Mi vedo costretto a ripartire dal fango in cui vi avevo
condotto giovedì. Sull’argomento, infatti, mi è rimasto qualcosa da dire.
Nell’articolo che vi ho segnalato, si parla di fan (sic) presenti in tribunale per dare sostegno allo squallido
figuro. Giusto per sgomberare il campo da equivoci, ricordiamo che costui è
stato condannato (con sentenza passata in giudicato) a 14 anni di reclusione,
ridotti a 9 e ne deve scontare ancora più di 6 per reati che, se ricordo bene
(grazie al cielo non è che dedichi molto tempo a questioni del genere, anzi),
sono l’estorsione aggravata, lo spaccio di banconote false, la guida senza
patente e simili.
Ora a me piacerebbe capire che cosa c’è nella testa di
questi fan. Me lo chiedo perché mi
rifiuto di pensare che una persona dotata di normale intelligenza possa anche
soltanto farsi sfiorare dall’idea di apprezzare lo squallido figuro al punto di
diventarne sostenitore. Non c’è niente da apprezzare in lui e, ripeto, merita
di stare dov’è e di restarci fino all’ultimo giorno di condanna.
Restando ancora per un attimo sull’argomento, sono andato a
ripescare il Buongiorno che Gramellini dedicò allo squallido figuro giusto due
anni fa, quando fu arrestato al termine della fuga all’estero. Ecco il pezzo: http://www.lastampa.it/2013/01/24/cultura/opinioni/buongiorno/corona-lo-specchio-deformato-del-materialismo-vLd6f3psOofrEUkcOhBC6J/pagina.html.
Stampa così e così. Mi dispiace, Gramellini è quasi sempre
impeccabile, ma qui mi sembra aver preso una strada sbagliata. In particolare
non condivido affatto l’opinione che la pena inflitta allo squallido figuro sia
eccessiva. Se esistono casi in cui la sentenza dovrebbe essere esemplare,
questo è uno. E, purtroppo, non lo è stata, come dimostra l’esistenza dei fan.
In generale, poi, come sa bene anche Gramellini, c’è una
ragione perché nel nostro Paese non pochi reati vengono puniti in maniera assai
diversa da come accade altrove: negli ultimi decenni i ministri della Giustizia
si sono occupati dei problemi giudiziari di una parte della popolazione, eccezionalmente
esigua tra l’altro, dando vita a una gerarchia dei reati e delle pene piuttosto
strampalata.
Saliamo un po’, ma non tanto da uscire completamente dalla
melma.
Più di due anni fa, occupandomi di un tema che mi sta molto
a cuore, ossia la trasparenza nella Pubblica Amministrazione, vi avevo
segnalato il FOIA, Freedom of Information Act, un’organizzazione che proprio di
questo argomento ha fatto la propria ragione di vita (http://ilmiosecchiellodacqua.blogspot.it/2012/06/un-appello-da-sottoscrivere.html).
Nei primi giorni dello scorso dicembre, il FOIA aveva
chiesto al Governo informazioni sullo studio effettuato da Cottarelli, che era
stato incaricato da Letta e confermato da Renzi, per definire le misure da
adottare per ridurre la spesa pubblica. Conoscere il contenuto del “dossier
Cottarelli” sarebbe, ovviamente, di grande interesse per il Paese. Ebbene, il
Governo ha eretto un muro di gomma respingendo la richiesta di chiarezza del
FOIA. Il resoconto completo di questa vicenda la trovate sul sito
dell’organizzazione (http://www.foia.it/).
Una sintesi la potete leggere in questo pezzo del Corriere della Sera di
giovedì: http://archiviostorico.corriere.it/2015/gennaio/22/perche_conti_Cottarelli_sono_segreti_co_0_20150122_78af9594-a202-11e4-b31a-4e54bb51023c.shtml.
Cronaca. Ho poco da dire. Già è sospetto, come mi pare di
aver scritto in precedenza, che Cottarelli sia stato di fatto allontanato dal suo
incarico. L’omertà, come altro potrei definirla?, riguardo al frutto del suo
lavoro mi sembra giustificare il convincimento che ben poco stia cambiando in
Italia, checché ne dica Renzi. Il quale certo non ha nessuna voglia di
eliminare il brodo di coltura dei mali peggiori del Paese: corruzione, spreco
di denaro pubblico, lungaggini burocratiche, tempi della giustizia abnormi,
ecc. ecc. Lo dimostrano anche le misure sull’evasione fiscale (il famoso 3%) e
quelle sull’autoriciclaggio. Niente di quel che sta facendo Renzi ci farà
recuperare significative posizioni nella graduatoria delle nazioni meno corrotte
e più trasparenti del mondo.
Quel che penso di Renzi, a questo punto, lo avete senz’altro
capito. Quindi mi concentro su un altro punto che viene messo in luce dalla
vicenda del “dossier Cottarelli”. Quel breve articolo di cronaca del Corriere è
il solo che ho trovato nei principali quotidiani italiani (se sbaglio, sarò
felice di essere smentito). Ecco, per me è intollerabile che i direttori di
giornali come La Stampa o il Sole 24 Ore, il Corriere o La Repubblica, Il
Giornale o Il Fatto Quotidiano abbiano rinunciato ad andare a fondo sulla
questione e a mettere il Governo con le spalle al muro per ottenere il soddisfacimento
della richiesta del FOIA.
Mala stampa. Quest’atteggiamento più connivente che
rinunciatario mi sembra dimostrare, al di là di ogni dubbio, che non possiamo
contare su giornalisti capaci di svolgere autenticamente il compito loro
affidato nelle democrazie liberali. Con direttori come quelli dei quotidiani
italiani, Richard Nixon sarebbe rimasto alla Casa Bianca sino alla scadenza del
suo secondo mandato. Una volta di più posso solo rimpiangere che non ci sia un
Ben Bradlee da queste parti. E neppure un suo modesto allievo.
E’ arrivato il momento di uscire dal pantano. E per compiere
un salto che ci porta tra le stelle, non possiamo che affidarci alla musica.
Ieri è caduto il 40° anniversario di un evento che ha un
posto speciale non soltanto nella storia del jazz, ma in quella di tutta la
musica: il concerto eseguito a Colonia da Keith Jarrett il 24 gennaio del 1975.
Possiamo non ascoltarne una parte? No, naturalmente. Eccovi il primo brano che
non ha titolo. E’ un po’ lungo, ma sono 26 minuti di pura bellezza.
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