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venerdì 28 giugno 2013

A Canossa


Sul Corriere di oggi ho trovato un articolo dedicato alla diffusione del doping tra i ciclisti dilettanti siciliani. Sfortunatamente non è disponibile on line. Una delle vicende descritte nel pezzo, tuttavia, l’ho ritrovata in un blog: http://blog.cyclingpro.it/2013/06/27/sicilia-dopata-succedono-cose-dellaltro-mondo/.
Esatto: cose dell’altro mondo. Pura follia. Gente che si riempie di sostanze chimiche pericolose per vincere gare amatoriali di ciclismo. E la cosa non succede soltanto in Sicilia, come spiega quest’articolo de La Repubblica del 22 Marzo 2013: http://www.repubblica.it/sport/ciclismo/2013/03/22/news/doping_ciclismo_amatoriale-55149811/.
Se pensate che vi darebbe sollievo sapere che il fenomeno esiste anche altrove, allora leggete questo articolo pubblicato nel luglio dello scorso anno dal New York Times: http://www.nytimes.com/2012/07/28/sports/cycling/doping-in-cycling-reaches-into-amateur-ranks.html?_r=0. Oppure questo post, ancora precedente, da un blog americano che si occupa di ciclismo: http://303cycling.com/How-Wide-Spread-is-Doping-in-the-Amateur-Cycling. Da qui, se vorrete, potrete navigare verso altri articoli. Io l'ho fatto, ma adesso mi fermo.
Buona stampa. Anche per i blogger: non vale per tutti, ma molti di loro fanno un lavoro prezioso e diffondono notizie che, in molti casi, avrebbero una propagazione assai inferiore.
Come commento, aggiungerò solo che, se ricordo bene, ho già detto di non condividere affatto l’affermazione che un male comune è un mezzo gaudio. Di tutti i proverbi, mi sembra uno dei più stupidi. E tanto più stupido mi sembrerebbe evocarlo in questo caso.
E non trovo neppure così divertente leggere come un terzo degli iscritti a una gara siciliana si sia dato alla macchia quando ha saputo della presenza dei Nas. Mi fa sorridere soltanto a denti stretti.
Lo stesso sorriso che mi procura sapere che Giulio Tremonti si starebbe rappacificando con il tizio decrepito, dal quale si era allontanato a fine 2011, dopo la caduta del governo di cui erano stati i due principali esponenti (la gerarchia sostanziale non venne mai veramente chiarita). Non fu una separazione amichevole, proprio no. Ricordo interviste e commenti in cui 3Mounts si era tolto dalle scarpe quelli che lui considerava sassolini, usando il suo stile così garbatamente ironico, mai sprezzante… Il tizio decrepito, come accade spesso, aveva risposto per interposti valletti, affidando a loro il compito di ricambiare adeguatamente la sostanza maleodorante scagliata da Tremonti.
