Sarete annoiati anche voi, come me, dal fatto che continuo a
scrivere delle vicende politiche italiane. Una ragione c’è, ovviamente: con
l’avvicinarsi delle elezioni politiche riemerge il peggio del sistema e
crescono le mie preoccupazioni per il futuro, già non trascurabili anche
nell’ipotesi che, dopo il voto, Mario Monti restasse a Palazzo Chigi e potesse
procedere con maggior determinazione e sicurezza nel processo riformatore
appena accennato nei quasi dodici mesi trascorsi dal suo insediamento.
Oggi, spero me ne sarete grati, cambio argomento, anche se
restiamo in Italia e il tema che vi propongo non è affatto privo di
implicazioni politiche. Si tratta, infatti, del caso Fiat. Negli ultimi giorni
si è tornato a parlare dell’azienda torinese e, soprattutto, dell’atteggiamento
di Sergio Marchionne nella vicenda degli operai reintegrati a Pomigliano.
Non è di questa specifica vicenda che intendo occuparmi: so
poco o nulla di diritto del lavoro e, come spesso in casi simili, dai giornali
si fatica a ottenere un’informazione imparziale e chiara.
Vorrei, invece, farvi riflettere sul fatto che Marchionne,
non so quanto involontariamente, sembra muoversi come il proverbiale elefante
nel negozio di cristalleria. La mia opinione sull’Amministratore Delegato di
Fiat, in estrema sintesi, è che sia un uomo che per cultura e per esperienza fa
fatica ad adeguarsi ai meccanismi italiani e che sia senz’altro un ottimo
manager (di gran lunga migliore di quasi tutti quelli che hanno guidato Fiat
negli ultimi quindici anni), ma forse (come si verifica spesso nella nostra
epoca) si preoccupa sì del futuro dell’azienda che guida, però anche del
proprio, quindi cura molto la propria immagine, sebbene, apparentemente, faccia
il contrario. E’ fuor di dubbio, comunque, che sia una personalità controversa,
che suscita, com’è ovvio, insofferenza nelle controparti, ma anche entusiasmi e
contrarietà negli organi di stampa.
Torniamo indietro di qualche settimana e andiamo a rileggere
l’intervista del Direttore de La Repubblica, Ezio Mauro, a Sergio Marchionne: http://www.repubblica.it/economia/2012/09/18/news/fiat_intervista_marchionne-42748612/?ref=search.
Il messaggio non era piaciuto a Massimo Mucchetti, editorialista economico del
Corriere della Sera, che, il giorno seguente, aveva scritto questo pezzo
critico e vagamente canzonatorio (com’è un po’ nel suo stile): http://www.corriere.it/editoriali/12_settembre_19/Il-lingotto-la-carta-tedesca-mucchetti_70e9fc24-021c-11e2-9f2e-6124d1c3f844.shtml.
A Mucchetti aveva risposto, sul proprio blog (assai più
frequentato del mio), Franco Debenedetti,
Buona stampa. Soprattutto perché ci sono idee diverse che si
confrontano, tuttavia non siamo in presenza di vergini purissime. Ammetto, sono
malizioso, ma permettetemi di riepilogare. Ezio Mauro ha diretto a lungo La
Stampa, quotidiano della famiglia Agnelli. Massimo Mucchetti scrive per il
Corriere, ossia un quotidiano in cui la Fiat possiede una quota importante inserita
nel sindacato di controllo, ma che ha in Mediobanca, non più amica di Fiat, il
proprio principale azionista membro del patto di sindacato e che ha in Diego
Della Valle uno dei principali soci esterni al patto di sindacato e che, infine,
ha una compagine societaria nella quale non si può dire che regni la pace
assoluta.
Franco Debenedetti è il fratello del padrone de La
Repubblica, Carlo De Benedetti (sic! Nel senso che mia sorella ed io scriviamo
il nostro cognome nello stesso modo), con il quale, verso la fine degli anni
70, fu protagonista di quella breve parentesi chiamata dei “Cento giorni”,
quando Carlo fu nominato Amministratore Delegato di Fiat e Franco divenne uno
dei dirigenti di massimo livello per poi essere entrambi, ma non
contemporaneamente, allontanati da Gianni e Umberto Agnelli decisi a tornare
sui propri passi per ragioni ancora un po’ oscure.
Fine della dietrologia e un salto a oggi, anzi a ieri.
Grazie all’amico N.D. per avermi segnalato questa intervista a Massimo Cacciari
sul sito LinkIesta: http://www.linkiesta.it/marchionne-cacciari-fiat.
Buona stampa. Soprattutto per merito dell’intervistato.
Cacciari è un bastiancontrario, non ci piove. E si piace. E
non ci piove neppure su questo, ma ha una gran testa e la usa per conto proprio
e non per conto terzi. Dice cose interessanti e, anche se fa parte del partito
che vota per Marchionne, apre molti spazi di riflessione e squarcia il sipario
qua e là senza paura.
Nessun commento:
Posta un commento