domenica 4 novembre 2012

Basta politica, forse...


Sarete annoiati anche voi, come me, dal fatto che continuo a scrivere delle vicende politiche italiane. Una ragione c’è, ovviamente: con l’avvicinarsi delle elezioni politiche riemerge il peggio del sistema e crescono le mie preoccupazioni per il futuro, già non trascurabili anche nell’ipotesi che, dopo il voto, Mario Monti restasse a Palazzo Chigi e potesse procedere con maggior determinazione e sicurezza nel processo riformatore appena accennato nei quasi dodici mesi trascorsi dal suo insediamento.
Oggi, spero me ne sarete grati, cambio argomento, anche se restiamo in Italia e il tema che vi propongo non è affatto privo di implicazioni politiche. Si tratta, infatti, del caso Fiat. Negli ultimi giorni si è tornato a parlare dell’azienda torinese e, soprattutto, dell’atteggiamento di Sergio Marchionne nella vicenda degli operai reintegrati a Pomigliano.
Non è di questa specifica vicenda che intendo occuparmi: so poco o nulla di diritto del lavoro e, come spesso in casi simili, dai giornali si fatica a ottenere un’informazione imparziale e chiara.
Vorrei, invece, farvi riflettere sul fatto che Marchionne, non so quanto involontariamente, sembra muoversi come il proverbiale elefante nel negozio di cristalleria. La mia opinione sull’Amministratore Delegato di Fiat, in estrema sintesi, è che sia un uomo che per cultura e per esperienza fa fatica ad adeguarsi ai meccanismi italiani e che sia senz’altro un ottimo manager (di gran lunga migliore di quasi tutti quelli che hanno guidato Fiat negli ultimi quindici anni), ma forse (come si verifica spesso nella nostra epoca) si preoccupa sì del futuro dell’azienda che guida, però anche del proprio, quindi cura molto la propria immagine, sebbene, apparentemente, faccia il contrario. E’ fuor di dubbio, comunque, che sia una personalità controversa, che suscita, com’è ovvio, insofferenza nelle controparti, ma anche entusiasmi e contrarietà negli organi di stampa.
Torniamo indietro di qualche settimana e andiamo a rileggere l’intervista del Direttore de La Repubblica, Ezio Mauro, a Sergio Marchionne: http://www.repubblica.it/economia/2012/09/18/news/fiat_intervista_marchionne-42748612/?ref=search. Il messaggio non era piaciuto a Massimo Mucchetti, editorialista economico del Corriere della Sera, che, il giorno seguente, aveva scritto questo pezzo critico e vagamente canzonatorio (com’è un po’ nel suo stile): http://www.corriere.it/editoriali/12_settembre_19/Il-lingotto-la-carta-tedesca-mucchetti_70e9fc24-021c-11e2-9f2e-6124d1c3f844.shtml.
A Mucchetti aveva risposto, sul proprio blog (assai più frequentato del mio), Franco Debenedetti,
Buona stampa. Soprattutto perché ci sono idee diverse che si confrontano, tuttavia non siamo in presenza di vergini purissime. Ammetto, sono malizioso, ma permettetemi di riepilogare. Ezio Mauro ha diretto a lungo La Stampa, quotidiano della famiglia Agnelli. Massimo Mucchetti scrive per il Corriere, ossia un quotidiano in cui la Fiat possiede una quota importante inserita nel sindacato di controllo, ma che ha in Mediobanca, non più amica di Fiat, il proprio principale azionista membro del patto di sindacato e che ha in Diego Della Valle uno dei principali soci esterni al patto di sindacato e che, infine, ha una compagine societaria nella quale non si può dire che regni la pace assoluta.
Franco Debenedetti è il fratello del padrone de La Repubblica, Carlo De Benedetti (sic! Nel senso che mia sorella ed io scriviamo il nostro cognome nello stesso modo), con il quale, verso la fine degli anni 70, fu protagonista di quella breve parentesi chiamata dei “Cento giorni”, quando Carlo fu nominato Amministratore Delegato di Fiat e Franco divenne uno dei dirigenti di massimo livello per poi essere entrambi, ma non contemporaneamente, allontanati da Gianni e Umberto Agnelli decisi a tornare sui propri passi per ragioni ancora un po’ oscure.
Fine della dietrologia e un salto a oggi, anzi a ieri. Grazie all’amico N.D. per avermi segnalato questa intervista a Massimo Cacciari sul sito LinkIesta: http://www.linkiesta.it/marchionne-cacciari-fiat.
Buona stampa. Soprattutto per merito dell’intervistato.
Cacciari è un bastiancontrario, non ci piove. E si piace. E non ci piove neppure su questo, ma ha una gran testa e la usa per conto proprio e non per conto terzi. Dice cose interessanti e, anche se fa parte del partito che vota per Marchionne, apre molti spazi di riflessione e squarcia il sipario qua e là senza paura.

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