Il disegno di legge sulla corruzione attualmente dibattuto
in Parlamento (approvato dalla Camera andrà ora al Senato) non sembra, come già
implicito nell’articolo del Sole 24 Ore che vi ho segnalato ieri, affrontare la
questione nel modo migliore. Inutile girarci attorno: ammesso e non concesso
che il Ministro Severino volesse realmente incidere con vigore sulla questione,
è stata costretta a trovare un compromesso con i partiti che appoggiano il
Governo Monti, dei quali è superfluo parlare ancora, almeno per oggi.
Per capire meglio i termini della questione, vi segnalo un
pezzo di Alberto Vannucci sul sito LaVoce.info: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1003136.html.
Buona stampa. Come quasi sempre da quelle parti.
E veniamo al Presidente di Confindustria, il quale,
apparentemente, vuol fare concorrenza agli urlatori che, purtroppo, abbondano
sulla scena pubblica italiana.
Definire “boiata” un provvedimento come la riforma del
lavoro è una dimostrazione di scarso acume. Che il Ministro Elsa Fornero non
sia un esempio d’incoraggiamento alla partecipazione nello sviluppo delle
riforme che le competono è fuori di dubbio, ma credere che associazioni di
categoria e sindacati dei lavoratori siano rimasti estranei alla formulazione
del progetto elaborato dal Ministero del Lavoro mi sembra come credere nella
Befana. Va bene quando sei un bambinetto. Raggiunta l’età della ragione si
comprende che la “boiata” non ha soltanto una madre, ma è figlia di tanti
genitori, tutti preoccupati di preservare il loro orticello. La gente lo sa e
le parole del Presidente di Confindustria suonano convincenti come… come quelle
di Formigoni.
Mi sa che Squinzi, arrivato lì non senza difficoltà e senza
un sostegno unanime, stia cercando di alzare la voce per apparire degno della
posizione e per conquistare consenso là dove non lo ha trovato nel momento
della sua elezione.
E mi sa che, nel farlo, faccia torto al buon senso. Quando,
come ha fatto negli ultimi giorni, si lamenta della destinazione dei contributi
pubblici alle imprese, dovrebbe essere meno impulsivo e guardare meglio ai dati
che gli fornisce l’Ufficio Studi di Confindustria. Ad esempio: non c’è dubbio
che una parte consistente del denaro che lo Stato destina alle imprese
affluisca anche a Ferrovie dello Stato e agli enti locali per il trasporto
pubblico, ma è anche vero che quegli stessi contributi consentono alle imprese
private di contenere le retribuzioni dei loro dipendenti, per i quali
l’incidenza del costo per raggiungere il posto di lavoro è sostenuto in buona
parte dallo Stato e non è trasferito sulle buste paga, come accade quasi sempre
altrove. Una condizione, che sia chiaro, piace tanto anche a Camusso, Angeletti
e Bonanni.
Sarebbe stato più elegante, il nuovo presidente di
Confindustria, se avesse scelto di porre in discussione il sistema senza
riserve, non cercando di rafforzare il proprio consenso all’interno della sua
associazione, che, come tante altre, trae cospicui vantaggi, come detto ieri,
dalla complessità e dal sovradimensionamento dell’apparato normativo del nostro
paese.
Si chiama Squinzi, ma sembra un Grillo.
Buona notte e buona fortuna. Specie se pagate i costosi
contributi associativi di Confindustria, Confcommercio, Confartigianato e via
associando…
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