E alle elezioni dello scorso febbraio, 3Mounts si era candidato altrove, rimanendo, però, isolato in conseguenza delle disavventure dell'amico Bossi.
Ora, presumo con la curatissima chioma cosparsa di cenere, ha dovuto percorre la strada verso la sua Canossa (Arcore), dove non è stato neppure invitato a una cena elegante. Cosa non si deve fare per tornare in pista e riconquistare il potere sì bello e perduto?
E mi sa che il cammino sarà ancora lungo e duro, reso tale dall’ansia di rivalsa che sicuramente anima tanti dei suoi, forse non più ex, compagni di partito. Potete immaginare quanto starà strepitando Brunetta per allontanare il possibile ritorno del suo peggiore concorrente? Starà agitando le manine per scacciare il suo incubo più spaventoso. Io mi fermo qui: lascio al vostro piacere individuale fantasticare, e trovare conferme nei quotidiani, sulle reazioni dei tanti che, nel tempo, avevano dovuto ingoiare i piatti disgustosi allestiti da Tremonti, di cui tutto si potrà dire, tranne che non sia perfido.
Anzi, no, aggiungo qualcosa. Chissà come la prenderanno in Europa se e quando il bleso della Valtellina dovesse tornare a frequentare gli altri ministri dell’Economia? Dubito che siano ansiosi di ascoltare altre sue saccenti lezioncine impartite con quella voce stridula.
Al Ministero dell’Economia, invece, gli scansafatiche saranno felici: sai mai che il vecchio 3Mounts non riprenda a pagare l’affitto a loro insaputa… Studiare contratti, controllarne la congruità, verificare bonifici… Tutte rotture di scatole. Vuoi mettere un Ministro che paga al suo braccio destro l’affitto in contanti e senza dir nulla a nessuno?
E Josefa Idem è stata costretta a dimettersi; giusto, per carità, ma vogliamo fare i debiti paragoni…
Venendo a cose più serie, o forse neanche tanto, confermo i miei dubbi sul governo guidato da Enrico Letta. Probabilmente non potrebbe fare niente di diverso, ma finora si sono sentite molte parole e visti assai pochi risultati concreti. Anche le misure sulle assunzioni dei giovani, a quanto pare, non sembrano andare poi così in là, al contrario, come spiega Tito Boeri sul sito laVoce.info: http://www.lavoce.info/la-leggenda-dei-200mila-nuovi-posti-di-lavoro/.
Buona stampa.
Per concludere in bellezza, posso soltanto servirmi della musica. Questa sera torniamo al jazz, con un musicista fortunatamente molto longevo e molto fertile: Abdullah Ibrahim, precedentemente noto come Dollar Brand (http://en.wikipedia.org/wiki/Abdullah_Ibrahim). Una carriera di oltre cinquant’anni, ricca di straordinarie esecuzioni.
Vi propongo tre ascolti.
Water From an Ancient Well dall’album omonimo del 1986 (http://en.wikipedia.org/wiki/Water_From_an_Ancient_Well).


