Oggi apriamo con un editoriale del Direttore de La Stampa,
Mario Calabresi (http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=10253).
Buona stampa.
Alcune parti, inevitabilmente, hanno già perso di
freschezza, visto che il vertice a quattro di Roma si è concluso da pochi
minuti. Ci sono, tuttavia, alcuni passaggi la cui attualità non è affatto
intaccata e che toccano, a mio modesto avviso, quel nodo cruciale irrisolto che
sono le qualità e il modo di agire della nostra classe politica. Sono due
passaggi che riporto integralmente e che ci porteranno al successivo argomento.
“Il Professore è convinto
che le possibilità per farcela esistano e rivendica per l’Italia il rispetto
degli impegni e la capacità di fare da ponte tra Francia e Germania.
Sono passati pochi mesi da quel vertice autunnale di Cannes in cui Silvio Berlusconi si trovò nell’angolo e il nostro Paese sotto accusa, ma oggi sembra passato un secolo tanto che è stato Monti ad invitare a Roma Merkel e Hollande per rafforzare il percorso verso il summit di Bruxelles. E il nostro ruolo non è più quello dell’«appestato» quanto quello di un Paese «ascoltato» che può aiutare a trovare una mediazione tra le ricette differenti di Francia e Germania.”
Sono passati pochi mesi da quel vertice autunnale di Cannes in cui Silvio Berlusconi si trovò nell’angolo e il nostro Paese sotto accusa, ma oggi sembra passato un secolo tanto che è stato Monti ad invitare a Roma Merkel e Hollande per rafforzare il percorso verso il summit di Bruxelles. E il nostro ruolo non è più quello dell’«appestato» quanto quello di un Paese «ascoltato» che può aiutare a trovare una mediazione tra le ricette differenti di Francia e Germania.”
“Ma è anche la nostra
classe politica a preoccuparlo, tanto che Monti denuncia il rischio della
disaffezione nella sua maggioranza: «Un rischio che vedo persino nel nostro
Parlamento, che tradizionalmente è sempre stato europeista e non lo è più».”
E siamo di nuovo qui, alla classe politica italiana, la
quale continua a scherzare con il fuoco, incurante dei rischi cui espone coloro
i quali, a parole, contano tanto, nei fatti vengono sempre del tutto
trascurati: i cittadini.
Mi evito la fatica di farlo io e lascio che sia Angelo
Panebianco, con l’articolo di fondo del Corriere di ieri, a spiegare quali sono
i pericoli cui andremmo incontro se prevalesse la corrente di pensiero che si
oppone all’euro e all’Europa:
Buona stampa.
Savona e Martino, effettivamente, sono persone serie e la
loro opinione favorevole al ritorno a una moneta nazionale, anche se non la
condivido affatto, penso nasca da riflessioni attente e non abbia secondi fini.
Diverso è il caso di Berlusconi, il quale ha già più volte
sostenuto di pensare a un’uscita dell’Italia dall’Eurozona (che, ho già
spiegato, si può realizzare soltanto uscendo dall’Unione Europea). O di Grillo,
il quale, oltre a sommare le mele con le pere, cerca di accarezzare il medesimo
pelo che accarezzano Berlusconi e Bossi.
L’euro non è “Il problema”. Lo spiega con chiarezza un
articolo di Adriana Cerretelli sul 24 Ore odierno (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-06-22/salvare-euro-costa-meno-103031.shtml?uuid=AblzbNwF).
Buona stampa.
“Il problema” è che da oltre quattro anni i governanti
europei non hanno saputo o voluto fare nulla di ciò che avrebbe evitato il
progressivo aggravamento della crisi finanziaria.
In ambito italiano, “Il problema” sono Berlusconi, Bossi e
Grillo e tanti altri. Persone che non hanno a cuore effettivamente il futuro
dell’Italia e dell’Europa. No, costoro si preoccupano soltanto delle schede
elettorali sulle quali saranno, spero da pochissimi, fatte croci sopra i loro nomi o i loro simboli.
E ardono dal desiderio di riportarci quanto prima ai seggi. Esattamente quello
di cui non abbiamo bisogno ora.
Certo, il Governo Monti li aiuta con scelte scarsamente
convincenti e gravi incertezze nel perseguire gli obiettivi essenziali per il
paese, ma forse sarebbe il caso che molti, anziché fantasticare sul perpetuarsi
del loro ruolo in politica, decidessero finalmente di prendersi cura dei
nipotini. O di marcare strettamente i figli affinché producano nipotini cui
loro possano dedicarsi. Abbiamo gettato via anni e anni in conseguenza delle
patetiche chiacchiere di quei signori che si ripropongono ancora oggi nel
presunto ruolo di storici leader. Abbiamo già dato. Anche troppo.
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