Ho già detto cosa penso dell’andirivieni dei parlamentari da
un partito all’altro. Venerdì, sul Sole 24 Ore c’era un articolo di Manuela
Perrone che offriva una contabilità del fenomeno, una lettura svelta e intrigante:
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-02-06/il-parlamento-trasformista-due-anni-quasi-200-cambi-casacca-170333.shtml?uuid=ABV4kaqC.
Buona stampa. Tenersi aggiornati non sarà facile: il via vai
continuerà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi e, forse, i movimenti
più convulsi non li abbiamo visti.
Il fenomeno non mi piace e mi sembra confermare la cattiva
qualità dei nostri parlamentari, molti dei quali si mostrano animati solo da un
formidabile opportunismo. Non sono, però, d’accordo con Matteo Salvini, il
quale proclama la guerra ai transfughi (http://www.ilsudconsalvini.org/matteo-salvini-skytg24-vietiamo-per-legge-il-trasformismo-io-sto-con-putin/)
addirittura prospettando una legge che preveda le dimissioni per chi volesse passare
da un partito all’altro. In realtà, faccio fatica a essere d’accordo con
Salvini su tutto, salvo in fatto di donne…
Il problema non si risolve introducendo leggi che vietino il
cambiamento di partito. Anche a voler ignorare che l’assenza di vincolo di
mandato è una garanzia per l’indipendenza del parlamentare, il cambio di
casacca in qualche caso ci può stare perché pure i partiti non sono immutabili,
al contrario, e qualche parlamentare si può trovare a dover sostenere posizioni
che non condivide. E lasciamo perdere la gestione del M5S da parte del famoso
duo psiconano+barba-Mediaset e Ca((zz)sal)eggio, che sono piuttosto bravi a
cambiare idea (forse perché, a ben vedere, di idee non ne hanno) e a imporre la propria
volontà ai deputati e senatori, con una tolleranza del dissenso che fa pensare
alla Santa Inquisizione o a Michail Andreevič Suslov.
Il problema sta nella selezione dei parlamentari: se i
partiti la svolgessero con criteri diversi, forse ci sarebbero deputati e
senatori davvero impegnati nel proprio compito e non nel soddisfare i propri
interessi.
E poi son curioso di vedere Salvini cosa farà se, come si
mormora, Barbara Saltamartini chiederà asilo alla Lega? Voglio proprio vedere
se la manda via…
Ho scritto anche troppo, sull’argomento c’è un bel pezzo sul
Corriere della Sera di oggi, firmato da Giovanni Belardelli. Non è disponibile
on line, quindi l’ho acquisito con lo scanner.
Buona stampa. Passiamo oltre, ma non tanto.
Veniamo ai costi della politica. Sul Corriere di oggi,
Sergio Rizzo racconta quale grama sorte sia stata riservata ad alcuni
“trombati” del PD. Ecco il link: http://www.corriere.it/politica/15_febbraio_08/enti-fondazioni-authority-collocamento-non-rieletti-pd-parlamentari-f9433bf4-af61-11e4-bc0d-ad35c6a1f8f9.shtml.
Buona stampa. Letto questo pezzo mi chiedo se c’è ancora
qualcuno che non capisce perché Cottarelli ha dovuto lasciare il proprio incarico
di Commissario alla revisione della spesa (io, che sono uno zoticone, la chiamo
sempre così e non spending review).
Nessuno, nel PD, ma anche in tutti gli altri partiti, ha realmente intenzione
di chiudere i tanti rubinetti in cui fluisce denaro pubblico. Ci sono
“trombati” ovunque e la stessa logica del partito di maggioranza la ritroviamo
negli altri. Il tizio decrepito, bisogna riconoscerne la scaltrezza, ha fatto
anche di più, ha fatto eleggere qua e là persone il cui costo preferiva
dividere con noi… Farceli pagare prima ancora che fossero “trombati”, che
lungimiranza!
Veniamo all’Ucraina, che è argomento assai più serio delle
meschinità della nostra classe politica. La situazione è sempre molto
preoccupante, sebbene continui qualche forma di trattativa tra Europa, Usa e
Russia. Caratterialmente non sono incline all’ottimismo e, in questo caso, lo
sono anche meno del solito. Checché ne pensino Marine Le Pen, Matteo Salvini e
il tizio decrepito, Valdimir Putin è un interlocutore tutt’altro che
affidabile. Uno che ha servito per anni nel KGB resta una persona alla quale è
estranea ogni forma di moderazione, capace di passare sopra qualsiasi cosa pur
di raggiungere i propri obiettivi. Putin è culturalmente portato ad affrontare
le vertenze internazionali con la logica del conflitto, non con quella della composizione.
E, da mediocre politico che ha costruito un sistema di potere a dir poco
torbido e che si è ficcato in un vicolo cieco, non c’è da stupirsi che faccia
appello al nazionalismo e sfrutti la politica estera per gettare fumo negli
occhi dei suoi concittadini.
Considero altamente improbabile che Putin voglia e possa
fare passi indietro rispetto alla strada intrapresa con l’annessione della
Crimea.
Buona notte e buona fortuna.
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