Passiamo a Desert Air, dal disco Desert Flowers del 1991.


Infine uno dei miei brani preferiti: Maraba Blues, tratto da Cape Town Flowers del 1997.



mercoledì 3 ottobre 2012

Duecento milioni di lire


Negli anni di Tangentopoli, la vicenda EniMont venne definita, parafrasando la sventurata definizione di Saddam Hussein, la “madre di tutte le tangenti”.
Ho l’impressione che si trattasse di una definizione esagerata, una di quelle invenzioni magari felici sotto il profilo lessicale, ma poco convincenti dal punto di vista fattuale. Non c’è, tuttavia, dubbio sulla quantità davvero imponente di denaro che venne distribuita per portare a compimento la fusione, temporanea, tra la “chimica di Stato” e la “chimica privata” e per determinare a chi spettasse il controllo quando si celebrò il divorzio (se all’Eni delle Partecipazioni Statali o alla Montedison di Ferruzzi).
Ricorderete anche voi, immagino, le dirette televisive del processo in cui si celebrò l’ascesa all’Olimpo di Di Pietro e la discesa agli Inferi di personaggi che erano stati colonne portanti del potere politico tra gli anni 80 e i primi anni 90 (alcuni anche successivamente): Craxi, Forlani, La Malfa, Altissimo, Bossi, giusto per citare alcuni dei più noti.
Quelle dirette televisive, che alimentavano una sorta di tifo piuttosto fuori luogo, in realtà erano la rappresentazione peggiore di quel che stava avvenendo, ossia uno schiamazzo che distraeva dal comprendere e valutare le implicazioni di Tangentopoli e le reazioni scomposte della politica, che di fatto gettò le premesse per una redistribuzione del potere tra Legislativo e Giudiziario, sicuramente distorta, della quale stiamo ancora pagando le conseguenze (con il brillante contributo dei politici e dei magistrati venuti dopo quelli di allora).
Le stesse dirette televisive impedivano, gettando benzina sul fuoco dell’animosità popolare e dell’ansia di giustizia anche sommaria, di scorgere i costi umani di un’azione giudiziaria che troppo spesso ignorava principi che avrebbero dovuto essere intoccabili in un paese democratico moderno, quello che si chiama uno Stato di Diritto.
Ancora non abbiamo riflettuto abbastanza bene su quel che Tangentopoli ha rappresentato vuoi perché quei fatti dispiegano profonde conseguenze sull’attualità vuoi perché da quelle vicende, paradossalmente, non è scaturita una migliore classe politica, anzi, al contrario, se n’è formata una la cui avidità è di un ordine di grandezza infinitamente superiore rispetto a quella della classe politica che l’ha preceduta.
Giova ricordare che Giorgio La Malfa, Renato Altissimo e Umberto Bossi, per esempio, finirono nel processo di Tangentopoli per aver ricevuto dal Gruppo Ferruzzi poche centinaia di milioni di lire, somme che furono destinate ai partiti di cui erano responsabili e non certamente all’acquisto di case o a cene sontuose.
Se ricordo bene, la tangente per tutti e tre era stata di 200 milioni di lire. Non vado a verificare, non ha molta importanza per il ragionamento: quello su cui voglio attirare la vostra attenzione è che 200 milioni di lire del 1990 corrispondono a circa 175.000 euro del 2012, forse meno che più (anche su questo, concedetemi di non fare controlli: se sbaglio, sbaglio di poche migliaia di euro). Stiamo, dunque, parlando di signori che nel 1990, quando Raul Gardini cercò di comprare il loro sostegno alla sua operazione di acquisto di EniMont, si “fecero dare” per il partito che guidavano circa un decimo di quanto la Magistratura ritiene che abbia sottratto Fiorito ai conti del gruppo consiliare del Lazio del Pdl. O, se preferite, una frazione ancor più esigua delle somme, ancora non determinate con chiarezza, sottratte da Lusi alle casse della Margherita, il famoso partito che non c’è più, ma che noi manteniamo.
Ecco. Tutto qui. Oggi non vi parlo di giornali, volevo soltanto proporvi qualche argomento di riflessione.
E per aiutarvi a riflettere meglio, come succede spesso, cerco di consigliarvi delle buone note.
Per non dilungarmi, scelgo un musicista di cui vi ho già parlato un po’, così da limitarmi al titolo del brano e dell’album: Keith Jarrett. Questo straordinario pianista soffre della sindrome di stanchezza cronica, una grave malattia che, nel momento peggiore, gli impedì a lungo di lavorare. Quando, infine, si riprese, Jarrett registrò un album da solo, utilizzando la sala di registrazione che ha nella propria casa. L’album s’intitola The melody at night with you e, ovviamente, a me piace tantissimo. Il brano che vi suggerisco è I Loves you Porgy che già vi ho fatto ascoltare nella versione di Nina Simone. Due interpretazioni diversissime, ma tutte e due rasentano la perfezione, incantevoli.


