A proposito della qualità della classe dirigente italiana,
oggi torniamo a occuparci di una vicenda sulla quale vi ho già intrattenuto alcune
volte nei mesi scorsi. Partiamo da un argomento, ma probabilmente andremo a finire
altrove…
Prendiamo le mosse dal lavoro svolto da Matteo Caratozzolo, nominato,
nel settembre del 2012, commissario ad
acta del Gruppo Fondiaria-Sai dall’ISVAP, allora autorità di controllo
delle società d’assicurazione, competenza oggi trasferita alla Banca d’Italia.
Ebbene, Caratozzolo, come ci racconta il Sole 24 Ore, ha
concluso il suo lavoro e ha trovato diverse situazioni dalle quali si dimostra
quanto piacesse la marmellata agli esponenti della premiata ditta Salvatore
Ligresti e Figli. In realtà, apprezzavano anche il miele e la crema di
cioccolata e hanno le dita ben impastate di tali leccornie. E potevano, inoltre, contare sulla benevola distrazione di alcuni tra quelli che avrebbero dovuto
aiutarli a tenere chiusa la dispensa, non già a svuotarla.
Questo è il collegamento all’articolo di Laura Galvagni: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-02-06/fonsai-azione-contro-ligresti-064225.shtml?uuid=AbPTBdRH&fromSearch.
Buona stampa. Niente che non potessimo immaginare anche
prima, però, a leggerle, certe cose fanno altra impressione. Di fronte a
vicende come questa c’è davvero da chiedersi come sia possibile per il nostro
paese un futuro decente. Pensare che una famiglia, proprietaria di una parte
importante, ma minoritaria, di una società quotata in Borsa, possa arrivare a
depredarla (il verbo è della Galvagni, ma lo condivido) fa accapponare la
pelle. Credo sia evidente a tutti come la vicenda Ligresti (e quelle Parmalat e
Cirio prima e quella MPS oggi) stia a dimostrare che il buon vecchio limite tra
il bene e il male, per molti italiani, non ha più alcuna importanza. Il che
vale, purtroppo, non soltanto per l’ambiente della finanza o della politica. Limitandoci
a quel che possiamo vedere girando per le nostre città ogni giorno, abbiamo a
disposizione prove a non finire. Osservate quanta gente parla al telefono
mentre è al volante, per esempio. O quanti si guardano bene dal pagare il
biglietto del tram o del treno. Guardate le strade delle nostre città: sono
luride, segno di come a ben pochi venga in mente di usare i cestini che, in
molti casi, sono disponibili in numero adeguato. E non parliamo di tanti
proprietari di cani…
Il buon vecchio limite tra il bene e il male viene
dimenticato quando, non solo nelle persone già predisposte a scordarselo, si
sviluppa il convincimento che, qualsiasi cosa si faccia, difficilmente si
subirà una sanzione e che non sia poi così grave infrangere una delle norme che
dovrebbero regolare quella che (scusate se mi servo di definizioni datate) un
tempo si chiamava “civile convivenza”. Quando si hanno di fronte esempi come
quelli dei Ligresti o di Mussari, perché mai uno dovrebbe perdere tempo con la
legalità, con l’impegno e la correttezza nel ricoprire un incarico di rilievo
(pubblico o privato poco importa), con il rispetto
per gli altri e, insomma, con tutto l’armamentario che, in un passato non così
lontano, aveva rilievo in Italia così come, ancor oggi, ne ha in altri paesi, i quali possono perciò ritenersi civili.
Ovviamente, il problema non nasce soltanto dai cattivi
esempi o dalla mancanza di controlli e di adeguate punizioni. Quando i comportamenti illeciti vengono
premiati o si promette di premiarli…
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