Qualcuno dei miei tre lettori forse ricorderà un post in cui
riprendevo le valutazioni di Roberto Perotti in merito alle retribuzioni degli
ambasciatori italiani. Oggi il Sole 24 Ore ospita un suo articolo che torna sul
tema affrontato in quello apparso su LaVoce.info e che vi avevo segnalato a suo
tempo (http://ilmiosecchiellodacqua.blogspot.it/2014/04/ambasciator-non-stringe-cinghia.html);
ecco il link al pezzo odierno:
Buona stampa. Davvero impagabile il lavoro di Perotti. E
davvero “impagabile” quello di un Ministero che arriva al punto di presentare
dati “non propriamente impeccabili” per giustificare (e mantenere) il proprio
livello di spesa (e i privilegi di alcuni propri dipendenti).
Mi sembra improbabile che l’Italia ce la possa fare. Troppi
segnali di un drammatico deterioramento di tutti i pilastri su cui si regge uno
stato di diritto o, se preferite, una moderna democrazia.
Persino una delle menti migliori del paese, Giuseppe De
Rita, ha scritto per il Corriere della Sera di ieri un articolo che, scusate l’ardire e
la semplificazione, mi sembra difendere l’indifendibile e farlo con argomenti inappropriati.
Purtroppo il pezzo non è disponibile nell’edizione on line,
ma il mio scanner funziona sempre e quindi lo potete leggere scaricandolo qui:
Stampa così e così. E solo perché le argomentazioni che
formano il blocco centrale dell’articolo sono, ovviamente, la corretta analisi
dei meccanismi che, in anni ormai lontani, hanno agito da formidabile stimolo
allo sviluppo del paese. Un’analisi che, però, mi sembra assai poco attinente
alla questione degli stipendi dei dipendenti pubblici. I motori che,
giustamente, De Rita considera sono motori di squisita natura privata, motori
che funzionano, come lo stesso De Rita riconosce, in chi opera nelle aziende
industriali, nel commercio, nelle professioni, nelle attività di servizio. Non
vedo, nella realtà e nell’articolo, alcun motivo che giustifichi gli stipendi
di ambasciatori e generali, consiglieri di Stato e alti dirigenti della
Polizia. Anzi, giudico questi emolumenti spropositati un fattore deprimente
della spinta al miglioramento sociale, a quell’ansia di crescita del benessere individuale
che, fino agli anni 90 del secolo scorso, ha alimentato lo sviluppo economico
italiano.
Se, poi, pensiamo al “poltronificio” costituito dalle
migliaia di aziende pubbliche, allora la difesa d'ufficio di De Rita appare quasi
offensiva. Peccato.
Torniamo a Perotti. Questo è il link al sito LaVoce.info
dove potrete scaricare gratuitamente un e-book che analizza più profondamente
la spesa del Ministero degli Esteri: http://www.lavoce.info/retribuzioni-diplomatici-farnesina-ministero-esteri/.
Io l’ho scaricato, ma ancora devo leggerlo. Vi dirò.
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