Delle piccole cose (leggesi meschinerie) della politica
italiana ne ho avuto abbastanza e ne avrete avuto abbastanza anche voi tre.
Ieri mi sono preso e vi ho dato un giorno di riposo. Oggi scrivo nuovamente,
ma, lo prometto, non ci sarà spazio per i nostri mediocri politicanti. O, al
massimo, faranno capolino qua e là, da comprimari.
Prevarranno i temi dell’economia e della finanza.
Il primo tema è la “questione greca”, che a mio avviso ormai è (scusate la banalizzazione, ma ci sta tutta) una minestra riscaldata anche troppe volte e da cuochi piuttosto incompetenti, tant’è che il tempo passa inesorabile senza che si veda una soluzione credibile e il costo dell’eventuale operazione di salvataggio di Atene cresce sia per i paesi che si dovranno sobbarcare delle perdite sui debiti greci sia per la popolazione greca, destinata a maggiori sacrifici. C’è stato un plateale dilettantismo da parte di Tsipras e Varoufakis, ma anche da parte degli altri governanti europei. E, come sottolineava correttamente Adriana Cerretelli su Il Sole 24 Ore di sabato, si stanno demolendo progressivamente le fondamenta dell’Europa unita, con i rischi che ciò comporta: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-03-21/l-anomalia-greca-e-direttorio-plastica-104129.shtml?uuid=AB1K22CD&fromSearch.
Buona stampa. Con simili politici (uomini e donne) il sogno
europeo rischia di trasformarsi in un incubo, anche perché l’alternativa, come
spiega LaVoce.info analizzando il programma economico del Front National
francese, è a dir poco preoccupante. L’articolo è di Andrea Goldstein: http://www.lavoce.info/archives/33899/le-conseguenze-economiche-di-madame-le-pen/.
Buona stampa. I politici, non solo i nostri, mi fanno
pensare a certi pescatori: all’amo hanno preso una sardina, che all’osteria diventa
un tonno. Promesse su promesse, quasi sempre irrealizzabili, solo per vincere
le elezioni. Tanto gli elettori dimenticano. O non s’informano neppure. O
s’informano male. O, tutt’altro che infrequente, li informano male! Il caso
greco è esemplare: Tsipras e Varoufakis hanno illuso i loro concittadini di
poter invertire radicalmente la rotta delle riforme necessarie per rimettere in
ordine i conti. Se ciò accadrà, sarà in misura trascurabile. E stanno trattando
con l’Europa (nel pessimo modo di cui parla Cerretelli) soprattutto per salvare
la faccia.
Non facciamoci, però, illusioni: di gente che fa troppe promesse
inattuabili abbiamo abbondanza anche in Italia. E anche di gente che prospetta
soluzioni economiche totalmente impraticabili, che sarebbero disastrose per il
Paese e per tutti noi.
Come ricordavo domenica, abbiamo avuto una buona sequenza di
governanti men che mediocri, incapaci soprattutto di definire le linee di una
corretta politica industriale, in grado di eliminare tutte le distorsioni che
impedivano e tuttora impediscono la crescita del nostro tessuto imprenditoriale
e della capacità competitiva di molte aziende italiane. Non lo dico soltanto
io. Oltre a innumerevoli economisti, lo dice, in un’intervista al Corriere della Sera di oggi, anche Marco
Tronchetti Provera, capo della Pirelli e artefice dell’operazione con la quale
la ChemChina diventerà azionista di maggioranza dell'azienda di
pneumatici: http://www.corriere.it/economia/15_marzo_24/chemchina-rendera-pirelli-globale-l-italia-deve-attrarre-investimenti-e68a5466-d1e9-11e4-a943-de038070435c.shtml.
Buona stampa. Tronchetti Provera ha ragione quando lamenta
le mancanze della classe politica, tuttavia, come molte persone, ricorda solo
una parte della storia, quella che più gli aggrada. L’industria italiana (in
particolare quella di grandi dimensioni) non è che evitasse i politici come la
peste… C’è tutta una storia di comportamenti che, se non conniventi, possono
considerarsi di reciproco favore.
Se poi guardiamo al tipo di capitalismo che si è sviluppato
in Italia nella seconda metà del secolo scorso, che giustamente viene definito
capitalismo di relazione, allora viene spontaneo osservare come un consistente
numero di grandi imprenditori abbia molto spesso dedicato tempo e risorse ai
salotti buoni piuttosto che alle proprie aziende. E Tronchetti Provera era tra questi.
Oggi le cose, per fortuna, stanno un po’ cambiando. Certi
intrecci si vanno sciogliendo e certe istituzioni bancarie hanno iniziato a
vendere i pacchetti azionari acquistati nel passato, quando, appunto, prevaleva
quel modello capitalistico.
Ci vorrà, tuttavia, non poco tempo perché il cambiamento sia
consistente e perché si possa sperare nell’affermazione di un modello diverso.
Un modello che potrebbe, e sarebbe anche questo un tardivo, ma opportuno
risultato positivo, dare il ruolo adeguato al mercato finanziario, facendo
della Borsa italiana un luogo capace di attrarre risparmio come accade negli
altri paesi. E questo (credetemi sulla parola perché spiegarlo richiede troppo tempo)
farebbe bene, molto bene, sia alle imprese che ai risparmiatori italiani. I
quali non hanno mai potuto contare su opportunità di investimento paragonabili
a quelle offerte da paesi con mercati finanziari evoluti, però hanno finito, sbagliando, per
investire molto di più degli altri proprio nei titoli azionari della loro nazione. Di
questo, però, lascio che sia il mio amico Roberto Plaja a parlarvi, perché lo fa meglio di me:
Chiudiamo, come di consueto, con la musica. Oggi torno alla musica classica. E lo faccio soprattutto per un motivo: festeggiare il compleanno di un membro della mia famiglia. Auguri Tommaso! Ecco il Trio Malipiero (http://www.triomalipiero.it/) eseguire il Trio Op. 87 di Johannes Brahms.
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