Non posso, anche se forse lo vorrei, evitare di parlare
della vicenda del Monte dei Paschi di Siena. Troverete da soli innumerevoli
articoli che illustrano come la banca senese, durante la gestione di Mussari e
Vigni, avrebbe posto in essere ripetute operazioni finanziarie altamente
rischiose, la cui esistenza si sarebbe cercato di tenere nascosta sia agli
organi sociali sia alle autorità di vigilanza e i cui effetti negativi si
sarebbe tentato di occultare con altri investimenti ad alto rischio, anch’essi apparentemente
non resi noti.
Quanto siano costati a Banca MPS questi investimenti non è ancora
del tutto certo; si sa, invece, che per fa fronte alle proprie esigenze
patrimoniali, l’istituto ha richiesto 3,9 miliardi di finanziamento allo Stato
attraverso emissione di cosiddetti “Monti bonds”,
strumenti assai costosi, versione riveduta di quelli inventati dal bleso della
Valtellina, Tremonti. Senza questo sostegno statale, la sopravvivenza della più
antica banca del mondo sarebbe a rischio.
Fine sulla questione tecnica, per approfondire la quale,
come ho detto, potete trovare decine e decine di articoli sulla stampa non solo
italiana.
Parliamo di aspetti che definirei collaterali, i quali però,
francamente, a me sembrano persino più intriganti. E qui vi segnalo un articolo
di oggi, tratto dalla costola toscana del Corriere della Sera:
Buona stampa. Anche perché mi piace l’ironia che percorre
tutto il pezzo di David Allegranti. Non che sia difficile fare dell’ironia su
questa vicenda, ma lui mi sembra farla bene.
Partiamo da Bersani. Mi vien da dire che la realtà supera la
fantasia. Nemmeno agli autori di Crozza sarebbe venuta in mente una battuta
come: “Il Pd fa il Pd, e le banche fanno le banche.” Una battuta che s’inserisce meritatamente nella scia delle
affermazioni sulle parentele di Ruby, per via della credibilità, e su quella
delle domande del tipo “E allora siamo padroni di una banca?”, per quel che
riguarda l’estraneità della politica alla gestione delle banche e in particolare di quelle maggiori (e sono
quasi tutte) che, di fatto, sono in parte pubbliche poiché le Fondazioni ne possiedono quote molto importanti.
Mi sa che Bersani, informato che Prodi è stato il miglior
leader del centrosinistra, sta cercando di imitarlo e di arrivare al 26 di
Febbraio con la stessa solida maggioranza con cui il suo Maestro è arrivato
alla guida del Governo nel 2006. Non credo che il tizio decrepito ringrazierà.
Si fregherà le mani, questo è certo, ma non ringrazierà. Anche perché, se ho
sentito bene una notizia data dal GR3 delle 13:45 di oggi, il tizio decrepito
non intenderebbe dir nulla sulla vicenda del Monte Paschi perché nutrirebbe un
particolare affetto per la banca senese. Immagino che, se vera la notizia e se
la ricordo bene, si tratterebbe di un sentimento condiviso dalle ospiti delle
cene eleganti, le quali sembra venissero pagate con i fondi personali del tizio
decrepito presso una filiale dell’area milanese di MPS, gestiti dal suo uomo di
fiducia (http://www.corriere.it/politica/11_marzo_19/altri-bonifici-auto-regalo-dal-premier-15-guastella-ferrarella_19d92d7c-51fd-11e0-a034-1db210fa1eaf.shtml).
In realtà lascia parlare i suoi lacchè e Bersani, tranquillo perché lavorano per lo stesso risultato.
Lasciamo perdere e parliamo di Mussari e del sistema
bancario.
Avvocato di nemmeno quarant’anni (se ricordo bene era il
2001), pur non avendo particolare esperienza di banche e di finanza, fu
insediato alla guida della Fondazione Monte dei Paschi, che controllava oltre
il 50% della banca. Successivamente, forse perché insoddisfatto del modesto
raggio d’azione consentitogli da quel ruolo, trovò modo di arrivare alla
presidenza della banca, che già aveva nel proprio carniere catture sanguinarie
(per il cacciatore, non per la preda) come la Banca del Salento (1999, prima dell'arrivo di Mussari), e dopo aver
atteso il momento ideale, decise l’acquisto di Antonveneta dal Santander del
quale vi ho già parlato e del quale trovate comunque molti resoconti nei
quotidiani di questi giorni.
Sembra abbastanza evidente che Mussari non sarebbe stato
all’altezza del compito, ma di questo si occuperanno la Magistratura e la storia, anzi la Storia.
Io, però, qualcosa mi sento già di dire.
Il Mussari che si è dimesso due giorni fa dalla presidenza
dell’Associazione Bancaria Italiana è esattamente lo stesso che aveva assunto
l’incarico nel 2010 e che era stato confermato nel giugno dello scorso anno.
Non sembrerebbe aver fatto gran che di nocivo tra il 2010 e l’altro ieri. Le
sue presunte colpe (i comportamenti per i quali sarebbe oggetto di indagine e
che lo avrebbero spinto alle dimissioni per evitare di danneggiare le
istituzioni che rappresentava) risalirebbero in gran parte ad anni precedenti. Questo per
pormi e porvi alcune domande. Mussari è diventato inadeguato a presiedere l’ABI
il 22 Gennaio 2013 o lo era già nel 2010 e nel 2012? I suoi scrupoli morali, a
quanto pare emersi improvvisamente due giorni fa, erano in vacanza nel 2010 e
nel 2012? Ultima, e secondo me assai più grave, visto che mi sono già dato
risposta alle due precedenti: è venuto a mancare qualche cosa in questo paese
se una persona, che sembrerebbe avere sulla coscienza qualche bel macigno, ha
ritenuto di continuare imperterrito la sua scalata al potere?
Anche a questa domanda io mi sono già dato una risposta. Voi
trovate la vostra.
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