Riprendiamo l’argomento Alitalia, tornato d’attualità per la condanna in primo grado di amministratori e dirigenti in carica nel periodo 2001-2007. Nel post di mercoledì avevo soltanto accennato alla sentenza, mettendola in relazione con le interferenze politiche nei confronti della RAI.
Quello che succede in Italia e nel mondo, come ne parla la stampa e quel che ne penso io. Con attenzione per politica, economia e finanza.
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sabato 3 ottobre 2015
Anche i migliori sbagliano
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martedì 18 agosto 2015
Da che pulpito
Prendiamo avvio da un articolo di Piero Ostellino, pubblicato oggi da Il Giornale: http://www.ilgiornale.it/news/politica/papa-predica-mondo-che-non-c-1160729.html.
Mala stampa. Ostellino è stato un ottimo corrispondente del Corriere della Sera da Mosca e da Pechino, poi, da editorialista (al Corriere, di cui è stato anche direttore, e, da qualche mese, al quotidiano della famiglia Berlusconi), la sua autorevolezza mi sembra si sia pian piano dissolta, fagocitata dalla volontà di accreditarsi come unico vero esegeta del pensiero liberale in Italia e dalla propensione alla polemica, non di rado gratuita. Così è per l’articolo di oggi, nel quale ripete varie volte che la politica risponde all’etica della responsabilità e, sulla base di questo assunto, nega validità all’approccio che il Papa suggerisce per la questione dei migranti.
Come i politici che vuole difendere, Ostellino non sa offrire nulla di concreto, ma solo la sua personale (e piuttosto fuorviante) interpretazione del pensiero di Max Weber, invocato per sostenere che gli argomenti del Pontefice nulla hanno a che vedere con quel che fanno o che dicono i politici di governo e di opposizione e per ridurre la questione esclusivamente a materia di finanza pubblica, come se non vi fossero altri aspetti cruciali nel quotidiano arrivo di migranti, anche estremamente pratici e urgenti (e dei quali ho parlato anche troppo).
Tra l’altro, Ostellino impartisce questa lezioncina dalle pagine de Il Giornale, che appartiene alla famiglia di un signore il quale, nella sua esperienza come uomo politico, si è dimostrato abbastanza poco pratico di etica della responsabilità e che certo non ha, con i propri atteggiamenti e con provvedimenti dei suoi governi, rallentato il declino del senso di legalità nel Paese. Mi fermo qui su Ostellino, ma restiamo, almeno parzialmente, in tema di critiche alle posizioni ecclesiastiche.
Su Il Sole 24 Ore di sabato, in un articolo abbastanza lungo, Luca Ricolfi aveva valutato negativamente la posizione della Chiesa che si preoccupa dell’accoglienza dei migranti, ma sembra dimenticarsi del fatto che a causare il fenomeno sono i governi delle nazioni, sempre più numerose, da cui fuggono le migliaia di persone che cercano accoglienza in Europa e altrove.
Quella di Ricolfi, a mio parere, è una contestazione assai più fondata di quelle di Ostellino e, soprattutto, si inserisce nell’analisi di un tema di grande interesse, quello della propensione a traslare su altri le nostre responsabilità. Ecco il collegamento al suo articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-08-15/lo-spostamento-responsabilita-093706.shtml?uuid=ACw04Ai.
Buona stampa. Chi di voi tre mi segue da un po’ di tempo può immaginare la soddisfazione che ho provato nel leggere il pezzo di Ricolfi. Ne riprendo un periodo che precede la conclusione: “E' questo, talora, l'esito non previsto delle grandi campagne “pedagogiche”, in cui l'élite al potere prova ad educare la massa, giudicata rozza, incolta e bisognosa di essere illuminata. Così come gli eccessi del politicamente corretto, portati oltre una certa soglia, possono sortire una reazione uguale e contraria (vedi, in questi giorni, il successo dello scorrettissimo Donald Trump negli Stati Uniti)…”
Parole che condivido senza riserve e che dovrebbero essere mandate a memoria non soltanto dai politici (che un po’ ovunque nel mondo sembrano volersi occupare di ogni aspetto della vita dei cittadini, anche oltre i limiti del lecito), ma anche dai giornalisti, non solo italiani.
Sempre sabato, sul suo blog, Roberto Plaja ha considerato il caso di Donald Trump e la possibile decisione di escluderlo dai prossimi confronti televisivi tra i candidati repubblicani alle elezioni presidenziali del 2016. E’ un prezioso piccolo saggio sulla logica che dovrebbe guidare le scelte dei mezzi di comunicazione in casi simili: http://www.theboxisthereforareason.com/2015/08/15/the-problem-with-trump/. Come di consueto, Roberto affronta il problema in modo semplice e diretto: un ottimo lavoro. Già che visitate il suo blog per il pezzo su Trump, date un occhiata anche a questo, pubblicato ieri: http://www.theboxisthereforareason.com/2015/08/16/cracks-on-the-dam/. Roberto torna a occuparsi della sua materia di elezione, la finanza, e lo fa offrendoci utili spunti di riflessione sulla situazione assai complessa che si sta determinando sui mercati.
Passiamo alla musica. Come primo pezzo, ecco un classico del jazz, Body and Soul, nell’esecuzione di Donald Byrd e Kenny Burrell.
