lunedì 5 dicembre 2011

Contributi all'editoria 4


Concludiamo l’analisi dei contributi all’editoria per l’anno 2009 con gli ultimi tre raggruppamenti.
Il primo è quello delle “Testate Organi di partiti e movimenti politici che abbiano il proprio gruppo parlamentare in una delle Camere o rappresentanze nel Parlamento europeo, o che siano espressione di minoranze linguistiche riconosciute, avendo almeno un rappresentante in un ramo del Parlamento italiano, ovvero che, essendo state in possesso di tali requisiti, abbiano percepito i contributi alla data del 31.12.2005 (Art. 3 comma 10 Legge 250/1990  e Art. 20 comma 3 ter del D.L. 223/2006 convertito dalla Legge 248/2006)”.
Una definizione snella e semplice… Ad ogni modo, del gruppo fanno parte effettivamente i giornali di partito, da Cronache di Liberal (area UDC) a Zukunft in Tirol (organo della SVP).
La categoria c’è costata complessivamente quasi 28 milioni di euro. La fetta maggiore è andata al Partito Democratico, che tra Europa e L’Unità ha ricevuto € 9.904.417,88 (35,42%), seguito dal PDL che tra Secolo d’Italia, Democrazia Cristiana e Il Socialista Lab ha raccolto 3.735.740,97 (13,36%).
Va osservato che, per come sono articolate le norme, è possibile che si continui a sostenere testate di movimenti che non esistono più. Aggiungo, d’altra parte, che una delle testate che hanno ricevuto finanziamenti per il 2009 ha chiuso nel 2010: si tratta de La Rinascita della Sinistra, riferibile ai Comunisti Italiani.
Un caso particolare è quello della Padania, organo della Lega, destinatario della seconda quota in valore assoluto, pari a € 3.896.339,16 (13,93%): oggi si trova in condizioni di grave crisi economica (si vedano Repubblica e Corriere della Sera di qualche giorno fa a questi link http://www.repubblica.it/politica/2011/11/23/news/padania_crisi-25491466/index.html?ref=search e http://www.corriere.it/politica/11_novembre_30/padania-nei-guai-conti-in-rosso-resistenze-sul-piano-di-salvataggio-marco-cremonesi_8d031b6a-1b1e-11e1-915f-d227e00dc4bd.shtml). E’ abbastanza sconcertante se si considera che, complessivamente, per gli anni compresi tra il 2003 e il 2009, la Padania ha ricevuto 27.985.954,76 di euro di contributi. Mi pare del tutto ovvio chiedersi che fine abbiano fatto…
In generale, questa tipologia di contributi mi pare violare lo spirito del voto popolare nei referendum sul finanziamento pubblico dei partiti. So che si tratta di una considerazione che lascia il tempo che trova, purtroppo: in Italia il voto popolare viene preso in considerazione soltanto quando fa comodo… Comunque, giusto perché lo sappiate, le testate chiaramente riferibili a partiti e movimenti politici, nel 2009 hanno ottenuto, in base alle diverse norme, quasi 44 milioni di euro. E non ho tenuto conto dei contributi a testate che, per così dire, stanno nelle zone grigie… Come alcune incluse della categoria che segue.
Passiamo, quindi, a un'altra tipologia di giornali che ricevono contributi pubblici, quella delle “Imprese editrici di quotidiani o periodici organi di movimenti politici, trasformatesi in cooperativa entro e non oltre il 1° Dicembre 2001 (Art. 153 Legge 388/2000)”.
Qui troviamo Il Foglio a fare la parte del leone con € 3.441.668,78, pari al 29,28% della categoria. Seguito da Il Denaro, Metropoli Day e Opinione delle Libertà, che hanno ricevuto oltre 2 milioni di euro ciascuno. Nessuno di questi tre giornali dichiara legami con un movimento politico.
Una curiosità riguardo a questa categoria: per qualche anno ha beneficiato dei contributi erogati in base all’art. 153 anche il quotidiano Libero e questo originò nel 2008 una polemica tra Maurizio Belpietro, allora direttore di Panorama, e Vittorio Feltri, allora direttore di Libero; mi è sembrato divertente andarla a cercare e proporvene la lettura, parziale perché il testo di Feltri non si trova in rete (http://blog.panorama.it/opinioni/2008/08/14/belpietro-perche-dico-basta-ai-giornali-assistiti/ e http://blog.panorama.it/opinioni/2008/08/29/belpietro-«libero»-di-incassare-dallo-stato/).
Sottolineo che, attualmente, Libero non percepisce nessuna forma di contributo diretto e beneficia soltanto dei sostegni indiretti e generalizzati alla stampa: tariffe postali agevolate e facilitazioni fiscali.
Finiamo con la categoria più numerosa, quella delle “Imprese editrici di periodici che risultino esercitate da Cooperative, Fondazioni o Enti Morali ovvero da società la maggioranza del capitale delle quali sia detenuta da Cooperative, Fondazioni o Enti Morali, che non abbiano scopo di lucro (Art. 3 comma 3 Legge 250/1990)”. In totale queste testate hanno ricevuto un importo di poco inferiore a 9 milioni di euro, distribuiti in somme anche piccole; in grande maggioranza sono pubblicazioni di enti religiosi, quasi totalmente riconducibili alla Chiesa Cattolica.
Ci sono poi riviste tecniche, di associazioni imprenditoriali e sindacali, periodici locali, insomma, un po’ di tutto.
La cifra è contenuta, ma c’è da chiedersi se abbia senso spargere quattrini qua e là come sembra accadere con questa categoria. A meno che il senso non sia quello di fare arrivare qualche soldo nei collegi elettorali e di favorire un po’ la Chiesa, già bistrattata dalla pesante imposizione fiscale sugli immobili commerciali di sua proprietà…
Qui si chiude l’analisi delle singole categorie di contributi diretti alla stampa. Tornerò sul tema per alcune considerazioni di carattere generale e un confronto con quanto accade nelle altre maggiori nazioni occidentali.

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