mercoledì 28 maggio 2014

Povero Kipling


Oggi prendiamo avvio dal Buongiorno di ieri, in cui Gramellini legge da par suo i risultati elettorali (tracciando un delizioso ritratto delle precedenti gestioni del partito di Renzi): http://www.lastampa.it/2014/05/27/cultura/opinioni/buongiorno/come-rubare-i-voti-agli-avversari-DoDagBt8xFLv0K7mSJhERI/pagina.html.
Buona stampa. Anche quello odierno merita, quindi vi do il collegamento sebbene esuli dal tema che intendo affrontare: http://www.lastampa.it/2014/05/28/cultura/opinioni/buongiorno/che-ambientino-h1EuCvXHQ8liVQl5iVWceP/pagina.html.
Ri-Buona stampa.
Già, perché oggi mi sembra giusto dar spazio agli sconfitti e guardare come hanno saputo affrontare l’esito delle elezioni. Ci concentriamo, ovviamente, su quelli che meritano ancora un po’ di attenzione. I granelli di polvere li trascuriamo, sono già nell’aspirapolvere della storia…
Cominciamo dallo psiconano+barba-Mediaset, il pupo maneggiato da Casaleggio, sul quale si concentra l’attenzione di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera di oggi: http://www.corriere.it/politica/14_maggio_28/bisogna-saper-perdere-484bc50a-e630-11e3-b776-3f9b9706b923.shtml#.
Buona stampa. Il mastino graffia come si conviene e, direi, sparge anche qualche granello di sale sulle ferite. La vanagloria di Grillo (il quale ha avuto l'ardire di citare If, evidentemente senza averne capito il significato) e del suo burattinaio mette in ombra persino quella del tizio decrepito, il che è tutto dire. E, probabilmente, è il seme del declino del M5S, incapace di andar oltre il volgare e velleitario vaneggiare dei due dittatori da operetta, i quali, se mai si ritirassero davvero, potrebbero sempre trasferirsi nel loro villaggio con eliporto e bunker in Costarica. Ricordate Ecofeudo? (https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=8935086878675079658#editor/target=post;postID=6077416400344537517;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=18;src=postname).
Anche Stefano Folli, ne Il Punto odierno sul Sole 24 Ore, analizza la capacità di riflettere sulla sconfitta di Grillo e Berlusconi. Un articolo in cui non si ritrova (com’è ovvio per stile e carattere) il tono canzonatorio che anima tutto il pezzo di Stella, ma non per questo meno interessante: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2014-05-28/l-autocritica-e-quasi-impossibile-075002.shtml?uuid=ABJf0nLB.
Buona stampa.
Riflettere sull’esito del voto con realismo, a onor del vero, non sembra così facile neppure per i colleghi di Folli e Stella, almeno per quelli che hanno qualche problema d’indipendenza. Cominciamo con il direttore de Il Giornale, Sallusti, il quale, com’è naturale, non viene neppure sfiorato dal dubbio di mettere in discussione l’operato del padrone e, quindi, fatica molto a identificare la verità: http://www.ilgiornale.it/news/interni/renzi-furbo-fa-finto-modesto-grillo-furente-butta-sullo-1022613.html.
Mala stampa.
Il Fatto Quotidiano, che quanto a faziosità ha poco da imparare da Sallusti & Co., racconta un incontro del M5S a Milano per analizzare la sconfitta. L’autocritica, a ben vedere, la trovate soltanto nel titolo. Per il resto, la consueta nuvola di fumo:
Mala stampa. La cronaca non può essere strumentale.
Chiudiamo con un esempio di ottima fusion, un brano musicale leggero, primaverile: Maybe Tonight, eseguito da Earl Klugh (http://en.wikipedia.org/wiki/Earl_Klugh).


