Si sta per chiudere un anno che, sul piano personale, ha
comportato molti momenti difficili e dolorosi, gran parte proprio in queste
ultime settimane. Oggi devo, ancora una volta e il Cielo sa quanto mi pesi,
affidare alla banalità delle mie parole il ricordo di una persona preziosa che
ci ha lasciato.
Anche Roberto è stato una presenza costante nei miei quasi
cinquantacinque anni di vita. Un cugino e un amico, che era riuscito a restare
il ragazzo con cui avevo fatto passeggiate in montagna quarant’anni fa e con il
quale, più di recente, ho giocato a tennis o, semplicemente, ho trovato modo di
parlare delle cose belle della vita e di scherzare su quelle che la rendono complicata.
Un uomo buono, discreto, garbato e rispettoso. Attributi assai
rari oggigiorno.
Ho scelto di dedicargli un brano che, per com’è nato,
potrebbe apparire fuori luogo, ma non è così. In realtà, Tears in Heaven di Eric Clapton ha un testo che mi pare privare
la morte del suo alone più cupo e la musica, soffusa di tenue malinconia,
non ha nulla di angosciante, anzi riaccende dolcemente la gioia di vivere.
Ascoltiamo la versione strumentale dall’album Wish, di Joshua Redman con Pat Metheny,
Charlie Haden e Billy Higgins.
Deponete anche voi un fiore sull’acqua di un fiume o di un
lago o del mare. Roberto lo vedrà.
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