La ragione per cui me ne sono rimasto silenzioso per un paio
di giorni è che, nelle vicende italiane, trovo sempre più motivi per
arrabbiarmi e anche per radicalizzare il mio pessimismo.
Cominciamo dall’economia e da un po’ lontano. Sul Sole 24
Ore di giovedì, Roberto Perotti analizzava, senza offrire grandi speranze, i
meccanismi che ostacolano la riduzione della spesa pubblica italiana: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-10/perche-fanno-tagli-spesa-063551.shtml?uuid=Ab7xdqIH&fromSearch.
Buona stampa.
E’ un articolo che, tra l’altro, aiuta a capire due cose:
chiunque vinca le elezioni avrà un compito imponente per incidere sulla spesa
pubblica e, aspetto più importante, le promesse di riduzione delle tasse, così
come vengono articolate, costituiscono una minaccia molto seria per la tenuta
dei conti pubblici nei prossimi anni. Io non credo che esista in nessuno
schieramento politico la volontà di cambiare radicalmente il modo di operare
dello Stato e degli Enti locali, condizione senza la quale la spesa resterà
sostanzialmente immodificabile. E ritengo che ancor più ostili a una riforma in
questo campo siano i sindacati. Quanto poi alla burocrazia pubblica…
E qui veniamo a un articolo di oggi: l’editoriale del
Corriere della Sera, firmato da Ernesto Galli della Loggia, il quale indica
nell’ipotetico rinnovamento della classe politica (apparentemente ricercato da
tutti i partiti “storici”) un motivo di preoccupazione, giacché verrebbero a
mancare individui che hanno l’esperienza e la conoscenza necessarie per far
funzionare adeguatamente il Parlamento e il Governo. Questo il link: http://www.corriere.it/editoriali/13_gennaio_14/equivoci-antipolitica_c3595e66-5e13-11e2-8040-f298aabecc61.shtml.
Stampa così e così. L’impianto dell’articolo mi sembra condivisibile,
ma non mi convince l’approccio un po’ drastico, che induce quasi a pensare che
Galli della Loggia preferisca continuare a vedere all’opera certi personaggi di
cui, francamente, avremmo dovuto liberarci da molto tempo.
Parliamo, ad esempio, dei Presidenti di Camera e Senato:
nella logica di Galli della Loggia credo siano da considerare persone esperte
dei meccanismi parlamentari e statali e, quindi, risorse da mantenere in
servizio anche per la prossima legislatura.
Per me, Fini e Schifani dimostrano, al contrario, quanto la
classe politica affermatasi negli ultimi quindi anni sia priva delle qualità
necessarie per svolgere adeguatamente i propri compiti. Il mancato
funzionamento del Parlamento, che tutti lamentano, avrà pure dei responsabili. Sono
il primo a riconoscere quanto peso, a riguardo, abbiano avuto le tattiche
dilatorie dei partiti, pronti a far arenare qualsiasi provvedimento sgradito.
Mi pare, tuttavia, che i Presidenti di Camera e Senato, di fronte a questo
stato di cose, si siano limitati a qualche timida e frettolosa protesta e non
abbiano fatto alcunché per cambiare la situazione. Le dimissioni sarebbero
state un gesto assai più significativo dei pavidi richiami per l’eccessivo
ricorso ai decreti da parte dei Governi.
E non parliamo della sfilza d’impegni non mantenuti sui
costi del Parlamento. Detto fuori dai denti, Fini e Schifani non dovrebbero essere ricandidati. E mi spiace molto che il Professor Monti non abbia saputo farsi valere nel suo schieramento.
Lasciando questi due casi particolari, se andiamo a guardare come si vanno formando le liste e
a leggere i nomi di alcuni candidati, allora è anche più difficile dare ragione a Galli
della Loggia.
Perché non pensiate che faccio affermazioni aprioristiche,
ecco un paio di articoli sul tema (che si aggiungono a quello
segnalato venerdì). E li prendo da quotidiani assai distanti: il
primo è un pezzo di Sallusti, da Il Giornale di ieri (http://www.ilgiornale.it/news/interni/bersani-ora-ha-paura-scappa-berlusconi-e-confronto-tvdalla-874325.html),
il secondo è di Ottavio Lucarelli da Repubblica, sempre di ieri (http://napoli.repubblica.it/cronaca/2013/01/13/news/cosentino_cesaro_milanese_il_pdl_candida_gli_inquisiti-50415571/).
Immagino che anche Galli della Loggia sia dell’avviso che si
potrebbero scegliere persone migliori con criteri meno discutibili.
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