Stamattina mi sono alzato con le migliori intenzioni. Mentre, come accade tutti i giorni da quasi tredici anni, Doc e io festeggiavamo l’inizio della giornata con reciproche dimostrazioni di affetto, mi sono ripromesso di non criticare quel che accade in Italia, di non insistere nel giudicare negativamente l’operato di Renzi e degli altri politici, di vedere il bicchiere mezzo pieno, ecc. ecc.
Buona stampa. I miei propositi, inevitabilmente, sono svaniti come se fossero stati pochi centimetri di neve esposti al sole di questi giorni.
Il pezzo firmato da Di Vico è stato solo il primo di tanti che ho letto, tutti critici del modo in cui la Commissione di Vigilanza ha scelto i sette consiglieri di amministrazione della RAI la cui nomina viene ad essa attribuita dalla Legge Gasparri. Oltre che sulla forma, le critiche si estendono anche alla sostanza, sottolineando come, nell’individuare i nomi, abbiano avuto la meglio logiche che non tenevano in minimo conto le esigenze dell’azienda e le competenze dei prescelti.
Eccovi un piccola selezione di commenti, non farete troppa fatica se vorrete trovarne altri. E il tono non cambierà, potete credermi. Il primo, tratto da Il Sole 24 Ore è fermato da Marco Mele: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-08-05/il-passato-che-non-muore-072526.shtml?uuid=ACZra9c.
Poi, da Il Giornale, ecco un articolo di Anna Maria Greco: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/dai-partiti-correnti-dem-cencelli-secondo-matteo-scegliere-i-1158377.html. Infine, Mattia feltri da La Stampa: http://www.lastampa.it/2015/08/05/italia/politica/quei-consiglieri-ignari-di-tv-fanno-vincere-la-scelta-ms-bOmzp0iFBbmHNb2UsBllqJ/pagina.html.
Buona stampa. Per tutti. Davvero in queste nomine la politica ha superato sé stessa nel dare il peggio. Non se ne fa, ovviamente, una questione personale, i prescelti saranno tutte degne persone, oneste e volenterose, ma la RAI, soprattutto se la si vuole riformare davvero, avrebbe avuto bisogno di ben altre competenze e di ben altre esperienze.
La realtà, purtroppo, è che la volontà di riformare è tutta e solo nelle parole, nei proclami e nelle promesse di Renzi (ma non soltanto). Il mediocre agire del Presidente del Consiglio finisce per dare legittimità all’editoriale del 3 agosto di Sallusti, direttore de Il Giornale, con il quale difficilmente mi capita di trovarmi in sintonia. Potete leggerlo qui: http://www.ilgiornale.it/news/politica/renzi-siamo-vietnam-1157873.html.
Stampa così e così. Avrei potuto spingermi fino alla valutazione superiore se non fosse che Sallusti, nel criticare Renzi, si dimentica di ricordare come l’esperienza dell’attuale Presidente del Consiglio (nel modo di governare e nelle relazioni con maggioranza e opposizione) sia molto simile a quella del tizio decrepito, la cui permanenza a Palazzo Chigi ha prodotto risultati persino più modesti di quelli prodotti sinora da Renzi.
C’è da dubitare che le cose cambino sino a quando le logiche dei partiti saranno quelle da cui sono stati guidati nella nomina dei consiglieri della RAI. Fino a quando per tutti l’azione “politica” si sostanzierà esclusivamente nella gestione di posizioni di potere e nella tutela dei propri interessi.
Proseguiamo nell’ascolto delle sonate per clavicembalo di Domenico Scarlatti nell’interpretazione di Scott Ross. Oggi vi propongo la K7. E da domani passeremo ad altro.
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