Come se fossi il Presidente del Senato o della Camera, vi ho
mentito: non proseguiamo nel cammino per Siena, ma parliamo di altro.
Iniziamo da notizie finanziarie. Niente di cui stupirsi: i
Ligresti hanno deciso di opporsi alla fusione tra Fondiaria-Sai e Unipol
perché, tra le clausole dell’operazione, non sono più previsti, per loro, il
diritto di recesso e la manleva sulla disastrosa gestione. In altre parole,
ancora una volta, hanno anteposto i loro interessi individuali e famigliari a
quelli della società (quotata). Esattamente come fanno da anni, in maniera a
dir poco sconcertante. Un’ottima sintesi la offre Antonella Olivieri sul Sole
24 Ore (http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-06-08/tutticontrotutti-lascia-solo-vinti-231259.shtml?uuid=AbgE6XpF),
ma potete trovare ampi resoconti anche in altri quotidiani.
Buona stampa.
Nella pagina dell’articolo della Olivieri sono presenti i collegamenti
agli altri pezzi dedicati dal 24 Ore alla complessa e incerta operazione
orchestrata da Mediobanca per cercare di evitare il tracollo di Fondiaria-Sai
e, quindi, un bel po’ di perdite per sé e per le altre banche che, nel tempo,
non hanno saputo far di meglio che concedere credito praticamente illimitato ai
Ligresti. Interessanti letture per un fine settimana di tempo incerto, almeno
dalle mie parti.
Cambiando argomento, ieri sera mi è capitato di vedere Otto
e mezzo, la trasmissione condotta da Lilli Gruber su La7. Ospiti della
trasmissione erano due giornalisti, Giovanni Valentini di Repubblica e Alessandro
Sallusti, il mitico direttore del Giornale. Quest’ultimo, quando si dice la
determinazione, è riuscito a scendere ancora nella mia personale classifica,
per quel che conta… Ha, infatti, sostenenuto che (1) è sbagliato pensare di
perseguire il reato di corruzione tra privati e che (2), in considerazione
della nomina di Anna Maria Tarantola alla presidenza della Rai, Monti è fissato
con i bancari (sic). Potete convincervi che, pur riassumendo le sue parole, non
ho alterato il pensiero di Sallusti, andando a recuperare la trasmissione qui: http://www.la7.tv/richplayer/index.html?assetid=50269471.
Non perdetevela!
Sallusti è uno dei tanti, troppi, che si proclamano
liberali, ma poi, alla prova dei fatti, rivelano di esserlo assai poco. Opporsi
al reato di corruzione tra privati, sostenendo che non abbia senso attribuire
alla magistratura la possibilità di occuparsi di una questione che non
rivestirebbe nessun interesse pubblico, è una ben strana posizione, che
trascura come, ad esempio, un’azienda che corrompa un dirigente di un’altra per
vendere qualcosa compia un’operazione di concorrenza sleale, il che a un
liberale dovrebbe far prudere le mani e anche i piedi. Come accade a me.
Ricordo poi che esistono molte società, quindi enti soggetti
alle norme del diritto privato, che appartengono interamente a soggetti
pubblici (Stato, Regioni, Province e Comuni): personalmente mi piace l’idea che
un fatto di corruzione che le riguarda possa essere perseguito con severità
dalla magistratura e non resti “questione privata” (Fenoglio mi perdoni).
Quanto alla presidenza della Rai, Sallusti, che sembra
ignorare chi sia la Signora (e anche che sia una Signora (ri-sic)), non è il
solo a trovare da ridire sull’estrazione di Anna Maria Tarantola. L’edizione
on-line del Corriere della Sera fornisce la posizione dei principali partiti,
quelli che, negli anni, hanno saputo nominare formidabili esperti di cultura e
di comunicazione nel consiglio di amministrazione della Rai, uomini e donne di
così straordinaria caratura e così indifferenti alle pressioni di chi li aveva
nominati da aver trasformato l’azienda pubblica radiotelevisiva nel peggiore
baraccone clientelare del paese. Questo è il link: http://www.corriere.it/economia/12_giugno_09/rai-nomine-reazioni_8084286a-b228-11e1-9647-65f4b2add31d.shtml.
Stampa così e così. Sempre perché, ormai, dell’opinione di
questa gente possiamo tranquillamente fare a meno.
Allo scopo di non danneggiare troppo il vostro e il mio
fegato, mi concentro soltanto su quella di Donadi, il capogruppo IDV alla
Camera, che chiude la sua nota di commento con queste parole: “Cosa c'azzecca
Bankitalia con la Rai, prima azienda culturale italiana?”
Considerazione che sfida quelle di Sallusti quanto a
profondità e accettabilità. Uno potrebbe anche chiedersi cosa c’azzecca un
magistrato ex poliziotto con la politica. Oppure cosa c’azzecca un avvocato veneziano
con la politica. E, nel farlo, si porrebbe domande anche meno stupide di quella di Donadi. L’esperienza
lavorativa di Anna Maria Tarantola non ci garantisce che sarà un buon
presidente della Rai. E’, tuttavia, ipotizzabile che quanto ha appreso nella
sua carriera all’interno di Banca d’Italia possa servire a mettere in ordine
un’azienda che è certamente la maggiore azienda culturale del paese, ma, prima
di tutto, è un’azienda e come tale deve essere gestita. E’ più facile che ci
riesca lei o una persona carica di debiti di riconoscenza verso i partiti?
Buona notte e buona fortuna.
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