Ieri, oltre che della conferenza stampa di Palazzo Chigi, il
Presidente del Consiglio Renzi si è servito di Twitter per annunciare i punti salienti del decreto che abbasserà
l’imposizione fiscale per i redditi medio-bassi.
Nonostante l’impegno profuso, sono restio a definire l’esito
esaltante, perché le pur notevoli capacità di comunicazione di Renzi non paiono
aver allontanato i dubbi sull’efficacia delle misure annunciate.
Qualche esempio? Da Fabrizio Forquet sul Sole 24 Ore (http://www.ilsole24ore.com/art//2014-04-19/la-partita-renzi-si-gioca-tagli-081139.shtml?uuid=ABawHOCB)
a Dario Di Vico sul Corriere (http://www.corriere.it/editoriali/14_aprile_19/coraggio-dubbi-fb5a2f36-c77e-11e3-98e6-75c21d6c5e5d.shtml),
da Federico Geremicca su La Stampa, che mi sembra solo apparentemente meno
critico (http://www.lastampa.it/2014/04/19/cultura/opinioni/editoriali/matteo-e-la-politica-di-ascolto-WRjaCMGXhOe53avVsUaViJ/pagina.html)
a Antonella Baccaro, ancora sul Corriere della Sera (http://www.corriere.it/politica/14_aprile_19/i-numeri-un-premier-che-corre-ottanta-euro-dieci-tweet-sei-fragilita-b2e5e122-c784-11e3-98e6-75c21d6c5e5d.shtml#).
Buona stampa. Per tutti. Troverete ovviamente altri
commenti, alcuni persino più critici, ma lascio che facciate un po’ di lavoro
da soli.
Non c’è dubbio che sia presto per valutare l’operato di un
governo nato soltanto due mesi fa, ma è altrettanto indiscutibile che il modo
di procedere di Renzi suscita molte, forse troppe perplessità. Ovviamente, come
chiunque abbia un po’ di buon senso, mi auguro che il Presidente del Consiglio
abbia ragione perché, in caso contrario, questo paese avrebbe buttato via
inutilmente altro tempo prezioso e assai difficilmente si sottrarrebbe al
processo di grave declino iniziato oltre vent’anni fa.
Un declino al quale dedicano le proprie energie troppe
persone incapaci di sollevare lo sguardo dai mediocri interessi di bottega su
cui sono concentrati o di distoglierlo dal proprio ombelico o entrambe le cose.
Oggi, con una lettera indirizzata al Corriere della Sera
(che, forse, avrebbe fatto meglio, per lui e per il nostro fegato, a non pubblicarla) il
Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Vietti,
certifica la sua dedizione assoluta e totale al declino del nostro paese. In
realtà, al Corriere qualche dubbio devono averlo avuto, perché la lettera
appare soltanto sul cartaceo, mentre l’edizione on line non la ripropone. Così sono stato costretto a far lavorare
lo scanner: non mi sarei mai perdonato se non vi avessi messo nelle condizioni
di godervi un pezzo come quello di Vietti. Leggete per credere…
Dubito vi serva la mia opinione, tuttavia qualche
osservazione devo farla. Cominciamo dallo stile: come definirlo? Difficile
riuscire senza usare parole che, per regola autoimposta, ho deciso di non usare
nel blog. Voi tre, però, avete capito benissimo quanto poco mi piaccia come
scrive Vietti, davvero proprio pochissimo, anzi mi fa proprio schifo. Venendo al contenuto, mi pongo due domande. Vietti è
Vicepresidente del CSM dal 2 agosto del 2010, in precedenza ne era stato a
lungo consigliere, poi, come deputato, ha avuto altri ruoli in materia di
Giustizia: in tutto questo tempo non ha visto nulla? Doveva leggere
l’intervista di Friedman alla Bonino per rendersi conto che la Giustizia civile
italiana è una barca affondata da quel dì? Seconda: se, perché l’Italia possa
tentare di darsi un sistema giudiziario simile a quello dei paesi civili, Vietti
non sa proporre altro che la creazione di una commissione (l’ennesima), non
sarebbe ora che si togliesse dai piedi?
Un’ultima sottolineatura su questo pezzo esemplare di prosa
inutile e ridicola: non si scorge neppure un timidissimo accenno di consapevolezza
che la magistratura è tutt’altro che estranea al disastro del nostro sistema
giudiziario.
Vi ricordate il nome del partito fondato da Oscar Giannino?
Lui voleva “fare per fermare il declino”. Vietti vuole accelerare e aggravare
il declino. E, purtroppo, non è improbabile che ci riesca.
Buona notte e buona fortuna.
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