sabato 24 maggio 2014

E' solo un voto, ma prezioso


Voi tre sapete bene (al punto di non poterne più, temo) quanto profonda sia la mia disistima per la classe dirigente italiana e quante volte abbia lamentato le gravi conseguenze derivate al paese dalla mediocrità della stessa.
Nelle ultime settimane, quasi a volermi costringere a riprendere la questione, si sono susseguite vicende che dimostrano, una volta di più, la mancanza di qualità morali, culturali e intellettuali in gran parte di coloro che occupano posizioni sia di grande sia di modesto rilievo in ambito pubblico come in ambito privato. Un breve elenco non esaustivo: Expo, caso Scajola-Matacena, Banca Carige, lite tra Bruti Liberati e Robledo nella Procura di Milano, Unipol-Fonsai e ruolo di Consob.
Non c’è nulla da ridere, ma proviamo ad attenuare la rabbia con le parole di Gramellini dal Buongiorno del 21: http://www.lastampa.it/2014/05/21/cultura/opinioni/buongiorno/fronte-degli-sfrontati-zBv9HXezHxpEifFmat2KaK/pagina.html.
Buona stampa.
Non è facile, alla luce di comportamenti come quelli citati da Gramellini e dei casi da me elencati sommariamente, resistere al desiderio di disertare le urne o di affidare al voto il valore di una rabbiosa protesta. Eppure è necessario farlo. E’ necessario cercare una soluzione che costruisca e che non distrugga quel che di buono ancora abbiamo.
Proprio la gravità delle condizioni italiane impone che si cerchi di ridare spazio alla politica, quella vera, quella che affronta e risolve i problemi.
Abbiamo già perso vent’anni per le promesse del tizio decrepito, in tutt’altre faccende tanto affaccendato da non avere, in effetti, nessuna volontà di incidere realmente sul sistema italiano, i cui difetti ha anzi favorito, sia personalmente (con le parole e con i comportamenti) sia attraverso la selezione di collaboratori preferiti soltanto per la propensione al servilismo.
Vent’anni nei quali, il fronte opposto al tizio decrepito ha contribuito al deterioramento della situazione rafforzando il proprio rapporto spurio con pezzi cruciali dell’apparato statale e del settore privato, così da mantenere integro il sistema di potere che garantiva la sopravvivenza (e altro). E anche in questo campo, va sottolineato, la selezione è stata assai poco attenta.
Tutto ciò, sia chiaro, è anche colpa nostra. Siamo stati noi, con il nostro voto, a mantenere in vita questo sistema. E anche quando abbiamo espresso la nostra insofferenza, i partiti che avevano inteso rappresentare la protesta (ad esempio Lega o Italia dei Valori) hanno finito per dimostrarsi assai poco diversi dagli altri, pronti a dimenticare il proprio asserito rigore morale non appena in vista di qualche interessante posizione di potere.
La rabbia non è mai una buona consigliera. Soprattutto quando spinge a trascurare o ignorare i difetti anche troppo evidenti di chi promette di dar fiato a quella rabbia. Con la rabbia si distrugge, non si costruisce. La rabbia acceca, mentre è necessario avere la vista acuta per scegliere a chi affidare il destino del paese.
Cosa serve all’Italia oggi? Quanti italiani hanno diritto di decidere del proprio futuro? E’ un diritto che spetta a tutti o soltanto a quelli che, tra la minoranza che ha accesso a internet, frequenta determinati siti e lì esprime la propria opinione? Uno stato democratico si basa su principi condivisi e opportunamente individuati oppure su procedure oscure, architettate da pochi e accettate da un’esigua minoranza?
Non ci servono processi sommari attraverso i blog di qualcuno. Ci servono programmi, provvedimenti coraggiosi, sacrifici equi, serietà e credibilità per contrastare le pretese irragionevoli dei nostri partner internazionali… insomma, serve autentica politica.
E serve ricordare che Politica è parola strettamente collegata ad altri termini: ad esempio Collettività e Interesse Generale.
Questo dobbiamo aver ben presente. E far di conto con intelligenza: le percentuali di voto attribuite ai partiti sono, per l’appunto, la quota di schede elettorali valide ottenuta da ciascun partito. In Italia come altrove, un partito potrà avere una maggioranza relativa o anche assoluta dei voti (improbabile), ma nessuno avrà quella della popolazione. E in una democrazia, il vincitore delle elezioni non dovrebbe trascurare tale aspetto.
In una vera democrazia, riprendendo a modo mio una famosa frase di Churchill, credo che mai tanto pochi possano imporre le proprie opinioni a tanti. Soprattutto se quei pochi hanno opinioni inconciliabili con i principi fondamentali di uno stato di diritto e di un’autentica democrazia.
Ci lasciamo con la musica. Il primo suggerimento è per un grande del jazz, di cui vi ho già proposto due ascolti in passato: Coleman Hawkins che interpreta Greensleeves, un brano con una storia lunga e complessa (http://en.wikipedia.org/wiki/Greensleeves).


E passiamo a un altro musicista che considero straordinario, maestro della kora, Toumani Diabaté (http://en.wikipedia.org/wiki/Toumani_Diabat%C3%A9), che esegue Jarabi.




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