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giovedì 1 novembre 2012

Spazzateli via!


Beppe Grillo propone Antonio Di Pietro per la Presidenza della Repubblica. Di fronte a questo, spero, anche i più radicali sostenitori del comico politico capiranno che, per l’appunto, di comico (anzi, meglio, di ridicolo) si tratta. Si è sbrodolato addosso fino a ieri che il suo movimento seleziona soltanto persone dal curriculum senza la più piccola macchia e propone per la più alta carica dello Stato un tale che persino nel suo partito non viene più considerato degno di fiducia. Niente male come rinnovamento. Non sarà che Grillo sta cominciando, come un Casini qualunque, a cercare appoggi per il futuro?
Buona stampa. E’ una disgustosa società di mutuo soccorso questa tra la brutta gente che aspira a governare: monatti che si raccattano l’un l’altro con la speranza di guadagnare qualche frazione di punto percentuale di quei pochi elettori che faranno la croce su un simbolo. E se ne fregano senza ritegno del fatto che la maggioranza degli italiani non ne vogliano sapere di loro, che siano Grillo, Di Pietro, Berlusconi, Bersani, D’Alema, Fini, Casini, Tremonti o chiunque altro vi venga in mente.
Eccolo il nuovo che avanza: puzza di marcio più del vecchio!
Ho pensato a lungo a un brano musicale che si prestasse a chiudere questo post nel quale, credo, s’intuisce la difficoltà a frenare il mio sdegno. Ne avrei scelti due, entrambi, però, non propriamente adatti: uno perché evoca immagini di una grandiosità (il Giudizio di Dio) che quei figuri non meritano, l’altro perché, quasi esattamente all’opposto, nasce da circostanze intime e familiari, quindi esprime, almeno inizialmente, una rabbia individuale e non collettiva. La musica, tuttavia, mi sembra trascendere le circostanze per le quali o nelle quali è stata composta.
E quindi vi propongo il Dies Irae di Mozart, nella versione dell’orchestra e del coro della Radio Bavarese diretti da Leonard Bernstein,


e The End di The Doors, nella quale, nel tempo, lo stesso Jim Morrison ha inteso esprimere ben più dei propri sentimenti per la fine di un rapporto amoroso (http://en.wikipedia.org/wiki/The_End_%28The_Doors_song%29).


Un’osservazione personale, o in parte personale: sulla soglia dei cinquantacinque anni non posso smettere di apprezzare la rabbia giovanile, il furore ansioso di Mozart e Jim Morrison. Questo Paese ha un estremo bisogno di sentimenti come i loro per spazzare via anche la(e) generazione(i) successiva(e) alla mia. Voglio illudermi, anche se non ho molti motivi per farlo, che i ragazzi italiani abbiano l’intelligenza, la cultura e l’altruismo indispensabili per dirigere adeguatamente la propria rabbia.
Buona notte e buona fortuna.

