero stimolarli a nuovi investimenti e, appunto, favorire i
grandi produttori di macchine agricole come John Deere o CNH, che fa parte del
gruppo Fiat.
Questo per dire delle connessioni abbastanza complesse che
esistono nel settore apparentemente più semplice dell’economia.
Va anche osservato come quella americana sia una situazione
diversa dalle altre, certamente da quella italiana.
Da noi, almeno per ora, non si parla d’indennizzi diretti
agli agricoltori che hanno perso gran parte del raccolto a causa delle siccità.
Dalle mie parti, come ho già detto qualche settima fa, le produzioni sono scese
anche del 90%. Perché abbiate un’idea, in un’annata normale, si producono
110/120 quintali di granella di mais per ettaro. Quest’anno, molti hanno
prodotto 15/20 quintali per ettaro. Noi siamo stati fortunati, perché abbiamo
superato di poco i 45 quintali. Anche in Italia i prezzi dei cereali sono
aumentati, ma non tanto da compensare le perdite di produzione. E, come ho
detto, non ci sono ancora in vista forme di sostegno per gli agricoltori che
hanno subito perdite di reddito pesantissime.
Con l’aria che tira, mi pare improbabile che il governo
possa mettere mano alla cassa, quindi si dovrà stringere la cinghia.
Se volete seguire l’andamento dei prezzi dei cereali in
Italia, potete collegarvi al mercato di Bologna o a quello di Milano, rispettivamente:
http://www.agerborsamerci.it/listino/listino.html
e http://borsa.granariamilano.org/archivio/.
E vi consiglierei di farlo, soprattutto tenendo d’occhio il
prezzo del grano duro, che è quello con cui si fa la pasta. Potreste scoprire
delle cose interessanti. Non è soltanto il prezzo della benzina quello che
sembra muoversi soltanto all’insù.
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