L’argomento di attualità sarebbe il tentativo compiuto da
Merkel e Hollande per porre fine al conflitto che da mesi si protrae in Ucraina.
Apparentemente non hanno ottenuto grandi risultati, ma preferisco non
sbilanciarmi e così, invece di parlare di questo tema, mi dedico a questioni
strettamente italiane.
Cominciamo dal commento di Gramellini all’ennesima prova di
stile da parte del tizio decrepito. Ecco il Buongiorno del 4 Febbraio: http://www.lastampa.it/2015/02/04/cultura/opinioni/buongiorno/la-lupara-di-silvio-QP3NYvEilGkQgQxeF1wavO/pagina.html.
Buona stampa. Oltre che di stile, a me pare che il tizio
decrepito abbia ormai provato d’essere privo anche di senso dell’umorismo. Le
sue barzellette e le sue battute fanno ridere lui e i suoi lacchè. Un pubblico
mediocre, direi.
Lui racconta storielle stupide e ci ride su, ma sugli affari
di famiglia non si sogna di ridere, come dimostra la vicenda del canone sulle
frequenze televisive che sta causando un certo scompiglio. Vi propongo la
ricostruzione di Lettera 43: http://www.lettera43.it/politica/frequenze-tivu-tensione-governo-forza-italia_43675157259.htm.
Cronaca. Alla quale aggiungerei il commento di Aldo Grasso
sul Corriere di oggi, cui è stato dato lo spazio dell’articolo di fondo (non
credo sia un fatto casuale, anche se il quotidiano milanese non è propriamente
così saldamente governato). Questo il link: http://www.corriere.it/editoriali/15_febbraio_07/frequenti-sospetti-televisivi-7f91092c-aea2-11e4-99b7-9c6efa2c2dde.shtml.
Buona stampa. Grasso ha ragione. E’ arrivato il momento di
sciogliere il nodo costituito da un sistema televisivo edificato, permettetemi
un gioco di parole, su una convergenza di interessi: quelli del tizio decrepito
ad accrescere ricavi e utili dell’azienda di famiglia e quelli dei partiti
politici di possedere un carrozzone, la RAI, che dia spazio alle loro
chiacchiere e che consenta loro di collocare un po’ di amici. Anche Renzi, che
cinguetta della crisi dei talk show,
al dunque trova sempre modo di mandare qualcuno dei suoi più fedeli
collaboratori. Saranno in crisi, ma meglio farsi sentire…
Lettera 43 concede parecchio spazio alle questioni
riguardanti i mezzi di comunicazione e avevo letto diversi articoli
interessanti sulla RAI. Uno in particolare torna buono oggi, lo trovate qui: http://www.lettera43.it/esclusive/rai-la-casta-dei-46-direttori_43675156248.htm.
Buona stampa. La mia ricetta: il sistema radiotelevisivo
deve ricevere una formidabile iniezione di concorrenza, questo significa che i
tre colossi attualmente presenti, sia pure su piattaforme diverse (digitale
terrestre e satellitare) devono essere messi a dieta ferrea e affiancati da
altri operatori (già ce ne sono alcuni, si tratta di eliminare le barriere al
loro rafforzamento e all’ingresso di nuovi). E la RAI, in particolare, come
destinataria del canone, dovrebbe svolgere il ruolo di un vero servizio
pubblico.
Certo, sarebbe tutto più facile se negli ultimi vent’anni,
proprio per la convergenza d’interessi di cui ho detto, non si fosse rallentato
in ogni modo il diffondersi di tecnologie che avrebbero favorito la
competizione con altre aziende d’informazione. L’arretratezza delle nostre
linee telefoniche, ad esempio, non consente lo sviluppo delle televisioni via
cavo che, altrove, sono importanti protagoniste del mercato.
Mi rendo conto di avere una posizione piuttosto estremista,
ma credo che il problema si risolva soltanto in maniera radicale. A ogni buon
conto, anticipo io stesso una delle obiezioni possibili: anche se avessimo
creato condizioni più favorevoli alla concorrenza, difficilmente si sarebbe sviluppato
un mercato televisivo con un ampio numero di operatori. Ad esempio, quella che
era TeleMontecarlo e oggi è la 7 in mano a Cairo, non ha mai potuto né voluto
diventare qualcosa di più di una presenza marginale. Considerando poi la
qualità dei nostri grandi editori, hai voglia a immaginare investimenti per
creare reti televisive alternative… Giusto, ma con la volontà politica di
lasciare inalterato l’oligopolio, si è scoraggiata ogni iniziativa.
A proposito di editori di quotidiani, ancora da Lettera 43,
vi propongo un articolo che descrive la situazione in cui versa RCS, editore
del Corriere che, nonostante tutto, resta il principale quotidiano del Paese: http://www.lettera43.it/economia/media/corriere-della-sera-tutti-contro-la-fiat_43675157278.htm.
Buona stampa. Adesso, almeno a parole, le banche si
vorrebbero chiamare fuori, per anni, tuttavia, si sono servite del Corriere
esattamente come i politici si sono serviti della RAI: era un buon altoparlante
e faceva comodo per piazzare amici.
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