lunedì 17 settembre 2012

Niente musica, purtroppo. Stasera brutta gente


La vicenda della Regione Lazio, dalla quale il sistema dei partiti ha drenato (e sperperato) somme in misura proporzionalmente persino superiore a quella, certo non modesta, che drena dai due rami del Parlamento nazionale, dimostra una volta di più quanto sia diffuso e profondo il malcostume (eufemismo) politico nel nostro Paese. E pone in evidenza, ancor più drammaticamente, la necessità di un vero ricambio della classe dirigente.
Vediamo qualche articolo di cronaca, giusto per mettere a fuoco una storia che, se non rivelasse un ulteriore caso d'inammissibile dilapidazione di denaro pubblico, potrebbe anche far sorridere vista la qualità di alcuni dei personaggi che ha portato alla ribalta.
Cominciamo da Fabrizio Roncone, sul Corriere della Sera di oggi, che non rinuncia alla consueta ironia nel disegnare i ritratti di alcuni dei personaggi coinvolti, in particolare Fiorito: http://roma.corriere.it/roma/notizie/politica/12_settembre_17/er-batman-fiorito-pdl-lazio-2111847594778.shtml.
Buona stampa.
Buona stampa. Anche se si tratta di cronaca, ma è quel tipo di cronaca di cui abbiamo bisogno, perché di queste cose si deve parlare il più possibile. La stampa, per quanto modesta possa essere quella italiana (e io penso che sia piuttosto modesta), è la sola vera difesa di uno stato democratico dall’invasione del malaffare e dalle distorsioni della democrazia che ne derivano, ivi compresa l’ondata dell’antipolitica, che certo non aiuta a selezionare una migliore classe dirigente.
Per terminare la segnalazione di contributi giornalistici degni di attenzione, ecco il video de Il Punto di Stefano Folli per il Sole 24 Ore on line, equilibrato e razionale come al solito: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-09-17/caso-fiorito-polverini-minaccia-155726.shtml?video&uuid=Ab5dqAfG&mccorr=AbF9MBfG.
Buona stampa. Che, intendiamoci, difficilmente riuscirà a far cambiare le cose.
Giusto per capirci. Ieri abbiamo parlato della “resurrezione” politica di Berlusconi, il quale ha cantato la solita vecchia canzone. Sempre ieri, a Firenze, nel corso di un dibattito tra Veltroni e Renzi, il primo ha continuato a rifarsi ai presunti valori del passato del Pd (http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/politica/2012/17-settembre-2012/veltroni-renzi-confronto-primarie-io-non-mi-schiero-2111849009223.shtml), il che, a mio parere, non sembra gran cosa. E che Renzi possa prendere il posto di Monti… beh, non scherziamo, per favore.
Quello che mi preoccupa maggiormente, alla luce di questi comportamenti, è, naturalmente, il futuro. Se la classe dirigente sarà ancora formata da personaggi come Berlusconi e Veltroni, Di Pietro e Cicchitto, Vendola e, perché no?, Grillo, francamente, la vedo particolarmente brutta.
Sempre per evitare equivoci: alcune domande. Vogliamo davvero rimettere il Paese in mano a quelli che hanno scelto o contribuito a scegliere i Lusi, i Belsito, i Fiorito, i Penati e tutti gli altri pessimi figuri di cui dobbiamo leggere le gesta sui giornali? Vogliamo credere alla Signora Polverini, che adesso si straccia le vesti e chiede fermezza, ma fino all’altro giorno non mi pare che strillasse contro lo stuolo di avidi faccendieri che la circondavano? Quei medesimi faccendieri che, presumibilmente, erano stati inseriti nelle liste elettorali dagli stessi personaggi ai quali, difficile che tocchi ad altri, sarà demandato il compito di scegliere i candidati alle prossime elezioni.
Vogliamo forse credere che le direzioni nazionali non sapessero che genere di persone candidavano? Forse che Verdini ignorava le qualità di Fiorito? E Bossi, vogliamo berci la storia che non conoscesse le mediocri doti di Belsito? E il mitico Rutelli, vogliamo dimenticarci di lui? No, di Rutelli proprio non voglio dimenticarmi, soprattutto perché, dopo il naufragio del cosiddetto Terzo Polo, è preoccupato, molto preoccupato: rischia di perdere la poltrona, così si sta dando da fare per ottenere il perdono del Pd, da cui era uscito per fondare Api.
Anticipo io l’obiezione e ammetto che Il Fatto Quotidiano non brilla per equilibrio, ma mi ritrovo abbastanza nel tono di questo articolo: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/15/resti-del-partito-di-rutelli-chiedono-asilo-per-restare-in-parlamento/353501/.
Buona notte e buona fortuna.