domenica 1 marzo 2015

Un cittadino comune certo, che si batteva contro un tiranno


Il Financial Times ieri ha dedicato un articolo molto bello a Boris Nemtsov (o Nemzov nella grafia dei giornali italiani): http://www.ft.com/intl/cms/s/2/57ef1530-bf41-11e4-99f8-00144feab7de.html#axzz3T8uehv00.
Buona stampa.
Buona stampa.
Ha ragione Toscano nel sottolineare che la morte di Nemzov è, come altre morti e altri eventi, frutto dell’incapacità della Russia di percorrere il cammino dal regime sovietico alla democrazia. E, tuttavia, è difficile non osservare che c’è una ragione per cui quel processo non si è realizzato. Una ragione che ha un nome e un cognome: Vladimir Putin.
Non mi stancherò di ribadire quanto sia pericoloso il delirio di onnipotenza di un uomo che si è formato occupandosi delle “vite degli altri” e dando istruzioni al Ministero della Sicurezza Nazionale della DDR, noto come Stasi, l’organizzazione che svolgeva i lavori più sporchi per conto del KGB.
Riprendo una frase molto significativa dell’articolo del Financial Times: Ever since he was elected in 2000 on the promise to crack down on criminality and enforce a “dictatorship of the law”, Putin has singularly failed to uphold the effective rule of law.
Della legge, se mai davvero ne avesse avuto rispetto, Putin ormai da tempo non si preoccupa minimamente.
Per la battaglia quotidiana dalla parte della musica, oggi ci concediamo un altro blues. Ascoltiamo Muddy Waters che interpreta Feel Like Going Home, un classico.


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