martedì 23 dicembre 2014

Ah se ci mancherai, Joe


Ho l’impressione che la guerra sul prezzo del petrolio, cui ho già accennato, non sia ancora finita e, quando sarà finita, sul campo ci saranno alcune vittime sia tra le nazioni produttrici sia tra le aziende petrolifere.
La situazione odierna sul mercato del greggio, infatti, non ha quasi nulla a che vedere con i momenti in cui, in passato, il prezzo aveva subito oscillazioni importanti e turbolenze prolungate.
La portata e le implicazioni del cambiamento lo spiega molto bene questo articolo dal Financial Times di oggi: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/63c7786c-89bc-11e4-8daa-00144feabdc0.html?siteedition=intl#axzz3MdHYow5D.
Buona stampa. E’ evidente l’intenzione dei Paesi appartenenti all’Opec di mettere a dura prova le capacità di sopravvivenza di alcuni produttori esterni all’organizzazione o non allineati sulle posizioni dell’Arabia Saudita. Mi auguro che questo confronto aspro non produca ulteriore instabilità del quadro politico internazionale, già provato dall’atteggiamento ondivago degli Stati Uniti, dalla prepotenza della Russia, dal proliferare dei movimenti terroristici che si dicono ispirati all’Islam, dalle derive autoritarie di Paesi finora retti nel rispetto dei principi delle democrazie occidentali e, ultimo, ma non meno importante, dalla sostanziale inesistenza dell’Europa. Staremo a vedere.
Venendo alle questioni domestiche, mi pare che l’inchiesta che va sotto il nome di Mafia Capitale offra l’ennesimo ritratto impietoso della classe dirigente italiana. E le vicende, per così dire, collaterali offrono dettagli desolanti della pochezza di uomini ai vertici dello Stato.
Cronaca. Come sempre, attendiamo che la Magistratura faccia il suo lavoro per dare giudizi sul piano della legalità. Possiamo, però, fin da adesso osservare che si fatica a comprendere perché l’uomo considerato più vicino al tizio decrepito non trovi di meglio da fare che fissare appuntamenti con il Prefetto di Roma. E si fatica anche a comprendere perché al Prefetto di Roma garbi che Gianni Letta gli gestisca l’agenda. Non mi pare che, così facendo, contribuiscano a migliorare la qualità dell’aria che si respira ai piani alti, ma anche a quelli bassi, del potere. Ripeto: non sarà illegale, ma certamente è inopportuno. E, ovviamente, Letta e Pecoraro non sono neppure sfiorati dal sospetto di essersi comportati in maniera poco adeguata ai loro ruoli. Come sempre, in Italia, nessuno sbaglia mai.
Passiamo ad altro, ma ci allontaniamo soltanto temporaneamente da Roma. Ieri, il Corriere della Sera, nelle pagine culturali, ospitava un articolo assai interessante di Marco Missiroli dedicato al libro in cui Martin Amis descrive i suoi incontri con alcuni leggendari scrittori del secolo scorso: http://archiviostorico.corriere.it/2014/dicembre/22/Pugni_devozione_Martin_Amis_incontra_co_0_20141222_b76a57fe-89a4-11e4-beac-aaaf4fbe2524.shtml.
Buona stampa. Il ritratto che conclude il pezzo di Missiroli, quello di Truman Capote, è esilarante, tanto da meritarsi di essere riportato nella parte finale (eliminando i caratteri sbagliati): All’improvviso arriva questa donna con una camicetta attillata, se la tira su e mi porge una matita per sopracciglia. E poi mi dice: “Voglio che mi autografi l’ombelico”. Così scrivo il mio nome T-R-U-M-A-N C-A-P-O-T-E. Il marito era ubriaco fradicio, guardandomi con odio profondo le prende la matita e me la dà, poi si sbottona i pantaloni e tira fuori l’affare. Ci guardavano tutti. “Visto che autografi qualsiasi cosa, che ne dici di autografare questo?”. C’è una pausa e poi io dico “Beh, non so se riesco ad autografarlo, ma forse riesco a metterci le iniziali”.
Niente è per caso. Cito questa splendida battuta di Capote per provare a trasferirla nella nostra realtà. Sta per concludersi il 2014: Matteo Renzi ha sfrattato Enrico Letta da Palazzo Chigi il 22 febbraio, quindi ha guidato il Governo per oltre dieci mesi. Può senz’altro mettere la firma sull’infinita serie di proclami che, grazie alla compiacenza di una stampa mediocre, ha diffuso a piene mani. Sui risultati concreti, non ci stanno le iniziali.
Per tutti (e ne cito solo uno per non nuocere ancora una volta ai nostri quattro fegati stremati), vi propongo un articolo di Luigi Ferrarella dal Corriere di ieri: http://archiviostorico.corriere.it/2014/dicembre/22/norme_confuse_pasticci_troppi_errori_co_0_20141222_a6b1e210-89a4-11e4-beac-aaaf4fbe2524.shtml.
Buona stampa. E questo è solo l’esempio della Giustizia. Il resto va esattamente da così a peggio. Niente di che stupirsi.
Parliamo di cose serie: è morto Joe Cocker. Vi suggerisco soltanto il ricordo breve dell’edizione italiana della rivista Rolling Stone: http://www.rollingstone.it/musica/news-musica/e-morto-joe-cocker/2014-12-22/.
Buona stampa. Il resto potete andare a cercarlo voi dove volete, c’è tanto su questa straordinaria voce che ha impresso con semplicità un segno indelebile nella musica dagli anni Sessanta del secolo scorso.
Un paio di ascolti. Il primo è Unchain My Heart (http://it.wikipedia.org/wiki/Unchain_My_Heart_%28singolo%29).


Il secondo è Night Calls.


Torneremo a parlare, anzi ad ascoltare, di lui.

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