Domenica scorsa vi avevo segnalato un ottimo articolo di
Fareed Zakaria tratto dal Washington Post e mi ero permesso di indicarlo come
un valente giornalista, sottolineando il suo eccellente curriculum.
Ieri, dopo aver pubblicato un articolo nell’edizione on line
di Time Magazine, Zakaria è stato costretto ad ammettere di aver copiato pezzi
di un articolo scritto da Jill Lepore per la rivista The New Yorker.
Qui potete trovare l’articolo in questione, comprensivo di ammissione di
colpa di Fareed Zakaria e seguito dalla nota con cui Time annuncia di averlo sospeso:
Anche la CNN, di cui Zakaria è (era?) collaboratore, ha
deciso di sospenderlo: http://cnnpressroom.blogs.cnn.com/2012/08/10/cnn-statement-on-fareed-zakaria/?iref=allsearch.
Buona stampa. Quella rappresentata da testate che con grande
sollecitudine decidono di punire un collaboratore famoso per un plagio.
Mala stampa. Quella rappresentata da Fareed Zakaria, che
ha rinunciato a un gesto così semplice come la citazione della fonte.
Riprendo un passo della nota con cui Time ha annunciato la
propria decisione:
…what
he did violates our own standards for our columnists, which is that their work
must not only be factual but original; their views must not only be their own
but their words as well.
Ok, dovevano salvare la faccia e mettere una bella distanza
tra loro e Zakaria, però sono parole che piace leggere.
Questo è il link al pezzo originale di Jill Lepore:
Buona stampa.
Un pezzo lungo, ma scritto in un inglese comprensibile e
scorrevole, grazie al quale potrete capire meglio perché negli Stati Uniti è
così facile poter disporre di armi da fuoco e servirsene per stragi come quella recentissima di Denver o quella, più lontana nel tempo, di Columbine descritta
anche da Michael Moore in un suo celebre film.
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