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domenica 27 settembre 2015

Un problema di sistema?

Non posso fare a meno di occuparmi ancora della vicenda del gruppo Volkswagen, le cui dimensioni rischiano di creare all’azienda problemi tali da richiedere al nuovo management capacità senz’altro eccezionali.
Sono numerosi i Paesi nei quali la casa tedesca ha fermato la vendita dei modelli coinvolti nello scandalo delle centraline. In qualche caso la decisione è stata imposta dalle autorità, altre volte (come in Italia) si è trattato di una scelta autonoma di Volkswagen. Ecco un articolo tra i tanti, preso da Il Giornale: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/volkswagen-blocca-vendite-italia-1175998.html.
Cronaca. Detto degli ultimi sviluppi, mi sembra assai più interessante riflettere sui significati più profondi di questa storia.

lunedì 29 giugno 2015

Lezioni sbagliate


Nel settembre del 2008, forse perché il governo americano non s’impegnò fino in fondo, la banca d’investimento Lehman Brothers, anziché essere assorbita dall’inglese Barclays Bank, finì in bancarotta. Fu l’evento che scatenò la crisi finanziaria ed economica (le cui origini risalivano all’anno precedente) di cui stiamo ancora pagando l’altissimo prezzo. A ben vedere, come dimostra la dimensione dei pagamenti via via effettuati ai creditori di Lehman dal fallimento, l’istituto americano sarebbe forse riuscito a sopravvivere. Questa considerazione, tuttavia, rientra nella definizione di “senno del poi”, perciò ha un valore modesto.

martedì 24 luglio 2012

A tavoletta verso il Monte di Megiddo


A quanto pare, ancora una volta la costanza e l’impegno vengono premiati: i governanti europei hanno tergiversato talmente a lungo, ovviamente ognuno per ragioni di tornaconto politico interno diverse, lasciando così incancrenire una situazione che, temo, difficilmente sarà rimediabile.
Ormai anche i sassi hanno capito che l’euro è un edificio costruito senza le necessarie fondamenta. Dietro la moneta unica non c’è quasi nulla di quello che sarebbe necessario anche in situazioni normali, ma noi non stiamo vivendo una situazione normale. Lo dimostra il fatto che sono ormai trascorsi quasi quattro anni da quando il governo americano (guidato da George W. Bush e con Paulson Segretario del Tesoro) ha lasciato fallire Lehman Brothers e la crisi iniziata allora si è diffusa nel mondo, mettendo in evidenza, una dopo l’altra, tutte le carenze dei meccanismi che regolano l’economia e la finanza degli stati e delle imprese, prime tra tutte le banche.
E questo è successo mentre leader politici, economisti e dirigenti aziendali hanno continuato imperterriti a guardare un po’ meno distante della punta del loro naso. Ci hanno sommerso di chiacchiere (più o meno farneticanti) e non hanno fatto quasi nulla di quello che, ognuno nel proprio ruolo, avrebbero dovuto fare.
I politici, non dovrei neppure ripeterlo, danno il peggio di loro stessi, meritandosi ampiamente di vedersi addossare la maggiore colpa della situazione attuale. Solo oggi, con quella nota diffusa dal governo spagnolo, si è raggiunto l’apice dell’inettitudine. Provate a immaginare come avranno reagito i signori che, davanti ai terminali dei loro computer, da mesi operano così da trarre il massimo beneficio dalla crisi economica internazionale nel sapere che non esisteva nessun accordo tra Francia, Italia e Spagna nel sollecitare l’operatività del cosiddetto scudo salva-spread.
Non che un eventuale accordo fosse risolutivo, ma annunciarlo senza che esistesse, cribbio, anzi no, cazzo (ci vuole, cazzo!), come si fa?
E’ l’ennesima, forse più desolante, dimostrazione di quanto distanti siano dalla realtà i signori cui abbiamo affidato il nostro destino. In giro per il mondo, mentre scrivo, centinaia di operatori finanziari festeggiano, consapevoli che hanno davanti a loro ancora molte settimane per sfruttare ulteriormente lo spazio sconfinato lasciato loro da governanti imbelli, preoccupati soltanto di sopravvivere alle prossime elezioni, così attenti a sé stessi e distratti dal bene collettivo da non riuscire a mettere insieme lo straccio di una politica comune per fronteggiare una crisi che sta portando l’Europa (tutta l’Europa) e con essa il mondo verso il disastro.
Non v’indico nessun articolo da leggere. Fate un po’ di fatica da soli, sempre che ne abbiate voglia. Se trovate qualche ragione per darmi torto, scrivete pure. Il blog è più che mai aperto alle vostre opinioni, soprattutto se in contrasto con le mie. Sarò felice di essere smentito.
Nel frattempo, buona notte e molta buona fortuna.