mercoledì 3 ottobre 2012

Duecento milioni di lire


Negli anni di Tangentopoli, la vicenda EniMont venne definita, parafrasando la sventurata definizione di Saddam Hussein, la “madre di tutte le tangenti”.
Ho l’impressione che si trattasse di una definizione esagerata, una di quelle invenzioni magari felici sotto il profilo lessicale, ma poco convincenti dal punto di vista fattuale. Non c’è, tuttavia, dubbio sulla quantità davvero imponente di denaro che venne distribuita per portare a compimento la fusione, temporanea, tra la “chimica di Stato” e la “chimica privata” e per determinare a chi spettasse il controllo quando si celebrò il divorzio (se all’Eni delle Partecipazioni Statali o alla Montedison di Ferruzzi).
Ricorderete anche voi, immagino, le dirette televisive del processo in cui si celebrò l’ascesa all’Olimpo di Di Pietro e la discesa agli Inferi di personaggi che erano stati colonne portanti del potere politico tra gli anni 80 e i primi anni 90 (alcuni anche successivamente): Craxi, Forlani, La Malfa, Altissimo, Bossi, giusto per citare alcuni dei più noti.
Quelle dirette televisive, che alimentavano una sorta di tifo piuttosto fuori luogo, in realtà erano la rappresentazione peggiore di quel che stava avvenendo, ossia uno schiamazzo che distraeva dal comprendere e valutare le implicazioni di Tangentopoli e le reazioni scomposte della politica, che di fatto gettò le premesse per una redistribuzione del potere tra Legislativo e Giudiziario, sicuramente distorta, della quale stiamo ancora pagando le conseguenze (con il brillante contributo dei politici e dei magistrati venuti dopo quelli di allora).
Le stesse dirette televisive impedivano, gettando benzina sul fuoco dell’animosità popolare e dell’ansia di giustizia anche sommaria, di scorgere i costi umani di un’azione giudiziaria che troppo spesso ignorava principi che avrebbero dovuto essere intoccabili in un paese democratico moderno, quello che si chiama uno Stato di Diritto.
Ancora non abbiamo riflettuto abbastanza bene su quel che Tangentopoli ha rappresentato vuoi perché quei fatti dispiegano profonde conseguenze sull’attualità vuoi perché da quelle vicende, paradossalmente, non è scaturita una migliore classe politica, anzi, al contrario, se n’è formata una la cui avidità è di un ordine di grandezza infinitamente superiore rispetto a quella della classe politica che l’ha preceduta.
Giova ricordare che Giorgio La Malfa, Renato Altissimo e Umberto Bossi, per esempio, finirono nel processo di Tangentopoli per aver ricevuto dal Gruppo Ferruzzi poche centinaia di milioni di lire, somme che furono destinate ai partiti di cui erano responsabili e non certamente all’acquisto di case o a cene sontuose.
Se ricordo bene, la tangente per tutti e tre era stata di 200 milioni di lire. Non vado a verificare, non ha molta importanza per il ragionamento: quello su cui voglio attirare la vostra attenzione è che 200 milioni di lire del 1990 corrispondono a circa 175.000 euro del 2012, forse meno che più (anche su questo, concedetemi di non fare controlli: se sbaglio, sbaglio di poche migliaia di euro). Stiamo, dunque, parlando di signori che nel 1990, quando Raul Gardini cercò di comprare il loro sostegno alla sua operazione di acquisto di EniMont, si “fecero dare” per il partito che guidavano circa un decimo di quanto la Magistratura ritiene che abbia sottratto Fiorito ai conti del gruppo consiliare del Lazio del Pdl. O, se preferite, una frazione ancor più esigua delle somme, ancora non determinate con chiarezza, sottratte da Lusi alle casse della Margherita, il famoso partito che non c’è più, ma che noi manteniamo.
Ecco. Tutto qui. Oggi non vi parlo di giornali, volevo soltanto proporvi qualche argomento di riflessione.
E per aiutarvi a riflettere meglio, come succede spesso, cerco di consigliarvi delle buone note.
Per non dilungarmi, scelgo un musicista di cui vi ho già parlato un po’, così da limitarmi al titolo del brano e dell’album: Keith Jarrett. Questo straordinario pianista soffre della sindrome di stanchezza cronica, una grave malattia che, nel momento peggiore, gli impedì a lungo di lavorare. Quando, infine, si riprese, Jarrett registrò un album da solo, utilizzando la sala di registrazione che ha nella propria casa. L’album s’intitola The melody at night with you e, ovviamente, a me piace tantissimo. Il brano che vi suggerisco è I Loves you Porgy che già vi ho fatto ascoltare nella versione di Nina Simone. Due interpretazioni diversissime, ma tutte e due rasentano la perfezione, incantevoli.