lunedì 26 maggio 2014

La maturità di una nazione


Non è sportivo, e men che meno elegante, rallegrarsi delle sconfitte altrui, ma oggi mi è impossibile non provare un senso di sollievo e di soddisfazione per l’esito delle elezioni europee.
Attenzione: non è tanto il fatto che lo psiconano+barba-Mediaset abbia ricevuto una dura lezione a rendermi sollevato e soddisfatto. Anzi, lo è assai di più il fatto che una parte assai ampia degli italiani non si sia lasciata affascinare dalla volgarità e dalla violenza dello sterile messaggio di Grillo e del suo puparo. Il M5S resta un partito importante, ma certo meno di sabato e, voglio sbilanciarmi, probabilmente ha iniziato un declino che proseguirà. Il modo di “fare politica” (non si tratta affatto di questo, ma usiamo questa locuzione per comodità) di Casaleggio per interposto Grillo ha un potere di attrazione limitato nel tempo: anche chi guarda alle vicende politiche con rabbia desidera progetti realistici e provvedimenti efficaci.
I due sacerdoti della giustizia sommaria e dell’assolutismo esercitati via internet, avendo seminato vento, hanno raccolto tempesta.
E veniamo agli altri principali protagonisti della sfida elettorale.
Che dire sul tizio decrepito? Non c’è nulla che possa fare per arginare il declino fisico e politico. I suoi estimatori, vien da dire finalmente, hanno cominciato a vedere cosa si nasconde dietro il cerone e le promesse. Speriamo che abbia un sussulto di dignità (voi tre capite senz’altro cosa intendo dire). E che eviti avventure dinastiche: un Berlusconi ci è bastato.
Il vincitore Renzi conquista un successo superiore alle aspettative e, secondo me, anche superiore ai meriti. Ora deve davvero darsi da fare per rimettere in carreggiata questo sgangherato paese. E farlo guardando ai veri obiettivi che devono avere i processi riformatori, non a quelli facili da additare per ottenere il consenso elettorale. Si rimbocchi le maniche, lasci a casa la demagogia e spenga lo smartphone.

sabato 24 maggio 2014

E' solo un voto, ma prezioso


Voi tre sapete bene (al punto di non poterne più, temo) quanto profonda sia la mia disistima per la classe dirigente italiana e quante volte abbia lamentato le gravi conseguenze derivate al paese dalla mediocrità della stessa.
Nelle ultime settimane, quasi a volermi costringere a riprendere la questione, si sono susseguite vicende che dimostrano, una volta di più, la mancanza di qualità morali, culturali e intellettuali in gran parte di coloro che occupano posizioni sia di grande sia di modesto rilievo in ambito pubblico come in ambito privato. Un breve elenco non esaustivo: Expo, caso Scajola-Matacena, Banca Carige, lite tra Bruti Liberati e Robledo nella Procura di Milano, Unipol-Fonsai e ruolo di Consob.
Non c’è nulla da ridere, ma proviamo ad attenuare la rabbia con le parole di Gramellini dal Buongiorno del 21: http://www.lastampa.it/2014/05/21/cultura/opinioni/buongiorno/fronte-degli-sfrontati-zBv9HXezHxpEifFmat2KaK/pagina.html.
Buona stampa.
Non è facile, alla luce di comportamenti come quelli citati da Gramellini e dei casi da me elencati sommariamente, resistere al desiderio di disertare le urne o di affidare al voto il valore di una rabbiosa protesta. Eppure è necessario farlo. E’ necessario cercare una soluzione che costruisca e che non distrugga quel che di buono ancora abbiamo.