giovedì 19 aprile 2012

Tra un pranzo e una cena


Non è poca la nebbia che avvolge i ricordi di quanto ho studiato all’università, eppure qualcosa mi spinge a dubitare della capacità delle persone che guidano i maggiori paesi e le principali istituzioni del mondo. Un esempio lo trovate in questo bell’articolo del Financial Times di oggi (gran bel giornale): http://www.ft.com/intl/cms/s/0/f9d42a96-8a35-11e1-93c9-00144feab49a.html#axzz1sQmXZhNc.
Buona stampa.
C’è una quantità di signori molto ben pagati dai contribuenti di mezzo mondo che s’incontrano a Washington per discutere se fornire (e quante) risorse al FMI perché possa intervenire nel caso (tutt’altro che ipotetico) che la situazione economica internazionale si deteriori ulteriormente in conseguenza di un aggravamento della crisi di nazioni come la Spagna o l’Italia.
Tutto questo continuare a parlarsi addosso dei signori (e delle signore) molto ben pagati dai contribuenti di mezzo mondo (in particolare quelli europei) dura da molti anni ormai: se ve lo siete dimenticati, Lehman Brothers fu lasciata fallire nel 2008, esattamente il 15 Settembre. Oggi, credo, è il 19 Aprile del 2012 e non è stato fatto quasi nulla per arrestare le conseguenze di quella disastrosa decisione dell’Amministrazione americana (il Presidente era ancora George W. Bush) che è stata l’interruttore di un meccanismo di cui nessuno aveva capito la complessità e le dimensioni.
Se tutto andrà per il meglio, forse verso la fine del 2012 si avranno gli strumenti ideati da tecnici e politici per cercare di contrastare gli effetti combinati della speculazione, tuttora libera di operare ovunque e su qualunque titolo finanziario o su qualunque bene, e delle politiche di rigore estreme adottate in Europa e innestate su anni di gestione irresponsabile dei bilanci pubblici.
In realtà, ammesso e non concesso che si arrivi realmente a mettere insieme le risorse di cui riferiscono i giornali, ciò accadrà ancora una volta con grave ritardo (forse troppo tardi) e senza che si sia fatto nulla per contrastare il peggior nemico della crisi del debito pubblico europeo e della sostanziale inattività del sistema creditizio di molti paesi: la mancanza di sviluppo.
Un problema aggravato dal rallentamento dell’economia cinese e di altri paesi la cui crescita era considerata una locomotiva capace di trascinare le altre nazioni fuori dalle secche in cui si trovano.
Tutto questo mentre la ricchezza accumulata nel tempo dai piccoli e medi risparmiatori di gran parte del mondo subisce una costante e inesorabile erosione e non viene impiegata per produrre nuova ricchezza, visto che il sistema bancario, soprattutto in Europa, ma anche altrove, non esercita più il proprio ruolo istituzionale e non trasferisce il risparmio alle imprese.
I signori e le signore molto ben pagati dai contribuenti di mezzo mondo, però, continuano a organizzare i loro lunch e i loro dinner a Washington.