lunedì 17 settembre 2012

Niente musica, purtroppo. Stasera brutta gente


La vicenda della Regione Lazio, dalla quale il sistema dei partiti ha drenato (e sperperato) somme in misura proporzionalmente persino superiore a quella, certo non modesta, che drena dai due rami del Parlamento nazionale, dimostra una volta di più quanto sia diffuso e profondo il malcostume (eufemismo) politico nel nostro Paese. E pone in evidenza, ancor più drammaticamente, la necessità di un vero ricambio della classe dirigente.
Vediamo qualche articolo di cronaca, giusto per mettere a fuoco una storia che, se non rivelasse un ulteriore caso d'inammissibile dilapidazione di denaro pubblico, potrebbe anche far sorridere vista la qualità di alcuni dei personaggi che ha portato alla ribalta.
Cominciamo da Fabrizio Roncone, sul Corriere della Sera di oggi, che non rinuncia alla consueta ironia nel disegnare i ritratti di alcuni dei personaggi coinvolti, in particolare Fiorito: http://roma.corriere.it/roma/notizie/politica/12_settembre_17/er-batman-fiorito-pdl-lazio-2111847594778.shtml.
Buona stampa.
Buona stampa. Anche se si tratta di cronaca, ma è quel tipo di cronaca di cui abbiamo bisogno, perché di queste cose si deve parlare il più possibile. La stampa, per quanto modesta possa essere quella italiana (e io penso che sia piuttosto modesta), è la sola vera difesa di uno stato democratico dall’invasione del malaffare e dalle distorsioni della democrazia che ne derivano, ivi compresa l’ondata dell’antipolitica, che certo non aiuta a selezionare una migliore classe dirigente.
Per terminare la segnalazione di contributi giornalistici degni di attenzione, ecco il video de Il Punto di Stefano Folli per il Sole 24 Ore on line, equilibrato e razionale come al solito: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-09-17/caso-fiorito-polverini-minaccia-155726.shtml?video&uuid=Ab5dqAfG&mccorr=AbF9MBfG.
Buona stampa. Che, intendiamoci, difficilmente riuscirà a far cambiare le cose.
Giusto per capirci. Ieri abbiamo parlato della “resurrezione” politica di Berlusconi, il quale ha cantato la solita vecchia canzone. Sempre ieri, a Firenze, nel corso di un dibattito tra Veltroni e Renzi, il primo ha continuato a rifarsi ai presunti valori del passato del Pd (http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/politica/2012/17-settembre-2012/veltroni-renzi-confronto-primarie-io-non-mi-schiero-2111849009223.shtml), il che, a mio parere, non sembra gran cosa. E che Renzi possa prendere il posto di Monti… beh, non scherziamo, per favore.
Quello che mi preoccupa maggiormente, alla luce di questi comportamenti, è, naturalmente, il futuro. Se la classe dirigente sarà ancora formata da personaggi come Berlusconi e Veltroni, Di Pietro e Cicchitto, Vendola e, perché no?, Grillo, francamente, la vedo particolarmente brutta.
Sempre per evitare equivoci: alcune domande. Vogliamo davvero rimettere il Paese in mano a quelli che hanno scelto o contribuito a scegliere i Lusi, i Belsito, i Fiorito, i Penati e tutti gli altri pessimi figuri di cui dobbiamo leggere le gesta sui giornali? Vogliamo credere alla Signora Polverini, che adesso si straccia le vesti e chiede fermezza, ma fino all’altro giorno non mi pare che strillasse contro lo stuolo di avidi faccendieri che la circondavano? Quei medesimi faccendieri che, presumibilmente, erano stati inseriti nelle liste elettorali dagli stessi personaggi ai quali, difficile che tocchi ad altri, sarà demandato il compito di scegliere i candidati alle prossime elezioni.
Vogliamo forse credere che le direzioni nazionali non sapessero che genere di persone candidavano? Forse che Verdini ignorava le qualità di Fiorito? E Bossi, vogliamo berci la storia che non conoscesse le mediocri doti di Belsito? E il mitico Rutelli, vogliamo dimenticarci di lui? No, di Rutelli proprio non voglio dimenticarmi, soprattutto perché, dopo il naufragio del cosiddetto Terzo Polo, è preoccupato, molto preoccupato: rischia di perdere la poltrona, così si sta dando da fare per ottenere il perdono del Pd, da cui era uscito per fondare Api.
Anticipo io l’obiezione e ammetto che Il Fatto Quotidiano non brilla per equilibrio, ma mi ritrovo abbastanza nel tono di questo articolo: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/15/resti-del-partito-di-rutelli-chiedono-asilo-per-restare-in-parlamento/353501/.
Buona notte e buona fortuna.

