Sul Sole 24 Ore di oggi, nella rubrica Parterre dedicata alle vicende
delle società quotate in borsa, ho trovato un articoletto interessante, che
rimanda a uno, presumibilmente più corposo, del Wall Street Journal, che però
non è disponibile per chi, come me, non è abbonato al quotidiano americano.
Stringi stringi, il punto è questo: Bankia, la banca
spagnola creata nel 2010 facendo confluire in essa sette casse di risparmio
piuttosto malandate, è pronta al tracollo esattamente come gli istituti da cui
è nata. Dietro questo dato di fatto, in realtà piuttosto prevedibile (perché,
anche nel mondo bancario, le operazioni stile Barone Frankenstein difficilmente
producono risultati positivi) c’è la gestione disinvolta di un sistema, quello
delle casse di risparmio spagnole, asservito al sistema politico. E, infatti,
spiega il Wall Street Journal, le azioni intraprese dai risparmiatori spagnoli
(che si ritrovano fra le mani titoli di Bankia che valgono frazioni risibili di
quanto li hanno pagati) difficilmente colpiranno i responsabili del disastro,
in primo luogo l’ex presidente Rodrigo Rato, un passato da vicepremier con
Aznar. Questo perché, ovviamente, a nessuno schieramento politico interessa che
si faccia chiarezza sullo scandalo, anzi. A riprova del fatto che in Spagna
i partiti si sono seduti tutti alla tavola delle casse di risparmio e si sono
abbondantemente ingozzati.
Ho sbagliato, dovevo scrivere a: a riprova del fatto che,
ANCHE in Spagna,…
E già, perché non è che dalle nostre parti il sistema delle
fondazioni bancarie (che sono l’invenzione politica per far sopravvivere un
sistema dopo che le casse di risparmio erano diventate, si fa un po’ per dire,
banche come le altre) sia così virtuoso e non abbia le sue belle gatte da
pelare.
A parte il caso limite della Fondazione Monte Paschi e della
Banca Monte Paschi, entrambe assai malmesse, ci sono condizioni di malessere
diffuso, tanto che gran parte delle fondazioni ha dovuto ridurre, e molto, la
distribuzione di fondi nei territori di attività (loro scopo primario) e anche
allentare la presa sulle banche (apparentemente private) di cui sono azionisti
importanti (IntesaSanPaolo e Unicredit tra tutte).
Mi piacerebbe che, come più volte sollecitato da Luigi
Zingales, Mario Monti trovasse un po’ di spazio nella sua agenda per eliminare
questo subdolo strumento con cui la politica continua a mantenere una presa
salda sull’economia, anche e soprattutto attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, emanazione delle Fondazioni e del Ministero dell’Economia e una
specie di nuova IRI, con la quale si sono attenuati, se non annullati, gli
effetti della breve e pavida stagione delle privatizzazioni. Vedremo se Monti
avrà il coraggio di agire su questo fronte, di certo non aspettiamoci che lo
facciano gli altri. Tra i tanti scopi non detti delle fondazioni c’è, infatti, quello di
offrire poltrone da distribuire…
In questo settore, però, non siamo in compagnia dei soli
spagnoli: anche la Germania ha le sue belle gatte da pelare. Le banche locali
tedesche, infatti, sono anch’esse terra di conquista della politica e non
godono di buona salute. Intendiamoci, il fatto che anche i primi della classe
abbiano scheletri nell’armadio non mi sembra una consolazione: non credo esista
un proverbio meno sensato di quello che sostiene essere il male comune un mezzo
gaudio.
Anzi, il fatto che le Landesbanken
navighino in cattive acque e che i politici tedeschi non vogliano controlli di
enti terzi è all’origine dei ritardi e dei limiti di competenza con cui si sta
trasferendo alla BCE il controllo sul sistema bancario dei paesi dell’Eurozona.
Non ho parlato delle vicende politiche in Italia, o ne ho parlato molto poco, chissà
perché? Chissà, magari non volevo farvi (e farmi) arrabbiare...
Mi nasconderò con piacere dietro lo schermo meraviglioso della musica.
Gli ultimi pezzi che vi ho fatto ascoltare erano le versioni
jazz di due brani di diversa origine.
One Day I’ll Fly Away,
infatti, è una canzone scritta nel 1980 e portata al successo da Randy
Crawford, una delle migliori interpreti di quel territorio fertile che sta ai confini
del blues, funky, jazz e altro (http://en.wikipedia.org/wiki/One_Day_I%27ll_Fly_Away).
Mi sembra giusto farvi sentire la versione originale, perché Randy Crawford è davvero brava e ha una voce importante.
La seconda canzone che vi suggerisco di ascoltare è quella
di Clapton interpretata splendidamente dal sassofono di Joshua Redman. Anche
riguardo a Tears in Heaven trovate
informazioni su Wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/Tears_in_Heaven).
Ve ne propongo due versioni, quella di Eric Clapton
e quella, servita a raccogliere fondi a favore delle vittime
dello tsunami del 24 dicembre 2004, interpretata da un folto gruppo di grandi nomi del pop.
Qui potete trovare il testo scritto da Will Jennings: http://www.azlyrics.com/lyrics/ericclapton/tearsinheaven.html.
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