L’editoriale del Corriere della Sera di oggi è affidato alla
penna di Antonio Polito.
L’argomento è l’esclusione di Nicola Cosentino dalle liste
del PDL in Campania. Polito si era già occupato della questione con un pezzo
che soltanto nelle ultime ore è stato reso disponibile nella edizione on line
(credetemi: lo tengo d’occhio da quando è uscito in cartaceo).
Andiamo ai link in ordine cronologico: http://archiviostorico.corriere.it/2013/gennaio/19/Candidato_non_presentare_Quel_candidato_co_0_20130119_c2e489de-61ff-11e2-9bc7-a0efef9747d2.shtml
e http://www.corriere.it/editoriali/13_gennaio_22/cosentino-ricatti-Polito_d80cff5e-645b-11e2-8ba8-1b7b190862db.shtml.
Buona stampa. Per il primo pezzo. Stampa così e così. Per
quello di oggi.
L’articolo di sabato mi era apparso subito convincente e,
infatti, speravo di proporvene la lettura già il giorno in cui era stato
pubblicato. Il secondo, al contrario, mi sembra criticabile, sia pure non
completamente.
A riguardo di quest’ultimo, dirò che non vedo un successo
degli Italiani nell’esclusione di Cosentino dalle liste del PDL. Io vedo
soltanto un’affermazione delle logiche assurde che governano le competizioni
elettorali in Italia, ma anche altrove. Noi, come accade sovente, riusciamo a
raggiungere livelli preclusi a tutti gli altri, ma non siamo soli a doverci
confrontare con il dilagare di un agonismo che trascende ogni ragionevolezza.
Detto altrimenti: non c’è dubbio che un partito aspiri a vincere le elezioni
come un ciclista aspira a vincere il Tour
de France, ma… Credo sia chiaro cosa intendo. L’attualità mi aiuta.
Tornando al pezzo odierno di Polito, osservo con piacere che
anche lui sottolinea (non diversamente da quanto ho fatto io ieri) come sia la
famigerata legge elettorale ancora in vigore a favorire il mercanteggiamento
attorno alle candidature. E mi conforta trovarmi d’accordo con lui sul fatto
che anche gli altri partiti non sono esenti da critiche in materia. Rimango,
tuttavia, del tutto sconcertato nel vedere che giudica una nostra vittoria la sconfitta
di Cosentino.
Cosentino (con la sua cerchia di amici) sarà anche stato
sconfitto (e lo vedremo), ma noi non abbiamo vinto. Non abbiamo vinto perché,
per esempio, in tutte le liste si trovano nomi che fanno accapponare la pelle. Per
esempio: ci siamo liberati di Cosentino, ma abbiamo ancora Verdini, tanto per
dire… Più in piccolo, ma comunque spiacevolmente urticante: Madame Ikea Anna
Finocchiaro avrà senz’altro un seggio a Palazzo Madama.
E queste, mi sforzo ancora di essere elegante, sono soltanto
quisquilie!
Il problema è che, a quasi un mese dalle elezioni, anche i
giornali più autorevoli si occupano delle liste rubate, del fratello o del
figlio di quel tale che si candida per un partito diverso da quello del famoso
parente, di chi sta un posto sopra e di chi sta un posto sotto e via di
seguito. In altre parole, uno sciocchezzaio patetico, che nulla ha che fare con
i problemi del paese. Non credo di esagerare se sostengo che politica e stampa
sono ormai completamente fuori dalla realtà e che la classe dirigente italiana
è del tutto inadeguata e connivente.
Vorrei concludere con una nota positiva. Non ci riesco
proprio. E non mi va di sprecare buona musica questa sera. Mi conviene tenere
fieno in cascina.
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