Negli ultimi giorni dell’anno, mio padre soleva salutare con
questo augurio le persone che incontrava. Mi è sempre parso un bell’augurio: in
quel mettere insieme l’anno che finiva e quello che stava per iniziare vedevo
un senso di continuità nell’auspicare il benessere del destinatario.
Se dobbiamo guardare a quel che ci offrono i quotidiani di
ieri e di oggi, che ci raccontano la fine del 2014 e l’inizio del 2015, per
l’Italia non c’è stato niente di buono né nell’una né nell’altro.
Cominciamo da qualcosa che è accaduto nel 2014 e che ci
viene descritto da Il Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12/24/maxxi-stipendio-non-autorizzato-giovanna-melandri/1295337/):
finalmente la Presidente del Maxxi sarebbe riuscita a pagarsi lo stipendio al
quale, ricordate, aveva asserito di voler rinunciare, salvo poi ritornare
piuttosto rapidamente e in modo un po’ opaco sul proprio impegno (http://www.lettera43.it/politica/melandri-dal-maxxi-arriva-lo-stipendio_43675103689.htm).
La signora Melandri è davvero una che non si preoccupa di se stessa, ma ha a cuore il bene comune e ha in odio i privilegi della classe politica quasi
quanto Beppe Grillo, come ben spiegavano quasi tre anni fa Libero (http://www.liberoquotidiano.it/news/home/921737/Melandri-La-deputata-Pd-difende-il.html)
e Il Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/30/melandri-co-servi-d%E2%80%99italia/187747/).
Buona stampa. Per tutti. Quel che penso io della Signora
Melandri, a questo punto, conta assai poco. Però voi tre un’idea ve la sarete senz’altro fatta…
E veniamo a una vicenda di cui parla una lettera di Pietro
Ichino sul Corriere della Sera di oggi. Non è disponibile nell’edizione on
line, ma merita di essere letta e quindi lavora lo scanner. Ecco il testo.
Buona stampa. Non aggiungerei nulla per ora.
Restiamo, purtroppo, in argomento, ossia continuiamo a
parlare delle dimensioni raggiunte dal problema del dipendenti pubblici nel
nostro Paese. Sapete già a cosa alludo: ai vigili urbani e ai dipendenti della
metropolitana di Roma che hanno pensato bene di darsi malati per non essere in
servizio la sera dell’ultimo dell’anno. La vicenda riempie pagine e pagine dei
quotidiani, non serve certo che v’indichi io qualche articolo. Per la cronaca
scegliete voi la testata che preferite.
Tra i commenti, mi piace quello di Goffredo Buccini sul
Corriere della Sera di oggi: http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_gennaio_03/morbo-dell-irresponsabilita-ultima-chiamata-la-capitale-04edfde2-9327-11e4-8973-ae280e1dba84.shtml.
Buona stampa. Unica osservazione è che, con ogni
probabilità, fenomeni simili, magari non così pronunciati, si saranno
verificati anche in altre città e che i dipendenti dei corpi di polizia locale
sembrano godere di un trattamento di favore in forza del quale la loro presenza
sulle strade è diventata poco più che simbolica. E questo con buona pace dei
tanti “sindaci sceriffi”, di qualsiasi provenienza politica, i quali pensano
(purtroppo a ragione per colpa della stampa) che proclami e promesse bastino a
ridurre l’insicurezza che regna non solo nelle città, ma anche nei piccoli
centri. Non sprechino tempo a produrre nuove disposizioni che vietano questo e
quello. Facciano rispettare le leggi che esistono, spediscano sulla strada i
tanti agenti della loro polizia che riempiono uffici inutili e controllino che
facciano effettivamente il loro lavoro e non si limitino a camminare
chiacchierando dei fatti loro nelle stradine più tranquille, evitando con cura
ogni possibilità di trovarsi a dover svolgere il proprio compito di tutori
della legge e dell’ordine.
A riguardo, non è per niente fuori tema il Buongiorno di
Gramellini del 30 dicembre, anche se ispirato alla vicenda del traghetto Norman
Atlantic (http://www.lastampa.it/2014/12/30/cultura/opinioni/buongiorno/capitano-ultimo-cPNKabNwrLpuGtQxDIcG0M/pagina.html).
Buona stampa.
Abbiamo uno straordinario bisogno di cose semplici, di
riscoprire valori fondamentali che sono andati perduti sotto i colpi portati da
una società dell’apparenza e del clamore, del lusso e dell’esibizione affermatasi
in Italia con assai maggior successo rispetto alle altre nazioni, nelle quali,
tuttavia, è pure presente in misura preoccupante.
Non si scosta troppo da questo tema l’articolo di Aldo Grasso pubblicato ieri da Sette, il settimanale del Corriere. Devo far lavora ancora lo scanner (per ragioni tecniche c'è anche la vignetta di Elle Kappa, che, però, mi sembra un po' inferiore al suo standard, solitamente elevato).
Buona stampa. Non si riesce neppure a sorridere, anche se
forse a tratti questo è l’intento di Grasso. In realtà, comunque, è
una vicenda ridicola, una delle tante. E che ha per protagonista un personaggio che
ha trovato in Italia il Paese di Bengodi anche se, francamente, non capisco
perché abbiamo dovuto far arrivare lei quando produciamo tantissime
ragazze italiane almeno altrettanto dotate di quelle risorse che hanno portato
Belen al successo. Come ho scritto a quello di voi tre che mi aveva segnalato a
suo tempo la vicenda del cartellone di Corso Buenos Aires, noi importiamo ragazze
disinibite (avevo usato un termine diverso che, per prudenza, censuro) ed
esportiamo cervelli. Ho la sensazione che la cosa non sia poi così conveniente
per il Paese.
Buona notte e buona fortuna.
Detto perfettamente: le regole ci sono ma bisogna farle valere e rispettare. Pur essendo questo un problema non esclusivo dell'Italia, e' purtroppo in quel paese che raggiunge dimensioni da Nobel.
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