Proprio la gravità delle condizioni italiane impone che si cerchi di ridare spazio alla politica, quella vera, quella che affronta e risolve i problemi.
Abbiamo già perso vent’anni per le promesse del tizio decrepito, in tutt’altre faccende tanto affaccendato da non avere, in effetti, nessuna volontà di incidere realmente sul sistema italiano, i cui difetti ha anzi favorito, sia personalmente (con le parole e con i comportamenti) sia attraverso la selezione di collaboratori preferiti soltanto per la propensione al servilismo.
Vent’anni nei quali, il fronte opposto al tizio decrepito ha contribuito al deterioramento della situazione rafforzando il proprio rapporto spurio con pezzi cruciali dell’apparato statale e del settore privato, così da mantenere integro il sistema di potere che garantiva la sopravvivenza (e altro). E anche in questo campo, va sottolineato, la selezione è stata assai poco attenta.
Tutto ciò, sia chiaro, è anche colpa nostra. Siamo stati noi, con il nostro voto, a mantenere in vita questo sistema. E anche quando abbiamo espresso la nostra insofferenza, i partiti che avevano inteso rappresentare la protesta (ad esempio Lega o Italia dei Valori) hanno finito per dimostrarsi assai poco diversi dagli altri, pronti a dimenticare il proprio asserito rigore morale non appena in vista di qualche interessante posizione di potere.
La rabbia non è mai una buona consigliera. Soprattutto quando spinge a trascurare o ignorare i difetti anche troppo evidenti di chi promette di dar fiato a quella rabbia. Con la rabbia si distrugge, non si costruisce. La rabbia acceca, mentre è necessario avere la vista acuta per scegliere a chi affidare il destino del paese.
Cosa serve all’Italia oggi? Quanti italiani hanno diritto di decidere del proprio futuro? E’ un diritto che spetta a tutti o soltanto a quelli che, tra la minoranza che ha accesso a internet, frequenta determinati siti e lì esprime la propria opinione? Uno stato democratico si basa su principi condivisi e opportunamente individuati oppure su procedure oscure, architettate da pochi e accettate da un’esigua minoranza?
Non ci servono processi sommari attraverso i blog di qualcuno. Ci servono programmi, provvedimenti coraggiosi, sacrifici equi, serietà e credibilità per contrastare le pretese irragionevoli dei nostri partner internazionali… insomma, serve autentica politica.
E serve ricordare che Politica è parola strettamente collegata ad altri termini: ad esempio Collettività e Interesse Generale.
Questo dobbiamo aver ben presente. E far di conto con intelligenza: le percentuali di voto attribuite ai partiti sono, per l’appunto, la quota di schede elettorali valide ottenuta da ciascun partito. In Italia come altrove, un partito potrà avere una maggioranza relativa o anche assoluta dei voti (improbabile), ma nessuno avrà quella della popolazione. E in una democrazia, il vincitore delle elezioni non dovrebbe trascurare tale aspetto.
In una vera democrazia, riprendendo a modo mio una famosa frase di Churchill, credo che mai tanto pochi possano imporre le proprie opinioni a tanti. Soprattutto se quei pochi hanno opinioni inconciliabili con i principi fondamentali di uno stato di diritto e di un’autentica democrazia.
Ci lasciamo con la musica. Il primo suggerimento è per un grande del jazz, di cui vi ho già proposto due ascolti in passato: Coleman Hawkins che interpreta Greensleeves, un brano con una storia lunga e complessa (http://en.wikipedia.org/wiki/Greensleeves).


