In queste prime ore di domenica attirerei la vostra
attenzione su un fatto di cronaca quasi spicciola, che, però, mi pare offrire
almeno un paio di spunti di riflessione. Si tratta del licenziamento per scarso
rendimento di un docente di una scuola di Montebelluna, in provincia di
Treviso. Prendiamo il resoconto dal Corriere della Sera di ieri: http://www.corriere.it/scuola/secondaria/15_marzo_07/prof-licenziato-scarso-rendimento-preside-cosi-tutelo-studenti-cd914190-c4a6-11e4-ab5e-6baf131e67e8.shtml.
Buona stampa. Anche se si tratta di cronaca. Non si può
certo dire che simili fatti si verifichino spesso nel nostro Paese, mi sarei
aspettato di ritrovare la notizia anche altrove. Invece sembra che solo il
Corriere abbia voluto occuparsene. Veniamo ai temi che volevo considerare.
Il primo è l’atteggiamento della sindacalista della CGIL, Marta
Viotto. Riporto le sue parole pari pari: “Questo
sistema mi spaventa perché attiva un clima di sfiducia, di tensione, di paura.
E mi spaventa che il preside dica che ha avuto coraggio e che la gente si
complimenti con lui”.
La Signora Viotto si preoccupa del clima di sfiducia,
tensione e paura. Io mi chiedo: per chi? Per i professori che fanno il loro
dovere e che si trovano accanto colleghi che non lo fanno e non vengono sanzionati?
I professori che fanno il loro dovere non interessano alla Signora Viotto,
perché, altrimenti, si direbbe triste per il licenziato, ma esprimerebbe sollievo
per la maggioranza dei volonterosi, il cui lavoro trova in questo modo un
apprezzamento indiretto. La
Signora Viotto rappresenta una delle peggiori malattie del nostro Paese: la
difesa dell’impunità, della pretesa di non essere mai chiamati a rispondere
delle proprie azioni, di sfuggire le proprie responsabilità.
Una malattia che, purtroppo, è particolarmente diffusa tra i
dipendenti pubblici e trova alimento nell’atteggiamento (mi rifiuto di
chiamarla cultura) del sindacato, che, chissà perché?, ha sempre difeso chi non
faceva il proprio dovere, aiutato in questo da norme che solo in Italia si è
avuto il coraggio di introdurre.
Il secondo punto riguarda i genitori. Mi sta bene che
sostengano la decisione del preside che ha deciso il licenziamento. Non
dimentico, però, che ci sono genitori che criticano (e non di rado vanno anche oltre) i professori quando
valutano negativamente i loro figli, mettendo in discussione un principio
gerarchico essenziale. Merito e disciplina non sono concetti elastici, che
possono essere applicati come piace o come fa comodo.
E riprendiamo la guerra a chi è contro la civiltà. Sono in
debito, molto in debito, con la musica classica. Inizio a colmare il “buco”. Un
pezzo tratto da un’opera, ma senza canto. Una scelta facile per certi versi: l’Intermezzo dalla Cavalleria
Rusticana di Mascagni, un brano bellissimo e struggente. Riccardo Muti dirige l'Orchestra Sinfonica del Teatro Comunale di Bologna al Festival di Ravenna del 1996.
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