Guardo poco o nulla la televisione. E se proprio mi capita
di accenderla, non accade mai quando va in onda la trasmissione di Bruno Vespa.
Considero Vespa la quintessenza del giornalismo asservito, un club che in
Italia, purtroppo, conta un numero molto cospicuo d’iscritti. Poiché non
abbiamo il monopolio dell’opportunismo e della piaggeria, si trovano analoghi
circoli anche in altri paesi, ma quelli con tanti soci, in generale, si trovano
in nazioni che non possono vantare sistemi politici e stampa degni di vere
democrazie moderne.
Ieri sera, guarda un po’, Vespa ha ospitato il tizio
decrepito, offrendogli spazio per tentare di rilanciarsi e di dare consistenza
alla sua ormai effimera credibilità politica.
Intendiamoci, un po’ di capacità di seduzione rimane, così
come l’indiscutibile combattività, quindi non mi sogno affatto di darlo per
morto, tuttavia le sue potenzialità sono senz’altro ridotte. Soprattutto
perché, come non sa accettare le stagioni della vita umana, così non vede che
la presa sull’elettorato e anche sui fedelissimi, dopo vent’anni di obiettivi
mancati, si attenua giorno dopo giorno.
Posso immaginare che l’editoriale del Corriere di ieri,
firmato da Galli della Loggia, non fosse scritto per piacergli, visto che
metteva in luce tutte le contraddizioni di un’esperienza politica che, a voler
essere davvero buoni, appare quantomeno deludente. Forse, però, farebbe bene a
mettersi il cuore in pace. Gli storici, almeno quelli che non seguono l’esempio
di Vespa, difficilmente si scosteranno dalla linea di Galli della Loggia.
Questo è il link al suo articolo di fondo: http://www.corriere.it/editoriali/14_aprile_24/diaspora-destra-f75b104a-cb6a-11e3-b768-8b37958dddda.shtml.
Buona stampa.
Come dicevo, l’editoriale di Galli della Loggia non sarà
parso degno di attenzione né di riflessione autocritica al tizio decrepito,
abituato a dare ascolto solo a chi gli da ragione e lo incensa. Non stupisce,
allora, che abbia accolto con gelo sprezzante la lettera inviata a La Stampa da
colui che, per anni, è stato il suo lacchè prediletto, Sandro Bondi. Dire che,
pur cercando di non andare contropelo, Bondi arriva a conclusioni non troppo diverse da quelle dell’editorialista del Corriere della Sera non mi sembra azzardato. Ecco il
link: http://www.lastampa.it/2014/04/23/cultura/opinioni/editoriali/fi-ha-fallito-sosteniamo-renzi-lKfjfDuU6yxSmrsVb68lyM/pagina.html.
Si tratta di lettera, quindi nessun commento. Anzi, uno ci
sta, non mio, ma di Jena, sempre da La Stampa: http://www.lastampa.it/2014/04/24/cultura/opinioni/jena/comunisti-C701dgN9ppvW150sU9XX7K/pagina.html.
Buona stampa.
Cambiamo argomento, anche se ci spostiamo su una storia che
non offre sollievo dal senso di disgusto prodotto dalle vicende politiche. La
questione del cosiddetto metodo di cura Stamina è una di quelle che dimostra
come, in Italia, il diritto sia diventato un elastico che ognuno tira come e
dove vuole, deformandolo a proprio uso e consumo, così che si lascia il campo
aperto a ciarlatani e profittatori vari. Una situazione tanto più grave quando
è coinvolta la salute. La lettura dell’articolo di Gilberto Corbellini sul Sole
24 Ore di oggi vi dirà molto più di quanto saprei fare io: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2014-04-25/stamina-quando-e-offesa-dignita-malati--094250.shtml?uuid=AB6Y8dDB.
Buona stampa.
E, prima di qualche buona nota, torniamo all’inchiesta sull'acquisizione di Banca Antonveneta da parte del Monte dei Paschi
di Siena, il che ci darà modo di fare qualche riflessione sull’attualità
dell’istituto senese. I Pubblici Ministeri incaricati dell’indagine scrivono
che il Presidente Mussari e il Direttore Generale Vigni avevano (riprendo i
virgolettati dal Corriere cartaceo) “un
modus operandi autoreferenziale, verticistico e asservito al soddisfacimento di
interessi in generale distonici da quelli dell’ente.” In conseguenza di
questi “interessi e sollecitazioni
esterne, ascrivibili in prima battuta al panorama politico locale e nazionale”
Mussari e Vigni decisero di comprare Antonveneta, in modo doppiamente sventato:
in primo luogo perché non si accertarono del reale valore di ciò che acquistavano
(rinunciando a guardare bene i conti, ossia a effettuare quella che si chiama due diligence) e, secondo, perché
comunque stavano facendo un passo ben più lungo di quel che consentivano le
fragili gambe di MPS e ne erano consapevoli.
Mussari e Vigni, tra un bel po’ di anni, saranno forse
chiamati a rispondere definitivamente delle loro decisioni e dei loro
comportamenti. Mi chiedo se accadrà altrettanto per coloro che, alla guida
della Fondazione Monte dei Paschi, costituivano lo strumento principale
attraverso il quale la politica, soprattutto locale, esercitava il proprio
potere sulla Banca Monte dei Paschi.
Quello di cui sono certo, invece, è che la politica, sempre attraverso la Fondazione, non ha
affatto rinunciato a esercitare influenza sulla Banca, come hanno dimostrato due
fatti: il rinvio dell’aumento di capitale da dicembre 2013 a maggio 2014 e la
costituzione, per il momento non ancora autorizzata, di un patto di sindacato con
due società finanziarie estere, una brasiliana e una messicana, volto a
mantenere, con il 9% complessivo del capitale, un peso decisivo nella nomina
dei dirigenti di BMPS.
Non mi dilungo, dirò solo che il rinvio dell’aumento di
capitale ha comportato un aggravio di costi per la banca e la necessità di
effettuare un’operazione di maggiore entità (l'aumento sarà di 5 miliardi contro i 3 previsti in dicembre) che, si dice, potrebbe trarre
vantaggio dalle migliorate condizioni generali dell’economia e dalla maggiore
disponibilità degli investitori internazionali verso l’Italia e le sue aziende.
Siamo sicuri che le cose stiano così?
Leggete questo pezzo dal Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-04-24/mps-blackrock-scende-32percento-timori-prima-maxi-aumento-063911.shtml?uuid=AB2S3LDB&fromSearch.
Buona stampa.
Chiudiamo con due brani musicali. Il primo, eseguito da The Bill Evans Trio, è Waltz for Debby.
Oggi lo si può definire un classico, ma allora (1961) era espressione di uno
straordinario spirito innovativo.
Ci spostiamo in Brasile e ascoltiamo Você vai ver cantato ed eseguito alla chitarra da Rosa Passos (http://en.wikipedia.org/wiki/Rosa_Passos).
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