sabato 28 luglio 2012

Faccio ancora ammenda


Oggi cerco nuovamente di correggermi, così come ho fatto ieri dedicando spazio al povero Sallusti, che avevo a lungo ingiustamente dimenticato. Davvero continuo a domandarmi come ho potuto far trascorrere settimane senza occuparmi di lui: i suoi editoriali sono capolavori, esempi perfetti di come si tenti di piegare fatti e situazioni per rendere credibile il proprio punto di vista. Impagabile, anche se qualche danno lo fa, pochi vista la tiratura…
Veniamo alle correzioni di oggi. Gian Antonio Stella, quel Bobtail sornione, dedica un articolo al fenomeno dell’abusivismo edilizio, le cui dimensioni sono a dir poco spaventose, tanto da arrivare a situazioni paradossali come quella descritta nel pezzo (http://www.corriere.it/cronache/12_luglio_28/si-vendono-appartamenti-abusivi_d76205b8-d874-11e1-8473-092e303a3cd5.shtml).
Buona stampa.
Ora mi può anche andare giù (non proprio, ma faccio finta) che Berlusconi non si preoccupi di chiedere a Caldoro come mai non abbia fatto nulla in due anni che è alla guida della Campania: in fondo di condoni, come ricorda Stella, Berlusconi ne ha promossi 2 nei dieci anni trascorsi alla Presidenza del Consiglio. Intendo dire che viene il sospetto che a Berlusconi gli abusi edilizi piacciano e che quindi non se ne preoccupi…
Mi piace senz’altro meno che Bersani non senta il bisogno di fare la stessa domanda a Bassolino, che ha guidato per ben più di due anni la Campania. Aggiungerei: purtroppo.
Il punto è che, in Italia, quando si tratta di mettere insieme voti, come dice il Bobtail, nessuno va per il sottile. Il problema è come possiamo fare per spazzare via questa classe politica. Non saranno certo di Pietro e Grillo e Ri-Berlusconi a cambiare le cose. Specie se non si modifica il sistema elettorale. E guarda caso, su questo, non si arriva mai al dunque.
Ammetto di aver trascurato anche Sergio Rizzo, l’altro Mastino, del quale oggi c’è un ottimo articolo sul Corriere, ma il pezzo non è disponibile on line. Vi terrò aggiornati.
Siccome nel suo pezzo Rizzo cita Formigoni e, come sapete, io ho una particolare simpatia per il già Celeste, vado a ripescare Jena da La Stampa di giovedì: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=44&ID_articolo=1839&ID_sezione=59.
Buona stampa. Non avrei saputo dir meglio…
Ecco, in un solo post ho cercato di compensare le mie recenti dimenticanze. Non si fa fatica con i Mastini e con Jena. Ce ne vorrebbero di più come loro. E ci teniamo pure Sallusti, giusto per tirarci su quando abbiamo una brutta giornata.

domenica 1 luglio 2012

Non facciamo confusione


Temo che il caldo, la tendenza a sovrapporre eventi di natura diversa o altre ragioni abbiano indotto la stampa nazionale a presentare in maniera piuttosto inadeguata i risultati del vertice di Bruxelles, additato da buona parte dei quotidiani come un successo italiano e una sconfitta tedesca, quasi fosse una reinterpretazione politica del 2-1 calcistico.
In realtà, a Bruxelles, come dimostra la vaghezza del comunicato finale, si sono soltanto stabiliti dei punti generici, alcuni, tra l’altro, già considerati e affermati in precedenti riunioni: vedremo come saranno interpretati nel momento della definizione operativa.
Per non annoiarvi con le mie chiacchiere, vi segnalo soltanto due pezzi, più che sufficienti per capire quanto sia prematuro cantare vittoria: uno da La Stampa (http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/460713/) e uno dal Financial Times
Buona stampa.
Un segnale importante lo daranno i mercati: non sono un esperto, ma temo che l’euforia di venerdì difficilmente si ritroverà domani.
Sul versante politico nazionale, come al solito, si fa molto rumore, ma il chiasso serve a nascondere l’incapacità di realizzare le riforme necessarie al paese e il grave stato confusionale in cui versano i partiti, le cui conseguenze, ovviamente, paghiamo noi, non certo loro.
Mi ritrovo, quindi, senz’altro nell’editoriale di oggi del Corriere, firmato da Antonio Polito: http://www.corriere.it/editoriali/12_luglio_01/domande-scomode-investitore-antonio-polito_dc55bd56-c345-11e1-9a40-3a8342915771.shtml.
Buona stampa.
Così come mi piace segnalare (anche se non è ancora on line) il consueto breve pezzo domenicale di Aldo Grasso, dedicato oggi a Leoluca Orlando, il quale, mantenendo il doppio incarico di sindaco e deputato (vietato dalla legge) sembra dimostrare quanto gli atteggiamenti più deteriori della “casta” siano diffusi in tutti i partiti.
Buona stampa.
Mi auguro proprio che vi ricorderete di questo episodio quando, ci potrei scommettere, Di Pietro farà campagna elettorale tentando ancora una volta di accreditarsi come difensore della moralità. E’ esattamente come tutti gli altri, con in più il torto di infliggere quotidiane, gravissime offese alla grammatica, oltre che all’intelligenza degli italiani.