Il tema dell’evasione fiscale continua a conquistare le
prime pagine dei quotidiani: poco importa che siano le dichiarazioni del
Presidente del Consiglio piuttosto che i cosiddetti blitz nelle località di
villeggiatura più famose, ogni ragione è buona per parlare di quello che,
evidentemente, è uno degli argomenti che maggiormente appassionano gli
italiani.
Qualche giorno fa ho partecipato, tenendomi ai margini, a una discussione abbastanza accesa tra due persone che sostenevano
tesi opposte, che sintetizzo un po' brutalmente: uno che, fino a quando lo Stato sperpererà denaro, l’evasione sarà una giusta risposta, l’altro che, se mai s’inizierà a rispettare la legge, mai si potrà
realmente mettere mano a una riduzione delle imposte così da renderle più
“tollerabili”.
Io sono intervenuto solo per dire due cose. La prima è che
non mi spiego perché, anche quando si parla di evasione fiscale, gli italiani lo
fanno come se stessero sugli spalti di uno stadio di calcio. Una discussione
pacata, per quel che capisco, ha molte più probabilità di portare a una
posizione comune che una animata e accesa, per quanto educata, come nel caso in
questione.
La seconda è che non siamo arrivati al 2012 viaggiando fuori
dal tempo. C’è una lunga storia alle nostre spalle. Una storia fatta di
tolleranza verso l’evasione, di ripetuti condoni, di promesse non mantenute, di
giustificazioni per gli evasori pronunciate da persone che occupavano ruoli
fondamentali nell’amministrazione dello Stato.
Avrei forse potuto aggiungere altre osservazioni, ma ho
preferito tenermi ai margini di un dialogo che, vista la temperatura e
l’atteggiamento dei “contendenti”, avrebbe soltanto comportato un incremento
della sudorazione di tutti, a fronte, temo, di nessun aumento della coscienza
collettiva.
In realtà, come dimostrano le dichiarazioni relative all’ultima
serie di controlli effettuati a Cortina (quelli sugli affitti delle case), in
Italia tutti sono convinti che le imposte vadano pagate, ma dagli altri. Quelle
stesse associazioni di categoria che, nell’inverno scorso, lamentavano
operazioni simili effettuate in bar, negozi e alberghi, in questo torrido
agosto esprimono approvazione per quelle rivolte ai proprietari d’immobili. E’
prevedibile che, stando così le cose, alla prossima ondata di controlli mirati
ai commercianti e ai pubblici esercizi, saranno le associazioni degli
immobiliaristi, grandi e piccoli, a far sentire la propria voce per approvare
l’azione dell’Agenzia delle Entrate.
Ancora una volta: mi sembra che la questione sia guardata con atteggiamento da
tifosi. Si possono trovare infinite giustificazioni per l’evasione fiscale. Io
stesso, parlando delle percentuali di mancato pagamento del canone Rai di
alcune regioni meridionali, mi ero domandato se Equitalia cerchi di recuperare
le somme evase in Sicilia e Campania con la stessa determinazione con cui si
occupa di quelle non pagate in Veneto o in Piemonte. Io stesso lamento lo sperpero di denaro
pubblico, in primis quello che si realizza nel finanziamento della politica. Io
stesso sono persuaso che, senza una radicale revisione del modo di operare
della pubblica amministrazione e senza una pressante azione contro la
corruzione, la quantità e la qualità delle spese resteranno un problema come
quello della perdita di entrate dovuta all’evasione. E, tuttavia, rimango dell’avviso
che prima di tutto si debba ricreare (o più probabilmente creare) un senso del bene
collettivo che, purtroppo, a noi italiani manca. E pagare le imposte è un mattone importante dell'edificio.
Sono sicuro che le parole di Massimo Gramellini (dal suo
Buongiorno di Ferragosto) siano migliori di qualsiasi altra cosa io possa
scrivere. Lo trovate qui: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1239.
Buona stampa.
Visto che è domenica e, più ancora, per cambiare radicalmente atmosfera, vi suggerisco un ascolto musicale che ho deciso di proporvi ieri sera, mentre parlavamo di cinema nel corso di una molto gradevole cena con amici. Uno dei film ricordati, infatti, è stato "Un uomo da marciapiede" (Midnight Cowboy), un gran bel film diretto nel 1969 da John Schlesinger, un regista che, forse, non gode della fama che merita (trovate qui la sua filmografia: http://www.imdb.com/name/nm0772259/#Director). Per quel che vale la mia opinione, suggerirei la visione de "Il giorno della locusta" (The day of the Locust), del 1975. Il tema musicale di "Un uomo da marciapiede" si intitolava Everybody's talking (http://en.wikipedia.org/wiki/Everybody%27s_Talkin%27).
Ecco la versione di Madeleine Peyroux, una bella voce e un'interpretazione intrigante.
Questa, invece, è l'originale di Harry Nillson.
La canzone è bella in entrambe le versioni, mi paice di più quella originale. La discussione sull'evasione fiscale non sorprende nei contenuti e nei modi, hai fatto bene di sicuro a non scaldare ancora l'atmosfera.
RispondiEliminaCiao Marco