Parto difficile, ma, infine, sono stati resi pubblici i dati
relativi ai redditi dei membri del governo. Mi sono guardato bene dall’andare a
vederli. Quand’ero piccolo, mi hanno insegnato a non guardare nel piatto degli
altri… Il problema, a mio modesto avviso, non sta tanto nelle somme che Monti
& Co. guadagnavano prima di diventare ministri o sottosegretari. Contano le
relazioni e i patrimoni che hanno portato con sé, gli elementi, cioè, capaci di
indurli a prendere, anche inconsapevolmente, decisioni che potrebbero scostarsi
dal cammino dell’interesse generale e dell’equità. E conta anche quello che
guadagneranno dopo aver lasciato il governo. E non parlo di quanto potrebbero
essere pagati come conferenzieri… Ad ogni modo, sono ben contento che anche il
nostro paese s’incammini sulla strada di una maggiore trasparenza e mi auguro vivamente
di vedere il passo farsi molto svelto.
Se siete curiosi di leggere i numeri, credo che tutti i siti
dei quotidiani pubblichino i dati e i link utili. Fate un po’ di fatica voi.
Vorrei dedicare qualche riga al Corriere della Sera. Ancora
non ho digerito quel pessimo articolo di Sergio Romano di cui vi ho parlato
domenica e probabilmente ci tornerò sopra, giusto per annoiarvi un po’. Quando
mi tocca leggere pezzi come quello sul quotidiano che fa parte di quasi tutti i
miei giorni da quasi quarant’anni (sic), davvero non riesco a evitare di
imbestialirmi e sono tentato di non comperarlo più. Poi questa mattina arrivo
dalla mia amica Lella, prendo i miei giornali, pago, torno a casa e… e c’è un
Panebianco impeccabile (http://www.corriere.it/editoriali/12_febbraio_21/panebianco-crisi-pd-pdl_a3f73114-5c53-11e1-beff-3dad6e87678a.shtml)
e c’è un Rizzo (mastino mordace) puntiglioso (http://www.corriere.it/economia/12_febbraio_21/buste-paga-manager-pubblici-rizzo_238d07b6-5c5c-11e1-beff-3dad6e87678a.shtml)
e c’è altro, di cui magari parleremo in seguito.
Buona stampa.
Passa la rabbia, almeno fino al prossimo articolo di Romano
o di Ostellino o di Cazzullo.
Mala stampa ad honorem.
L’articolo di Rizzo mi spinge a fare qualche considerazione.
Condivido il timore del Presidente del Consiglio riguardo al fatto che, ponendo
dei limiti alle retribuzioni dei dipendenti della Pubblica Amministrazione e
delle società non quotate in Borsa controllate dallo Stato, si rischi di non
riuscire a trovare persone di qualità per posizioni importantissime. Non tutti
i tagli si possono fare con una sciabola. Forse un po’ di gradualità potrebbe
essere utile. Ci sono posizioni che hanno impatti ben diversi sul bilancio
pubblico e che, penso, dovrebbero trovare un riconoscimento adeguato. Quello
che, francamente, mi piace molto meno (e vorrei non vedere più) sono certi
passaggi un po’ strani, come, ad esempio, quelli di sindacalisti diventati
presidenti o amministratori delle medesime società pubbliche nelle quali hanno
svolto la loro attività di rappresentanza dei lavoratori.
E meno ancora mi piace che a molti di questi signori venga
garantita spesso una buonuscita assolutamente incongruente con i risultati
prodotti.
E’ un tema complicato, sul quale dobbiamo riflettere con
moderazione, senza esasperazioni. Un manager che risana un’azienda pubblica e
fa guadagnare o risparmiare allo Stato somme multiple del suo stipendio, per
dire, magari si merita più dei fatidici 300.000,00 euro.
Pensiamoci.
Nessun commento:
Posta un commento