80, 80, 74. No, non si tratta delle misure della ragazza del
mese di Playboy, perché, tra l’altro, la forma che risulta è, quasi, quella di
un cubo, generalmente considerata poco attraente in una donna...
Avete già capito che non si tratta di centimetri, ma di
anni. E sono, rispettivamente, l’età di Stefano Rodotà, Franco Marini e Romano
Prodi, calcolate, arrotondando (ossia senza badare al mese), in base alle date
di nascita riportate da Wikipedia.
Non ho avuto molto tempo negli ultimi giorni per leggere, quindi
non ho visto un adeguato numero di quotidiani, tuttavia mi sembra che nessuno
abbia puntato l’attenzione sul fattore età. Anche Beppe Grillo, con quella
selezione fatta tra pochi intimi, alla fine ha tirato fuori dal cappello niente
meno che un signore (degno della massima stima, sia chiaro) ottantenne.
Io non ho nulla contro le persone in età avanzata. Ritengo
di far parte, sia pure da poco, della categoria. Il punto non è, ovviamente,
questo. Il punto è che non mi sembra possibile e, men che meno, tollerabile che
un paese non sappia esprimere un candidato alla Presidenza della Repubblica di
quaranta o cinquant’anni. Noi ci proponiamo di sostituire un grande uomo quasi
ottantottenne con uno appena più giovane. E la proposta di questi nomi viene
niente popò di meno che da lo psiconano+barba-Mediaset, ossia l’uomo che, come
gli ha detto il suo guru, rappresenta la potente ventata d’aria fresca capace
di rinnovare l’Italia dalle fondamenta e da Viavà, colui che ancora si
considera destinato a guidare il “governo del cambiamento”, che è come dire andare
in sella all’araba fenice (giusto per adeguarmi al linguaggio di Viavà stesso).
In realtà, potrebbe anche riuscire a questo punto, perché se Prodi diventasse
Presidente della Repubblica avrebbe verso Bersani un piccolo debito, o no?
Anche questo, però, ormai conta poco. A mio giudizio due
sono i temi che emergono forti dalle vicende delle settimane seguite
all’elezioni del 24 e 25 febbraio (ve le ricordate? Sì, sono proprio passati
quasi due mesi!). Il primo è che non si trova in nessuno schieramento
un’autentica capacità di farsi carico dei problemi enormi che abbiamo di
fronte, come dimostra lo scorrere dei giorni da quello del voto senza che
venisse presa alcuna misura adeguata alla crisi che ci sta affossando. Il
secondo punto è che tutti, incluso il pupo (e per suo pappagallesco tramite il
puparo) non sanno far altro che perseguire le proprie mire personali e
architettare strategie volte unicamente ad acquisire veri o presunti vantaggi
nel gioco di potere assurdo che continua da anni.
E non riescono neppure lontanamente a favorire quel ricambio
generazionale che, forse, potrebbe dare una mano a migliorare le cose.
Barak Obama: 51, François Hollande: 59, Angela Merkel: 59,
David Cameron: 47.
Ho detto abbastanza, credo.
Chiudo restando nel campo dei numeri, con un ottimo articolo
di Morya Longo dal Sole 24 Ore di oggi, nel quale si analizzano le diverse modalità
di finanziamento delle imprese italiane rispetto a quelle degli altri
principali paesi industrializzati: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-04-19/finanziarsi-solo-banca-063732.shtml?uuid=AbzgmVoH.
Buona stampa. Lo avete già capito, anche qui i numeri ci
danno torto. E, soprattutto, mettono in grande evidenza la vergognosa inettitudine
della classe politica (sedicente nuova inclusa), che si preoccupa di
sopravvivere mentre il paese si sta spegnendo.
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