In una delle ultime apparizioni pubbliche, il Papa ha
“sdoganato”, impiegandola davanti ai membri di alcune congregazioni religiose,
una parola italiana volgare, ma di uso assai comune: casino. Forte di un così
importante lasciapassare, oggi la impiegherò anch’io, associandola, però, a un
verbo, ma non anticipiamo i tempi…
In realtà, come sosteneva un Professore dell’Università di
Padova (uno di quelli davvero bravi e intelligenti), nei casini non c’era
affatto casino. Nei casini regnava l’ordine, non la confusione. Ad ogni modo,
nell’italiano corrente si è deciso di distorcere un po’ la realtà e di
ricorrere a quella parola per descrivere una situazione di caos.
Bene, chiudiamo con questa sciocca (me lo dico da solo)
digressione linguistica e veniamo al sodo.
Il Presidente del Consiglio Letta ama sostenere che il
Governo che presiede è il “Governo del fare”. Devo ammettere che in tutti
questi mesi non ho ben capito la ragione per questa insistente affermazione.
Personalmente non mi sembrava proprio di cogliere tutta questa prepotente
vitalità e incisività, al contrario. Poi, pian piano, ho cominciato a capire.
In realtà, poiché ancora Papa Francesco non aveva sdoganato la parola “casino”,
Letta era costretto a dare una definizione parziale del proprio gabinetto. Il
suo Governo, infatti, è il “Governo del fare casino”.
Le prove offerte nelle ultime settimane, dal decreto
Salva-Roma alla vicenda degli stipendi dei professori, hanno contribuito
efficacemente a rafforzare il mio convincimento. Oggi più che mai, lo ripeto,
Letta presiede il “Governo del fare casino”.
E’ vero, alcuni potrebbero sostenere che si tratta del
“Governo del fare ridere”, ma, francamente, io non sarei d’accordo. Potrei
ridere se assistessi alle vicende italiane dall’esterno, che so?, come suddito
di Sua Maestà Elisabetta IIa o di Herr Joachim Gauck (e infatti
all’estero ridono di noi sempre di più). Come italiano penso che ci sia ben
poco da ridere nella cialtroneria di questo Governo che è quello che, più ancora dei precedenti, sembra aver appaltato la gestione
delle piccole e delle grandi cose agli alti funzionari della pubblica
amministrazione guidati, ça va sans
dire, dal super burocrate con vista sul Colosseo Filippo Patroni
Griffi (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/26/filippo-patroni-griffi-la-casa-vista-colosseo-e-un-affare-da-623mila-euro/790786/).
C’è ben poco da ridere nell’essere suddito di Letta e
Patroni Griffi, ma anche di Napolitano, il quale mi sembra aver perso di vista
lui pure la gravità della situazione e non saper trovare il coraggio per dare
vero impulso al cambiamento necessario per il Paese.
Nel suo discorso di fine anno, ad esempio, quando ha citato
la lettera del dipendente pubblico che lamentava l’impossibilità, con il suo
modesto stipendio, di far fronte congiuntamente alle tasse e ai costi di
mantenimento dei figli, il Presidente della Repubblica si è ben guardato
dall’impegnarsi a far sì che, finalmente, si riportino a dimensioni ragionevoli
(ed eque) le retribuzioni (e le pensioni) di alcuni dipendenti o organi dello
Stato (Capo della Polizia, Segretario della Camera dei Deputati, Giudici della
Corte Costituzionale, ecc.).
No, non c’è davvero nulla da ridere… Come si può ridere
quando Letta è così preso dal “fare” il Presidente del Consiglio il più a lungo
possibile (il che non è tirare a campare, ci mancherebbe!) da “distrarsi”
mentre i deputati di tutti i partiti e, forse, anche qualche membro del Governo
infilano nei decreti di fine anno le consuete porcherie clientelari con le quali
favorire parenti, amici ed elettori.
No, non c’è davvero nulla da ridere se il Sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio, sempre Filippo Patroni Griffi, già Presidente di
Sezione del Consiglio di Stato (massimo organo della Giustizia Amministrativa)
non si preoccupa del fatto che la cosiddetta Legge di Stabilità venga
modificata in violazione delle norme che ne regolano la promulgazione e che la
maggior parte dei decreti emanati dal Governo non abbia i requisiti di
“necessità e urgenza” previsti dalla Costituzione.
No, non c’è davvero nulla da ridere nel vivere in un
paese in cui anche alcuni tra i più alti organi dello Stato operano senza
rispettare la legge.
No, non ho proprio nessuna voglia di ridere, però… però,
voglio provarci.
Intendiamoci: la richiesta dei Pubblici Ministeri non è una
condanna, aspettiamo la sentenza di primo grado e poi, eventualmente, quelle
dei livelli successivi di giudizio.
Io, però, non posso evitare di ricordare quel che disse
Scajola il giorno in cui dette le dimissioni da Ministro: http://video.corriere.it/scajola-mi-dimetto-devo-difendermi/ce18e636-5769-11df-8ce3-00144f02aabe.
E questo video, lo ammetto, mi fa ridere. Scajola è l’archetipo
del ridicolo (http://www.treccani.it/vocabolario/ridicolo/).
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