E’ ovvio e doveroso provare solidarietà per il Ministro degli Esteri
Paolo Gentiloni, che ha attirato su di sé le minacce dei fanatici criminali
dell’Isis solo perché ha additato il pericolo costituito dai successi dei
seguaci del sedicente califfato in Libia. E, tuttavia, non riesco a non pensare
che, forse, Gentiloni ha parlato troppo e troppo presto.
Ci mancherebbe che il diffondersi del fanatismo islamico a
poche centinaia di chilometri dalle nostre coste non fosse motivo di
preoccupazione e, da parte di politici adeguati, non comportasse la
predisposizione di tutte le misure necessarie per evitare il peggio. Il mio
dubbio è che né Gentiloni né nessun altro, a Roma come a Bruxelles come a
Berlino e, men che meno, a Parigi, sappia da che parte cominciare e che, se mai
lo sapesse, sarebbe in grado di proporre soluzioni realistiche.
Evocare un intervento sotto l’egida dell’Onu è, coi tempi
che corrono, programmazione a lungo termine e, come diceva Keynes, nel lungo
termine saremo tutti morti. Ammesso e non concesso che, nel Consiglio di
Sicurezza, Cina e Russia decidessero di non porre il veto… E che fosse
possibile convincere qualche nazione a fornire le truppe necessarie a fronte di
qualche mercede.
E anche a voler essere ottimista e ipotizzare che l’Onu
decidesse per una missione dei Caschi blu nel volgere di pochi giorni, che
genere di missione sarebbe?
Temo che non si sappia di cosa stiamo parlando.
Abbiamo voglia di inviare droni e bombardieri e i soldati di
chissà quale Stato per fermare il diffondersi delle milizie che, giorno dopo
giorno, conquistano terreno dall’Algeria all’Iraq, dall’Egitto al Kenya.
Immagino che Sergio Romano suggerirà di chiedere a Putin
d’inviare i reduci russi di Donetsk per riconquistare Sirte o di chiedere a
Khamenei di prestarci qualche migliaio di Pasdaran per evitare che i vessilli
neri dell’Isis sventolino anche a Misurata o a Erdogan di distogliere soldati
dai territori curdi per spedirli in Tripolitania. Dubito che l’idea abbia
qualche probabilità di successo. E mi pare persino più difficile che Gentiloni
o Salvini propongano al Presidente della Repubblica Mattarella di rimangiarsi
l’abolizione della leva obbligatoria per arruolare decine di migliaia di
giovani italiani da spedire con decine di migliaia di colleghi francesi e
tedeschi, belgi e danesi, spagnoli e ungheresi a combattere sulle sabbie del
Nord Africa e del Medio Oriente, con le ovvie conseguenze che ciò avrebbe sul reclutamento da parte dell'Isis e delle altre formazioni dell'integralismo islamico.
Perché è di questo che si deve parlare. Oppure è meglio
tacere.
Buona notte e buona fortuna.
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