Il secondo ascolto è sempre un brano di jazz, eseguito da Ellis Marsalis (https://en.wikipedia.org/wiki/Ellis_Marsalis,_Jr.), padre di Wynton e Brandford. Il brano che vi propongo si intitola Never Let Me Go.
sabato 20 giugno 2015
Servono soluzioni, non muri
Due giorni fa è stato pubblicato il Rapporto Global Trends 2014 dell’Alto
Commissariato dell’ONU per i Rifugiati, in cui vengono presentati
i dati relativi al fenomeno della migrazione. Io non ho ancora visto la
documentazione, ma, per avere un’idea delle dimensioni del problema, è
sufficiente la nota introduttiva in italiano che trovate qui: https://www.unhcr.it/news/rapporto-global-trends-2014-dellunhcr-quasi-60-milioni-le-persone-costrette-a-fuggire-dalle-loro-case-in-tutto-il-mondo.
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giovedì 9 gennaio 2014
Fare cosa?
In una delle ultime apparizioni pubbliche, il Papa ha
“sdoganato”, impiegandola davanti ai membri di alcune congregazioni religiose,
una parola italiana volgare, ma di uso assai comune: casino. Forte di un così
importante lasciapassare, oggi la impiegherò anch’io, associandola, però, a un
verbo, ma non anticipiamo i tempi…
In realtà, come sosteneva un Professore dell’Università di
Padova (uno di quelli davvero bravi e intelligenti), nei casini non c’era
affatto casino. Nei casini regnava l’ordine, non la confusione. Ad ogni modo,
nell’italiano corrente si è deciso di distorcere un po’ la realtà e di
ricorrere a quella parola per descrivere una situazione di caos.
Bene, chiudiamo con questa sciocca (me lo dico da solo)
digressione linguistica e veniamo al sodo.
Il Presidente del Consiglio Letta ama sostenere che il
Governo che presiede è il “Governo del fare”. Devo ammettere che in tutti
questi mesi non ho ben capito la ragione per questa insistente affermazione.
Personalmente non mi sembrava proprio di cogliere tutta questa prepotente
vitalità e incisività, al contrario. Poi, pian piano, ho cominciato a capire.
In realtà, poiché ancora Papa Francesco non aveva sdoganato la parola “casino”,
Letta era costretto a dare una definizione parziale del proprio gabinetto. Il
suo Governo, infatti, è il “Governo del fare casino”.
Le prove offerte nelle ultime settimane, dal decreto
Salva-Roma alla vicenda degli stipendi dei professori, hanno contribuito
efficacemente a rafforzare il mio convincimento. Oggi più che mai, lo ripeto,
Letta presiede il “Governo del fare casino”.
E’ vero, alcuni potrebbero sostenere che si tratta del
“Governo del fare ridere”, ma, francamente, io non sarei d’accordo. Potrei
ridere se assistessi alle vicende italiane dall’esterno, che so?, come suddito
di Sua Maestà Elisabetta IIa o di Herr Joachim Gauck (e infatti
all’estero ridono di noi sempre di più). Come italiano penso che ci sia ben
poco da ridere nella cialtroneria di questo Governo che è quello che, più ancora dei precedenti, sembra aver appaltato la gestione
delle piccole e delle grandi cose agli alti funzionari della pubblica
amministrazione guidati, ça va sans
dire, dal super burocrate con vista sul Colosseo Filippo Patroni
Griffi (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/26/filippo-patroni-griffi-la-casa-vista-colosseo-e-un-affare-da-623mila-euro/790786/).
C’è ben poco da ridere nell’essere suddito di Letta e
Patroni Griffi, ma anche di Napolitano, il quale mi sembra aver perso di vista
lui pure la gravità della situazione e non saper trovare il coraggio per dare
vero impulso al cambiamento necessario per il Paese.
Nel suo discorso di fine anno, ad esempio, quando ha citato
la lettera del dipendente pubblico che lamentava l’impossibilità, con il suo
modesto stipendio, di far fronte congiuntamente alle tasse e ai costi di
mantenimento dei figli, il Presidente della Repubblica si è ben guardato
dall’impegnarsi a far sì che, finalmente, si riportino a dimensioni ragionevoli
(ed eque) le retribuzioni (e le pensioni) di alcuni dipendenti o organi dello
Stato (Capo della Polizia, Segretario della Camera dei Deputati, Giudici della
Corte Costituzionale, ecc.).
No, non c’è davvero nulla da ridere… Come si può ridere
quando Letta è così preso dal “fare” il Presidente del Consiglio il più a lungo
possibile (il che non è tirare a campare, ci mancherebbe!) da “distrarsi”
mentre i deputati di tutti i partiti e, forse, anche qualche membro del Governo
infilano nei decreti di fine anno le consuete porcherie clientelari con le quali
favorire parenti, amici ed elettori.
No, non c’è davvero nulla da ridere se il Sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio, sempre Filippo Patroni Griffi, già Presidente di
Sezione del Consiglio di Stato (massimo organo della Giustizia Amministrativa)
non si preoccupa del fatto che la cosiddetta Legge di Stabilità venga
modificata in violazione delle norme che ne regolano la promulgazione e che la
maggior parte dei decreti emanati dal Governo non abbia i requisiti di
“necessità e urgenza” previsti dalla Costituzione.
No, non c’è davvero nulla da ridere nel vivere in un
paese in cui anche alcuni tra i più alti organi dello Stato operano senza
rispettare la legge.
No, non ho proprio nessuna voglia di ridere, però… però,
voglio provarci.
Intendiamoci: la richiesta dei Pubblici Ministeri non è una
condanna, aspettiamo la sentenza di primo grado e poi, eventualmente, quelle
dei livelli successivi di giudizio.
Io, però, non posso evitare di ricordare quel che disse
Scajola il giorno in cui dette le dimissioni da Ministro: http://video.corriere.it/scajola-mi-dimetto-devo-difendermi/ce18e636-5769-11df-8ce3-00144f02aabe.
E questo video, lo ammetto, mi fa ridere. Scajola è l’archetipo
del ridicolo (http://www.treccani.it/vocabolario/ridicolo/).
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