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giovedì 9 giugno 2016

Indulgenza

Nel 1991, edito da Einaudi, usciva il volume Un eroe borghese del giornalista Corrado Stajano (https://it.wikipedia.org/wiki/Corrado_Stajano). Il libro raccontava la vicenda di una delle poche figure che si stagliano, imponenti, nella storia italiana della seconda metà del secolo scorso, quella di Giorgio Ambrosoli, avvocato, nominato nel settembre del 1974 commissario liquidatore della Banca Privata Italia di Michele Sindona, incarico al quale si dedicò con dedizione assoluta e implacabile correttezza, espressioni di un senso della giustizia e del bene collettivo assai rari nella classe dirigente del nostro paese, qualità che ha pagato con la vita nella notte dell’11 luglio del 1979 (https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Ambrosoli).

martedì 5 gennaio 2016

Da un piazzista all'altro

Il primo argomento di oggi è controverso e io non ho ancora un’opinione definitiva a riguardo. E’ legittimo, come ha fatto Ilaria Cucchi, pubblicare su Facebook la foto di uno dei presunti autori del pestaggio che ha portato alla morte suo fratello? Ripeto, personalmente sono tuttora incerto e fatico a dare una risposta alla domanda. Certo, si tratta di un caso, uno tra i tanti e, forse, non il peggiore, in cui la rete viene usata in maniera da sostituire, ceteris paribus, strumenti che la nostra civiltà ha deciso di non utilizzare più, come, ad esempio, la gogna, perché violano diritti fondamentali della persona. D’altro canto, i diritti della persona sono stati violati in maniera intollerabile da parte di coloro che hanno sottoposto il fratello di Ilaria Cucchi a violenze immotivate e smodate, causandone la morte, e che hanno poi depistato le indagini. Si tratta di persone che avrebbero dovuto proteggere la vita di Stefano Cucchi così come dovrebbero proteggere quella di chiunque: sono persone al servizio dello Stato e devono garantire la sicurezza dei cittadini, tutti i cittadini, anche quelli che possono aver violato la legge, ma non costituiscono un pericolo per l’incolumità di nessuno, salvo, eventualmente, la propria.

venerdì 9 gennaio 2015

Se la sono cercata per tutti noi


Come di consueto, di fronte al vile massacro della redazione di Charlie Hebdo, i politici italiani non rinunciano a volare basso basso, incapaci di sottrarsi al bisogno di guardare anche gli eventi più drammatici con le modeste lenti deformanti delle zuffe da pollaio della LORO politichetta provinciale.
Non farò a nessuno il favore di riprendere articoli che citano le corbellerie (come vorrei usare un'altra parola!) di questo o di quello. Lascio a voi, se proprio ne sentite il bisogno, il compito di dragare la melma e tirare fuori i commenti degli inetti parolai ai quali, purtroppo, abbiamo consentito di rappresentarci, con la sola scusante di sistemi elettorali costruiti apposta per dar modo ai peggiori di essere eletti.
Il barbaro assassinio di Parigi è solo l’ultimo di una serie di attacchi al cuore del mondo occidentale, quel mondo nel quale, con gli ovvi limiti dell’umano agire, si sono affermati principi filosofici, giuridici e religiosi e modelli di vita che meglio si prestano ad appagare le aspirazioni degli individui. Di tutti gli individui, anche di quelli che rifiutano quei principi filosofici, giuridici e religiosi e quei modelli di vita e pretendono di imporne di diversi, frutto di un’interpretazione deformata della propria fede.
Come scrivevo l’altra sera, sull’onda anche dell’impatto emotivo, le colpe di quanto avvenuto in Rue Nicolas Appert vanno attribuite a tanti.
In particolare, attirerei ancora la vostra attenzione su quei paesi che, come ho già scritto, non si fanno troppi scrupoli nel finanziare i movimenti terroristici più pericolosi del panorama islamico, molti dei quali, tra l’altro, hanno sviluppato autonomi metodi per procurarsi risorse impressionanti con cui sostenere le proprie azioni.
Su Il Sole 24 Ore di oggi si occupa di questo tema Claudio Gatti, uno dei migliori giornalisti investigativi italiani:
Buona stampa.
Ai dati dell’indagine di Gatti si possono aggiungere quelli di Roberto Bongiorni che, sempre sul 24 Ore, offre un’accurata descrizione del fenomeno dei cosiddetti retournès: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-01-09/un-esercito-reduci-guerre-medio-oriente-063654.shtml?uuid=ABaIkCbC.
Buona stampa. I dati di quest’ultimo articolo fanno strage degli argomenti patetici dei populisti di ogni Paese europeo, in primo luogo di quelli italiani, purtroppo tanti e di pessima caratura anche per la categoria. E’ del tutto evidente che non esiste, e non potrebbe esistere, una matrice comune tra i musulmani francesi e quelli scandinavi, tra quelli tedeschi e quelli inglesi. Si tratta di comunità nate in tempi e con modalità totalmente diversi e sulle quali l’ombra del passato è in qualche caso spessa in qualche altro assente. Detto altrimenti, un membro di seconda o terza generazione della comunità musulmana francese porta nel proprio bagaglio, tra l’altro, i rancori di una colonizzazione che non può avere un esponente della comunità tedesca o svedese.
Se non avessero implicazioni così drammatiche, le sbrigative analisi opportuniste dei politicanti da strapazzo che, purtroppo, pullulano in Europa potrebbero far sorridere ironicamente perché costoro, nel valutare la questione musulmana, si muovono con logica poco diversa da quella dei fanatici che imbracciano il kalashnikov e il Corano. E con la medesima volontà di capire.
Mi piace, per cercare di rimanere alto, suggerirvi la lettura di un pezzo di The Economist:
Buona stampa. Direi ottima. Grazie a Roberto (http://www.whatsmoneyfor.com/) che mi ha segnalato questo articolo, così lontano da quello, sconcertante, del Financial Times nel quale si lasciava intendere che gli autori di Charlie Hebdo “se l’erano cercata”. Già, un articolo di cui non vi do il collegamento perché mi ha infastidito e, probabilmente, m’indurrà a porre fine all’abbonamento al quotidiano inglese.
Se l’erano cercata… Viene in mente Andreotti che aveva usato parole simili riguardo all’Avvocato Giorgio Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona. Quale destino iniquo accomuna a volte gli uomini che, in diverso modo, combattono per difendere il bene collettivo. Uccisi e sbeffeggiati.
Giova, perciò, leggere il Buongiorno di Gramellini, che spiega meravigliose ovvietà: http://www.lastampa.it/2015/01/09/cultura/opinioni/buongiorno/checkpoint-charlie-fgKcpl9gDlwN70cufbcSrM/pagina.html.
Buona stampa.
Je suis Charlie.