Beppe Grillo propone Antonio Di Pietro per la Presidenza
della Repubblica. Di fronte a questo, spero, anche i più radicali sostenitori
del comico politico capiranno che, per l’appunto, di comico (anzi, meglio, di
ridicolo) si tratta. Si è sbrodolato addosso fino a ieri che il suo movimento
seleziona soltanto persone dal curriculum senza la più piccola macchia e
propone per la più alta carica dello Stato un tale che persino nel suo partito
non viene più considerato degno di fiducia. Niente male come rinnovamento. Non
sarà che Grillo sta cominciando, come un Casini qualunque, a cercare appoggi
per il futuro?
Tra i tanti, ecco il pezzo sull’argomento da La Stampa: http://www.lastampa.it/2012/11/01/italia/politica/grillo-candida-di-pietro-al-quirinale-xa7vqAUtbRwSNlOEFVVudK/pagina.html.
Buona stampa. E’ una disgustosa società di mutuo soccorso
questa tra la brutta gente che aspira a governare: monatti che si raccattano
l’un l’altro con la speranza di guadagnare qualche frazione di punto
percentuale di quei pochi elettori che faranno la croce su un simbolo. E se ne
fregano senza ritegno del fatto che la maggioranza degli italiani non ne
vogliano sapere di loro, che siano Grillo, Di Pietro, Berlusconi, Bersani,
D’Alema, Fini, Casini, Tremonti o chiunque altro vi venga in mente.
Eccolo il nuovo che avanza: puzza di marcio più del vecchio!
Ho pensato a lungo a un brano musicale che si prestasse a
chiudere questo post nel quale, credo, s’intuisce la difficoltà a frenare il
mio sdegno. Ne avrei scelti due, entrambi, però, non propriamente adatti: uno
perché evoca immagini di una grandiosità (il Giudizio di Dio) che quei figuri
non meritano, l’altro perché, quasi esattamente all’opposto, nasce da
circostanze intime e familiari, quindi esprime, almeno inizialmente, una rabbia
individuale e non collettiva. La musica, tuttavia, mi sembra trascendere le
circostanze per le quali o nelle quali è stata composta.
E quindi vi propongo il Dies
Irae di Mozart, nella versione dell’orchestra e del coro della Radio
Bavarese diretti da Leonard Bernstein,
e The End di The Doors, nella quale, nel tempo, lo stesso Jim Morrison ha inteso esprimere ben
più dei propri sentimenti per la fine di un rapporto amoroso (http://en.wikipedia.org/wiki/The_End_%28The_Doors_song%29).
Un’osservazione personale, o in parte personale: sulla
soglia dei cinquantacinque anni non posso smettere di apprezzare la
rabbia giovanile, il furore ansioso di Mozart e Jim Morrison. Questo Paese ha
un estremo bisogno di sentimenti come i loro per spazzare via anche la(e) generazione(i) successiva(e) alla mia. Voglio illudermi, anche se non ho molti motivi per farlo,
che i ragazzi italiani abbiano l’intelligenza, la cultura e l’altruismo
indispensabili per dirigere adeguatamente la propria rabbia.
Buona notte e buona fortuna.
Nessun commento:
Posta un commento