La gratitudine verso Giorgio Napolitano non può che
accrescersi a dismisura dopo la decisione di accettare un secondo mandato al
Quirinale.
La sua scelta si propone come un monumento al senso dello
Stato che si erge sopra le macerie prodotte dalla pochezza smisurata dei
politici, vecchi e nuovi.
C’è da sperare che, a fronte dell’ulteriore prova di
responsabilità offerta, Napolitano abbia preteso e ottenuto impegni precisi da
parte di quelli che, con il loro vergognoso comportamento, lo hanno costretto a
una riconferma cui non aspirava.
Quello che non si può sperare è che lo
psiconano+barba-Mediaset ponga fine alle sue patetiche sparate sulla
correttezza di quanto è accaduto nell’elezione di Napolitano. E’ inutile
sperarlo perché il pupo e il puparo non sanno neppure cosa sia la democrazia
vera, quella che siamo andati costruendo nei secoli. Il loro concetto di
democrazia non ha nulla a che vedere con la democrazia. Non basta avere un blog
che macina diverse migliaia di contatti al giorno per potersi attribuire il
ruolo di unico interprete della volontà di un’intera nazione. Non si possono
spacciare per democrazia processi di selezione dei candidati a cariche
pubbliche che si svolgono in maniera del tutto oscura e coinvolgono frazioni
irrisorie della popolazione nazionale. Un processo di selezione che ha portato
in Parlamento individui le cui qualità (si fa per dire) abbiamo potuto
apprezzare nelle settimane trascorse dal 24 e 25 Febbraio. Un processo di
selezione che ha come corollario la pretesa di usare gli eletti come
marionette, come pedine rigidamente sottoposte a controllo (quello di
Casaleggio, perché lo psiconano+barba-Mediaset è molto più simile ai suoi
idolatranti seguaci che a un vero leader).
Che i partiti tradizionali siano stati causa di gran parte
delle condizioni disastrose in cui versa l’Italia non c’è dubbio. Che la
presenza in politica di un personaggio come il tizio decrepito (con tutto il
suo bel bagaglio d’interessi, di amicizie, di passatempi, ecc.) abbia finito, senza
troppa fatica per la verità, per far emergere il peggio di cui erano capaci i
suoi avversari, anche questo è un fatto incontrovertibile. Com’è
incontrovertibile il fatto che il mancato rinnovamento della classe dirigente
politica è dipeso dalla pessima qualità di quella ancora alla guida dei
maggiori partiti tradizionali. Tutte cose di cui ho parlato in passato e di cui
parlano da tempo persone assai più preparate e più autorevoli di me.
Abbiamo bisogno di un cambiamento profondo, di fare emergere
i talenti di generazioni rimaste schiacciate sotto l’arrogante e supponente
inamovibilità di chi ha guidato i partiti negli ultimi vent’anni. Partiti che,
quale più quale meno, alla fine si sono rivelati tutti di plastica. O perché
dominati da un padrone o perché controllati da una burocrazia, l’uno come l’altra
preoccupati esclusivamente del proprio destino. Sono stati incapaci di produrre
idee e programmi. E se anche li avessero elaborati, sarebbero stati incapaci di
individuare le persone giuste per sviluppare le prime e attuare i secondi.
Tutto vero, tutto fuori discussione. Partiti di plastica, partiti di
presuntuosi inetti.
E’ per questo che non ce ne serve un altro, diverso dagli
altri soltanto perché usa un paio di rudimentali e ossidati circuiti stampati
in più…
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