martedì 5 giugno 2012

La strada per Siena non è così breve


Cominciamo con un intervento di Helmut Schmidt, a lungo Cancelliere tedesco prima della riunificazione, sul Sole 24 Ore di oggi (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-06-04/basta-tatticismi-partito-berlino-224534.shtml?uuid=Ab9GoRnF).
Buona stampa. Nel senso che il 24 Ore ha fatto bene a pubblicarlo, ma non si tratta, in realtà, di un articolo di giornale, quanto piuttosto di una lezione di saggezza, di lungimiranza, di intelligenza politica e anche di un prezioso sunto di alcuni passaggi cruciali della storia europea successiva alla Seconda guerra mondiale. Sfortunatamente, nella posizione occupata nel dopoguerra da personaggi come Adenauer, Brandt, Schmidt, Kohl, oggi ci ritroviamo Angela Merkel. E non aggiungo altro.
Come secondo argomento affrontiamo un tema anticipato nelle scorse settimane.
Avevo, infatti, detto che, presto o tardi, avrei imboccato la strada per Siena. Il percorso, però, non sarà né breve né semplice, sarà, anzi, piuttosto tortuoso, me ne scuso fin da ora.
Facciamo un salto indietro partendo da un fatto recente, ovvero dalla sentenza di appello sul tentativo di scalata a BNL da parte di Unipol, dalla quale sono risultate ridimensionate le responsabilità di Antonio Fazio, allora Governatore della Banca d’Italia, che in secondo grado è stato assolto, mentre era stato condannato in primo grado.
Massimo Mucchetti, il quale queste cose le mastica benissimo, ha scritto un commento che condivido in larga parte, ma non completamente (http://archiviostorico.corriere.it/2012/giugno/03/Scalata_alla_Bnl_Una_storia_co_9_120603054.shtml).
Buona stampa. Ma c’è un ma. Anche Massimo Mucchetti, nella sua rapida rivisitazione dei fatti, trascura un dettaglio che, a mio parere, andrebbe invece attentamente considerato.
E’ vero che il tentativo di scalata da parte di Unipol arrivò dopo quello fallito di BBVA, la seconda maggiore banca spagnola. E sono giuste le valutazioni riguardo alla debolezza sia di BBVA che di ABNAmro, però queste sono valutazioni corrette con il senno di poi, ossia nel 2012, mentre stiamo parlando di fatti che risalgono a due anni prima dell’inizio della crisi finanziaria causata dai mutui subprime americani. Allora sia la banca spagnola che quella olandese godevano di buona salute e nessuno metteva in dubbio la qualità dei loro attivi, nei quali, effettivamente, avevano spazio i cosiddetti titoli spazzatura che, però, nel 2005 nessuno considerava ancora tali (e che, purtroppo, continuano a pesare anche oggi nei bilanci bancari). Quindi Mucchetti ha gioco facile a sostenere adesso che ABNAmro e BBVA non erano il paradigma della solidità bancaria, ma, per l’appunto, lo dice oggi, nel 2005 non ne parlava neppure lui.
Non è, tuttavia, questo il punto su cui voglio concentrare la mia e, se possibile, anche la vostra attenzione. Mucchetti, ma anche i pubblici ministeri e i giudici, trascurano un evento che, se considerato, forse indurrebbe a cogliere come Antonio Fazio, in realtà, già da molto tempo avesse un piano ben preciso.
Tutti, infatti, sembrano scordarsi che alcune settimane prima del lancio dell’OPS da parte di BBVA, il Banco Popolare di VR e NO aveva manifestato il proprio interesse ad acquisire BNL e aveva formulato un’offerta agli azionisti del cosiddetto “contropatto”, ossia Caltagirone, Statuto, Coppola, Ricucci e altri, che si contrapponevano al “patto” che controllava BNL, formato da BBVA, Generali e Della Valle.
L’offerta di Popolare VR e NO era stata considerata inadeguata, ma io sono convinto che la risposta negativa sia stata determinata non già dal valore dell’offerta, quanto piuttosto dalla necessità che BNL non entrasse a far parte della galassia delle banche popolari, perché questo, in previsione del passaggio di Antonveneta alla Popolare di Lodi, comportava un’alterazione troppo forte degli equilibri del sistema sotto il profilo della natura proprietaria.
In altre parole, si sarebbe avuta una crescita eccessiva del ruolo delle banche popolari, a scapito di quelle cosiddette ordinarie, un evento che contrastava con il principio, allora difeso ancora da Banca d’Italia, di conservare, per quanto possibile, la suddivisione del mercato per tipologie di aziende di credito.
La mia natura sospettosa, quindi, mi spinge a ipotizzare che, avendo Fazio già deciso che Antonveneta fosse acquisita dalla Popolare di Lodi, e quindi tornasse nell’ambito delle popolari da cui era uscita con la quotazione in borsa, avesse deciso di impedire che BNL finisse al Banco Popolare.
Il disegno di Fazio, come sappiamo, non è andato a buon fine. BNL non è finita né nelle mani di Banco Popolare, né in quelle di BBVA, né in quelle di Unipol, ma è stata acquistata da BNP Paribas e fa tuttora parte del gruppo francese. Antonveneta fu acquistata da ABNAmro che poi, a sua volta, fu acquisita, con un’operazione piuttosto complessa, da Royal Bank of Scotland, Fortis e Santander, che si divisero la banca olandese in funzione dei loro specifici interessi.
La scalata ad ABNAmro nasceva sotto il cielo di Scozia, non sotto quello di Madrid (Santander) né sotto quello del Benelux (Fortis). L’idea era di Royal Bank of Scotland, ansiosa di mettere i bastoni fra le ruote di Barclays, sua importante concorrente non solo nel Regno Unito, ma un po’ in tutto il mondo, che stava procedendo a una fusione consensuale con ABNAmro. Mettendosi di traverso, Royal Bank of Scotland, Fortis e Santander hanno fatto fallire questo progetto di fusione e si sono spartite le spoglie di ABNAmro. E le prime due hanno anche iniziato a scavarsi la fossa.
Questo accadeva nell’ottobre del 2007, quando già si coglievano i primi segnali della crisi finanziaria innescatasi negli Stati Uniti. Crisi che fece emergere i gravi problemi di solidità di Royal Bank of Scotland e Fortis. Mentre Santander non arrivò al punto di entrare in sofferenza perché… perché aveva un santo in paradiso. O meglio, aveva un Mussari alla presidenza di Monte dei Paschi.
E questo è il nostro primo passo sulla strada per Siena. In realtà, di strada verso la sede del Monte Paschi, per ora, non ne abbiamo fatta molta, ma ci arriveremo. Con calma e in maniera non lineare.

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