Non è sportivo, e men che meno elegante, rallegrarsi delle
sconfitte altrui, ma oggi mi è impossibile non provare un senso di sollievo e
di soddisfazione per l’esito delle elezioni europee.
Attenzione: non è tanto il fatto che lo
psiconano+barba-Mediaset abbia ricevuto una dura lezione a rendermi sollevato e
soddisfatto. Anzi, lo è assai di più il fatto che una parte assai ampia degli
italiani non si sia lasciata affascinare dalla volgarità e dalla violenza dello
sterile messaggio di Grillo e del suo puparo. Il M5S resta un partito
importante, ma certo meno di sabato e, voglio sbilanciarmi, probabilmente ha
iniziato un declino che proseguirà. Il modo di “fare politica” (non si tratta
affatto di questo, ma usiamo questa locuzione per comodità) di Casaleggio per
interposto Grillo ha un potere di attrazione limitato nel tempo: anche chi
guarda alle vicende politiche con rabbia desidera progetti realistici e
provvedimenti efficaci.
I due sacerdoti della giustizia sommaria e dell’assolutismo
esercitati via internet, avendo seminato vento, hanno raccolto tempesta.
E veniamo agli altri principali protagonisti della sfida
elettorale.
Che dire sul tizio decrepito? Non c’è nulla che possa fare
per arginare il declino fisico e politico. I suoi estimatori, vien da dire finalmente,
hanno cominciato a vedere cosa si nasconde dietro il cerone e le promesse.
Speriamo che abbia un sussulto di dignità (voi tre capite senz’altro cosa
intendo dire). E che eviti avventure dinastiche: un Berlusconi ci è bastato.
Il vincitore Renzi conquista un successo superiore alle
aspettative e, secondo me, anche superiore ai meriti. Ora deve davvero darsi da
fare per rimettere in carreggiata questo sgangherato paese. E farlo guardando
ai veri obiettivi che devono avere i processi riformatori, non a quelli facili
da additare per ottenere il consenso elettorale. Si rimbocchi le maniche, lasci
a casa la demagogia e spenga lo smartphone.
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