Avevo in animo di parlare di Telecom Italia da qualche
settimana, perché il destino della società che possiede e gestisce la rete
telefonica fissa italiana era già abbastanza delineato da tempo, da quando
Assicurazioni Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo (quest’ultima meno
nettamente) avevano fatto sapere di non voler più restare nel patto di Telco e
di mirare alla cessione della propria quota. Detto altrimenti, avevano sfilato
le loro carte dal castello, per definizione fragile, su cui si reggeva il
controllo azionario di Telecom.
La storia recente di Telecom Italia è lunga e complessa. Non
mi azzardo certamente a ricostruirla io. Lo fanno molto meglio di me tanti
giornalisti dei maggiori quotidiani italiani. Visto che il tema, per l’appunto,
è di quelli pesanti, affido il fardello a un paio di voci.
La prima, particolarmente autorevole, è quella di Guido
Gentili, dal 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-25/risveglio-tardivo-politica-063932.shtml?uuid=AbvZJPbI.
Buona stampa. C’è quasi tutto quel che bisogna sapere per
guardare alla vicenda con l’occhio al futuro.
La seconda, quella di Daniele Manca, trova spazio sul
Corriere della Sera di oggi e sintetizza gli eventi succedutisi da quando Prodi
decise la privatizzazione di Telecom: http://www.corriere.it/economia/13_settembre_25/gli-errori-degli-azionisti-e-lo-schiaffo-al-mercato-daniele-manca_18ad3e9a-25a2-11e3-baac-128ffcce9856.shtml.
Buona stampa.
Sul piano storico, io aggiungerei un paio di dettagli.
Il primo è che nel valutare le vicende di Telecom Italia, ma
anche in quelle di altre società quotate italiane, non si può dimenticare il
ruolo avuto da uno degli italiani giustamente più rispettati nel mondo: Mario
Draghi. Draghi dal 1991 al 2001 è stato Direttore Generale del Ministero del
Tesoro e dal 1993 al 2001 Presidente del Comitato Privatizzazioni del Ministero
stesso, quindi ha avuto un ruolo cruciale nelle vicende che hanno portato alla
cessione di una parte importante del patrimonio dello Stato. Ha anche firmato
la legge che ha apportato importanti modifiche al diritto delle società quotate
in Borsa (nota, appunto, come Legge Draghi), alcuni punti della quale sono
stati e sono tuttora controversi.
Non c’è un giudizio di valore in quanto precede, ma
soltanto, come ho detto, l’intento di aggiungere qualche utile dettaglio
storico e qualche spunto di riflessione.
Il secondo aspetto su cui vorrei attirare la vostra attenzione
è che, quando Colaninno, Gnutti e compagni lanciarono l’OPA su Telecom nel 1999, il Presidente del Consiglio era Massimo D’Alema e Stefano Fassina (attuale
Viceministro dell’Economia e delle Finanze) era al Dipartimento Affari
Economici della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questo perché non si
dimentichi chi assistette senza interferire nella prima scalata che, caricando
Telecom Italia di debito, ha seminato la pianta di cui oggi cogliamo gli amari
frutti.
Ovviamente, D’Alema e Fassina si guardano bene dal
considerare criticamente il proprio operato. Si sa, da queste parti nessuno ha
mai colpa di nulla, tutto accade senza che i politici abbiano mai alcuna
responsabilità e, soprattutto, che siano chiamati a pagare per i loro errori.
Già che ci siamo, parliamo brevemente anche di Alitalia. Se
davvero Air France-KLM deciderà di acquisire la maggioranza, le avremo fatto un bel
regalo, visto che pagherà molto meno di quanto avrebbe pagato nel 2007. Sergio
Rizzo spiega perfettamente tutto in questo articolo pubblicato dal Corriere ieri:
http://www.corriere.it/opinioni/13_settembre_24/rizzo-patrioti-abbandonarono-alitalia_9e7fe792-24f4-11e3-bae9-00d7f9d1dc68.shtml.
Buona stampa. Migliore di qualsiasi mia ricostruzione.
Ovviamente, mi piace in particolare la conclusione.
Ecco, vi ho annoiato con queste trascurabili storielle e,
intanto, c’è qualcuno che si preoccupa per le sue faccende personali e la
servitù si adegua. E Letta twitta e suona la campanella di Wall Street…
Buona notte e buona fortuna.
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