E passiamo a un altro musicista che considero straordinario, maestro della kora, Toumani Diabaté (http://en.wikipedia.org/wiki/Toumani_Diabat%C3%A9), che esegue Jarabi.




martedì 13 maggio 2014

What is There to Say?


Difficile che qualcuno trovi il coraggio per suggerirgli un cambio di tono. Tra i lacchè pusillanimi e non troppo intelligenti che lo circondano, nessuno si azzarderà a dire al tizio decrepito che farebbe meglio a evitare certe affermazioni.
Oggi, per esempio, ha pensato bene di regalare una delle sue raffinate “battute”, quelle frasi di rara eleganza e di non meno limpido equilibrio che fanno ridere soltanto lui e, ovviamente, la claque: http://www.corriere.it/politica/speciali/2014/elezioni-europee/notizie/berlusconi-a-bruxelles-stanno-allargando-cessi-ospitare-grillo-d0a4546a-da6b-11e3-87dc-12e8f7025c68.shtml#.
Cronaca. Nei giorni scorsi si era già speso anche troppo per confermare il suo valore di politico e di uomo. Troverete innumerevoli testimonianze multimediali in rete. Lascio a voi il divertimento di cercarle. Io ve ne propongo soltanto una, sempre dal Corriere, che sintetizza l’ennesimo sproloquio televisivo del raffinato signore: http://www.corriere.it/politica/14_maggio_12/matacena-io-non-me-ricordo-sara-stato-forza-italia-20-anni-fa-2818f690-d9c9-11e3-8b8a-dcb35a431922.shtml.
Anche qui nessun voto. Dobbiamo, tuttavia, essere grati ai giornali che permettono a chi, come me, non spende un minuto davanti al televisore, di informarsi su quel che dicono i “nostri” politici impegnati nella campagna elettorale per le elezioni europee. E ne dicono davvero di grosse e grossolane, soprattutto il tizio decrepito. Non vorrei dar troppo spazio alle sue panzane (eufemismo), ma un paio di osservazioni le vorrei fare su quanto detto al TGCom24 (guarda caso, un “telegiornale di famiglia”, posso immaginare il puntiglio con cui il giornalista lo avrà contraddetto o messo in difficoltà…).
Prima osservazione: se io fossi legale di Scajola (o Scajola stesso) mi preoccuperei di chiedere al tizio decrepito di non esprimere opinioni in merito alle indagini che riguardano il mio assistito. Andare in televisione a dire che Scajola “è in carcere perché ha aiutato un amico latitante in difficoltà come chiesto dalla moglie” non mi pare brillante, giacché, mi sembra, costituisce la conferma che l’ex ministro dell’Interno ha commesso il reato di favoreggiamento. E lasciamo perdere su quel che queste parole lasciano capire del rapporto con la legalità del tizio decrepito.
Seconda osservazione: Matacena non sarà un gran che, ma fingere di non sapere chi sia non è una prova di stile, al contrario.
Da ultimo vi suggerisco di rileggere queste parole: “Il mio parere è che ci siano davvero esagerazioni. Per l’Expo super importante è stato il mio governo a chiamare tanti Stati alla partecipazione. Guai se le cose non fossero perfette per il giorno dell’apertura. Queste cose non toccano la mia parte politica, noi non c’entriamo nulla, riguardano la vecchia tangentopoli. Molte cose sono poi aria fritta, in tutte le cose con riguardano appalti ci sono delle telefonate, è la vita. Non è solo l’Italia ma in tutto il mondo non dobbiamo scandalizzarci, molte cose sono millantate e non vere affrontiamo il problema ma senza pensare che ci sia uno scandalo che faccia pensare a tangentopoli”.
Di esagerazione c'è certamente quel che sostiene riguardo al ruolo del suo governo, durante il quale sull'Expo si è quasi soltanto litigato. E sorvoliamo sulla linearità e la concretezza e andiamo al sodo: la vicenda non riguarda la sua parte politica? Interessante: evidentemente, come gli fa comodo dimenticare Matacena, così gli fa comodo dimenticare Frigerio… E quel che accade in Italia accade ovunque nel mondo? Si legga il rapporto di Transparency International sul livello di corruzione percepita, nel quale, purtroppo, il nostro paese non brilla proprio per niente (http://www.transparency.org/). E, magari, provi a riflettere sul perché l’Italia, tra il 2001 e il 2007, sia passata dalla 29ma posizione alla 41ma. In buona parte del periodo, guarda caso, lui è stato a capo del governo. Difficile migliorare la propria classifica quando alla guida di una nazione c’è qualcuno che, oltre a un conflitto d’interessi monumentale, ha anche un concetto tutto suo della legalità…
Credo basti così. E per oggi di politica ne abbiamo avuto abbastanza. Concediamoci un Bill Evans di rara bellezza (anche per Bill Evans) in un brano il cui titolo mi sembra adeguato a quanto precede: What is There to Say?


P.S. Dopo che avevo scritto quanto precede, il tizio decrepito ha parlato ancora, ma non vale più la pena di commentarlo.

mercoledì 7 maggio 2014

Ambasciator non stringe cinghia 2


Qualcuno dei miei tre lettori forse ricorderà un post in cui riprendevo le valutazioni di Roberto Perotti in merito alle retribuzioni degli ambasciatori italiani. Oggi il Sole 24 Ore ospita un suo articolo che torna sul tema affrontato in quello apparso su LaVoce.info e che vi avevo segnalato a suo tempo (http://ilmiosecchiellodacqua.blogspot.it/2014/04/ambasciator-non-stringe-cinghia.html); ecco il link al pezzo odierno:
Buona stampa. Davvero impagabile il lavoro di Perotti. E davvero “impagabile” quello di un Ministero che arriva al punto di presentare dati “non propriamente impeccabili” per giustificare (e mantenere) il proprio livello di spesa (e i privilegi di alcuni propri dipendenti).
Mi sembra improbabile che l’Italia ce la possa fare. Troppi segnali di un drammatico deterioramento di tutti i pilastri su cui si regge uno stato di diritto o, se preferite, una moderna democrazia.
Persino una delle menti migliori del paese, Giuseppe De Rita, ha scritto per il Corriere della Sera di ieri un articolo che, scusate l’ardire e la semplificazione, mi sembra difendere l’indifendibile e farlo con argomenti inappropriati.
Purtroppo il pezzo non è disponibile nell’edizione on line, ma il mio scanner funziona sempre e quindi lo potete leggere scaricandolo qui:

