Negli anni di Tangentopoli, la vicenda EniMont venne
definita, parafrasando la sventurata definizione di Saddam Hussein, la “madre
di tutte le tangenti”.
Ho l’impressione che si trattasse di una definizione
esagerata, una di quelle invenzioni magari felici sotto il profilo lessicale,
ma poco convincenti dal punto di vista fattuale. Non c’è, tuttavia, dubbio
sulla quantità davvero imponente di denaro che venne
distribuita per portare a compimento la fusione, temporanea, tra la “chimica di
Stato” e la “chimica privata” e per determinare a chi spettasse il controllo quando si celebrò il divorzio (se all’Eni delle Partecipazioni Statali o alla Montedison di Ferruzzi).
Ricorderete anche voi, immagino, le dirette televisive del
processo in cui si celebrò l’ascesa all’Olimpo di Di Pietro e la discesa agli
Inferi di personaggi che erano stati colonne portanti del potere politico tra
gli anni 80 e i primi anni 90 (alcuni anche successivamente): Craxi, Forlani,
La Malfa, Altissimo, Bossi, giusto per citare alcuni dei più noti.
Quelle dirette televisive, che alimentavano una sorta di
tifo piuttosto fuori luogo, in realtà erano la rappresentazione peggiore di
quel che stava avvenendo, ossia uno schiamazzo che distraeva dal
comprendere e valutare le implicazioni di Tangentopoli e le reazioni scomposte
della politica, che di fatto gettò le premesse per una redistribuzione del
potere tra Legislativo e Giudiziario, sicuramente distorta, della quale stiamo
ancora pagando le conseguenze (con il brillante contributo dei politici e dei
magistrati venuti dopo quelli di allora).
Le stesse dirette televisive impedivano, gettando benzina
sul fuoco dell’animosità popolare e dell’ansia di giustizia anche sommaria, di
scorgere i costi umani di un’azione giudiziaria che troppo spesso ignorava
principi che avrebbero dovuto essere intoccabili in un paese democratico
moderno, quello che si chiama uno Stato di Diritto.
Ancora non abbiamo riflettuto abbastanza bene su quel che
Tangentopoli ha rappresentato vuoi perché quei fatti dispiegano profonde
conseguenze sull’attualità vuoi perché da quelle vicende, paradossalmente, non
è scaturita una migliore classe politica, anzi, al contrario, se n’è formata
una la cui avidità è di un ordine di grandezza infinitamente superiore rispetto
a quella della classe politica che l’ha preceduta.
Giova ricordare che Giorgio La Malfa, Renato Altissimo e
Umberto Bossi, per esempio, finirono nel processo di Tangentopoli per aver
ricevuto dal Gruppo Ferruzzi poche centinaia di milioni di lire, somme che
furono destinate ai partiti di cui erano responsabili e non certamente all’acquisto
di case o a cene sontuose.
Se ricordo bene, la tangente per tutti e tre era stata di
200 milioni di lire. Non vado a verificare, non ha molta importanza per il ragionamento:
quello su cui voglio attirare la vostra attenzione è che 200 milioni di lire
del 1990 corrispondono a circa 175.000 euro del 2012, forse meno che più (anche
su questo, concedetemi di non fare controlli: se sbaglio, sbaglio di poche migliaia di euro). Stiamo, dunque, parlando di
signori che nel 1990, quando Raul Gardini cercò di comprare il loro sostegno
alla sua operazione di acquisto di EniMont, si “fecero dare” per il partito che
guidavano circa un decimo di quanto la Magistratura ritiene che abbia sottratto
Fiorito ai conti del gruppo consiliare del Lazio del Pdl. O, se preferite, una
frazione ancor più esigua delle somme, ancora non determinate con chiarezza,
sottratte da Lusi alle casse della Margherita, il famoso partito che non c’è
più, ma che noi manteniamo.
Ecco. Tutto qui. Oggi non vi parlo di giornali, volevo
soltanto proporvi qualche argomento di riflessione.
E per aiutarvi a riflettere meglio, come succede spesso,
cerco di consigliarvi delle buone note.
Per non dilungarmi, scelgo un musicista di cui vi ho già
parlato un po’, così da limitarmi al titolo del brano e dell’album: Keith
Jarrett. Questo straordinario pianista soffre della sindrome di stanchezza
cronica, una grave malattia che, nel momento peggiore, gli impedì a lungo di
lavorare. Quando, infine, si riprese, Jarrett registrò un album da solo,
utilizzando la sala di registrazione che ha nella propria casa. L’album s’intitola
The melody at night with you e,
ovviamente, a me piace tantissimo. Il brano che vi suggerisco è I Loves you Porgy che già vi ho fatto
ascoltare nella versione di Nina Simone. Due interpretazioni diversissime, ma
tutte e due rasentano la perfezione, incantevoli.
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