Valutare l’azione di politici di altri paesi è difficile,
soprattutto quando i paesi sono relativamente piccoli e “meno importanti”,
quindi ai margini del cono di luce degli organi d’informazione.
Non è del tutto vero nel caso di cui voglio parlare, ma certamente
lo spazio che ha avuto Václav Havel in vita, pur non trascurabile, forse è
stato inadeguato. Havel era stato Presidente della Cecoslovacchia negli anni
successivi alla caduta del Muro e poi, dopo aver gestito una difficile
separazione dalla Slovacchia, della Repubblica Ceca. L’esperienza di dissidente
incarcerato a lungo dal regime comunista me lo aveva fatto ammirare, non
diversamente da quanti avevano subito la medesima sorte. Il fatto che avesse
condiviso, con più fortuna, l’esperienza della malattia di mio padre, mi aveva
fatto sentire in qualche modo umanamente vicino a quell’uomo dall’aspetto mite
e dallo sguardo attento e ironico, tuttavia la sua attività di politico e di
artista non era stata al centro della mia attenzione.
Oggi ho cercato di fare ammenda e, per fortuna, ho trovato
materiale adeguato. Negli articoli a lui dedicati dai nostri quotidiani ho scoperto
nuovi motivi di apprezzamento per una figura che i governanti di molti paesi
occidentali dovrebbero studiare attentamente e alla quale, volesse il cielo, potrebbero
ispirarsi.
Ne suggerisco soltanto tre. Come sempre, ottimo Claudio Magris sul Corriere (http://www.corriere.it/cultura/11_dicembre_19/magris-grandezza-poeta-invento-presidente_551d0cf0-2a2e-11e1-88bd-433b1e8e4c01.shtml).
Non meno prezioso il pezzo di Enzo Bettiza, lui pure profondo conoscitore di quella
parte d’Europa, sulla Stampa (http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/434980/).
E anche Repubblica, a firma di Andrea Tarquini, ne fornisce un interessante
ritratto (http://www.repubblica.it/esteri/2011/12/18/news/morto_havel_cecoslovacchia_ex_presidente_vaclav-26811751/).
Buona stampa.
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