Da ieri mi sento sollevato: la tensione dei giorni scorsi tra Chiesa Cattolica e Stato Italiano sembra un ricordo sbiadito, cancellato quasi completamente dall’azione coordinata con cui le due istituzioni hanno consentito che si svolgessero a Roma le esequie hollywoodiane (pateticamente pacchiane e, assai più grave, offensive per i cittadini onesti) di un personaggio considerato tra i principali esponenti della malavita della capitale.
Ed ecco, tra i tanti, l’articolo da The Washington Post: https://www.washingtonpost.com/world/europe/hollywood-style-funeral-for-purported-mobster-outrages-rome/2015/08/20/ce2de058-476f-11e5-9f53-d1e3ddfd0cda_story.html.
Buona stampa. Non che ci volesse molto: il fatto è così clamorosamente sconcertante da consentire a chiunque di ironizzare. E, temo, dovremo subire il sarcasmo di gran parte del mondo anche nei prossimi giorni poiché, come di consueto, alla fine a pagare non saranno certamente i veri colpevoli. Un segnale lo offre la cronaca di oggi, con i fulmini che si sono scaricati sul pilota dell’elicottero, mentre persone con ben altre responsabilità si ostinano a sottrarsi ad esse. Sugli sviluppi odierni, ecco un pezzo dall’edizione locale del Corriere della Sera:
Cronaca.
E, da La Stampa, le riflessioni amare sulle implicazioni di questo evento nel commento di Fabio Martini:
Buona stampa.
Prima di chiudere, non posso evitare di occuparmi di uno dei maggiori protagonisti di questa vicenda: il Prefetto di Roma Franco Gabrielli. Costui ieri aveva dichiarato: “Non avevamo alcuna contezza. Cercheremo di capire, al di là dei clamori, eventuali responsabilità. Senza dubbio c’è stato un difetto di comunicazione, lo dico senza voler fare processi”.
Il virgolettato è ripreso da un articolo di cronaca, pubblicato oggi sul Corriere della Sera e non disponibile nell’edizione on line (gli autori sono Alessandro Capponi e Ilaria Sacchettoni). L’ho acquisito con lo scanner.
Non voglio dilungarmi, però su Gabrielli devo dire qualcosa, non posso farne a meno perché, rileggendo le sue parole, mi vengono in mente queste: “Error, conditio, votum, cognatio, crimen, Cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, Si sis affinis…”
Già, Gabrielli mi fa tornare in mente le parole in latino con cui Don Abbondio cerca di abbindolare Renzo: come accade quasi sempre in Italia, anche lui getta fumo negli occhi e cerca di indirizzare altrove l’attenzione dell’opinione pubblica. La colpa non è mai di nessuno. Anzi no, è colpa del pilota dell’elicottero…
Prima della musica, una considerazione: probabilmente tornerò nei prossimi giorni sul fatto che la chiesa in cui si sono svolti i funerali di Casamonica è la stessa in cui non si vollero celebrare quelli di Piergiorgio Welby.
Oggi ascoltiamo due brani di un album pubblicato quest’anno, The Chopin Project, nato dalla collaborazione tra Alice Sara Ott, pianista tedesco-giapponese, e Ólafur Arnalds, polistrumentista islandese. La loro musica, che difficilmente può essere ricondotta al genere classico, pur trattandosi di Chopin, a me pare particolarmente affascinante.
Il primo brano s’intitola Reminescence.
Il secondo pezzo è Verses.
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