Non si deve cedere alla tentazione di sopravvalutare i
timidissimi segnali che provengono dalla Germania e che parrebbero indicare una
correzione di rotta rispetto al rigore ferreo imposto ai partner dell’eurozona.
Considerando i tempi della politica europea, in ogni caso, ci vorranno parecchi
mesi prima che questo eventuale mutamento di atteggiamento si traduca in fatti
concreti e, quindi, si possano generare i benefici che sarebbe lecito attendersi da un'attenuazione della drastica disciplina di bilancio fin qui pretesa da Angela Merkel.
Ad ogni modo, piuttosto che segnali di un ulteriore indurimento,
meglio questi di cui ci informa il Financial Times: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/54fa4006-99ed-11e1-accb-00144feabdc0.html#axzz1uPGENVKf.
Buona stampa.
Passando alle questioni italiane, a quanto pare anche Sergio
Romano, editorialista del Corriere della Sera che ha lungamente negato
l’evidenza della crisi della politica nostrana e che sosteneva la mancanza di fondamente della cosiddetta antipolitica, ha aperto gli occhi e ha visto
che i partiti stanno facendo esattamente il contrario di quel che dovrebbero
fare (http://www.corriere.it/editoriali/12_maggio_10/elezioni-amministrative-partiti-Romano_ba522f92-9a5e-11e1-9cca-309e24d49d79.shtml).
Non faccio per vantarmi, ma certe cose mi sembra di averle
scritte con qualche mese di anticipo rispetto a Sergio Romano. E ho segnalato tanto articoli, anche dal
Corriere stesso, in cui si criticava ben prima e ben più nettamente l’azione
(meglio: l’inazione) dei partiti. Questo spiega il giudizio.
Mala stampa.
Se fossi cattivo, mi chiederei come mai il Corriere della
Sera ritiene utile pagare uno stipendio, che immagino sia abbastanza
consistente, a un signore di oltre ottanta anni che, come provano le sue noiose
e petulanti risposte ai lettori, è molto più portato per l’aneddotica che per
la storia. Io, però, sono buono e certe domande non le faccio...
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