Stampa così e così. E solo perché le argomentazioni che formano il blocco centrale dell’articolo sono, ovviamente, la corretta analisi dei meccanismi che, in anni ormai lontani, hanno agito da formidabile stimolo allo sviluppo del paese. Un’analisi che, però, mi sembra assai poco attinente alla questione degli stipendi dei dipendenti pubblici. I motori che, giustamente, De Rita considera sono motori di squisita natura privata, motori che funzionano, come lo stesso De Rita riconosce, in chi opera nelle aziende industriali, nel commercio, nelle professioni, nelle attività di servizio. Non vedo, nella realtà e nell’articolo, alcun motivo che giustifichi gli stipendi di ambasciatori e generali, consiglieri di Stato e alti dirigenti della Polizia. Anzi, giudico questi emolumenti spropositati un fattore deprimente della spinta al miglioramento sociale, a quell’ansia di crescita del benessere individuale che, fino agli anni 90 del secolo scorso, ha alimentato lo sviluppo economico italiano.
Se, poi, pensiamo al “poltronificio” costituito dalle migliaia di aziende pubbliche, allora la difesa d'ufficio di De Rita appare quasi offensiva. Peccato.
Torniamo a Perotti. Questo è il link al sito LaVoce.info dove potrete scaricare gratuitamente un e-book che analizza più profondamente la spesa del Ministero degli Esteri: http://www.lavoce.info/retribuzioni-diplomatici-farnesina-ministero-esteri/.
Io l’ho scaricato, ma ancora devo leggerlo. Vi dirò.

domenica 4 maggio 2014

La buffonata e i suoi sacerdoti


Ho già espresso la mia opinione sul calcio italiano. Oggi non posso evitare di ripetermi e precisare. Non temete, sarò lapidario.
Il calcio italiano è una vergogna e una buffonata: una vergogna per quello che accade fuori e dentro gli stadi e una buffonata perché ogni diciotto mesi la magistratura apre una nuova inchiesta sulle partite truccate.
Su quel che è successo ieri a Roma, lascio la parola a Massimo Gramellini, il cui commento mi sembra come sempre impeccabile: http://www.lastampa.it/2014/05/04/cultura/opinioni/buongiorno/ultimo-stadio-pIWHs4QT5OJUjWIElBNGSJ/pagina.html.
Buona stampa.
Ha ragione Gramellini a ricordare che, in altri paesi, certi personaggi starebbero trascorrendo utili giornate di riflessione in galera o ai servizi sociali. I servizi sociali veri, non quelli “ogni tanto, se ha voglia…”
Il tizio decrepito, che continua a sbrodolare panzane nel tentativo di dipingersi come un uomo politico e di convincere di essersi preoccupato e di preoccuparsi del bene del paese, visto che dice anche di amare il calcio, farebbe meglio a seguire la signora inglese alla quale, Dio lo perdoni, di tanto in tanto si azzarda ad accostarsi. Lady Thatcher, Primo Ministro di Sua Maestà ai tempi della strage di Heysel, introdusse misure drastiche per cercare di estirpare il fenomeno delle tifoserie violente dai campionati del Regno Unito, in particolare da quello inglese. Non riuscì neppure lei a raggiungere il risultato nei tempi voluti, ma oggi gli hooligan sono, se non domati, quanto meno ben addomesticati.
Naturalmente, il tizio decrepito non somiglia per niente a Margaret Thatcher (verrebbe da dire che è una pallidissima imitazione se non fosse abbronzato dal cerone…), quindi si guarderà bene dal provare a promuovere la bonifica radicale di cui il calcio italiano ha un estremo bisogno.
E come lui tutti gli altri sedicenti leader politici italiani, per i quali sono preziosi anche i voti dei figuri che vediamo all’opera attorno al calcio.
Buona notte e buona fortuna.