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sabato 7 settembre 2019

Inadeguatezza diffusa


Come altri italiani presenti su Facebook, anch’io ho sorriso di qualche post in cui si ironizzava a proposito degli strafalcioni di Luigi Di Maio in inglese, storia e geografia, materie nelle quali un Ministro degli Esteri dovrebbe possedere una preparazione superiore alla sua. Un sorriso che, tuttavia, non mi impediva di riflettere sul fatto che, come accade (troppo) spesso nella nostra epoca, si colpisce una persona sfruttando i suoi difetti o le sue mancanze, un atteggiamento che, oggettivamente, non si può considerare impeccabile, al contrario.

domenica 1 settembre 2013

Cronache italiane?


Oggi, ne sono veramente felice, posso raccontarvi una bella storia, qualcosa che, non penso di sbagliare, è motivo di conforto per tutti noi.
Voi tre non ci crederete, ma è successo che un amministratore locale, il responsabile del settore agricolo di un’importante regione, sia stato licenziato per aver fatto acquistare, a spese dei contribuenti, un’auto estremamente lussuosa che, per dimensioni, consumi, finiture esagerate, mal si conciliava, tra l’altro, con le convinzioni ecologiste dell’assessore in questione.
Era ora, non vi pare? Noi stringiamo la cinghia e questi spendono e spandono a carico nostro. Per fortuna si stanno mettendo in riga. Bene. Direi che dobbiamo essere grati al suo superiore diretto che l’ha costretto alle dimissioni. Chi sarà stato? Cota, Governatore del Piemonte? No, lui non governa con gli ecologisti, si preoccupa (e ne ha motivo) di un verde diverso. Che sia Nichi Vendola, alla guida della Regione Puglia, uno che delle convenzioni se ne frega, ma è ben attento al potere e a tutto quel che serve per raggiungerlo e mantenerlo? Acqua! Acqua profonda!
Cosa dite? Mi domandate se sono sicuro che sia accaduto qui, in Italia?
No, non è accaduto in Italia. In Italia queste cose non succedono. Guarda un po’, è accaduto in Germania: http://www.corriere.it/esteri/13_settembre_01/germaia-auto-lusso-verde-licenziato_b4a196d6-132b-11e3-b29f-7fb8749168ea.shtml.
Cronaca. Di quelle che fanno star male, perché, appunto, non sono cronache italiane.
Provo a farvi sorridere, con un breve testo di Mattia Feltri da La Stampa del 24 Agosto:
Buona stampa. Mattia Feltri, diversamente da Vittorio Feltri (suo padre), non nutre molta simpatia per il tizio decrepito (andate a leggere gli altri suoi pezzi e mi darete ragione), ma non è per questo (o non solo per questo, lo ammetto) che ve ne ho suggerito la lettura. L’ho fatto perché apprezzo molto lo spazio che La Stampa offre a Gramellini, Jena e Feltri (Mattia), le cui rubriche ci aiutano a sorridere o, quantomeno, a riportare verso l’alto le pieghe delle labbra. E ripenso con nostalgia a Controcorrente, lo spazio de Il Giornale (quello di Indro Montanelli). Era un piacere (quasi) quotidiano. Quasi perché non sempre risultava all'altezza delle aspettative. Ma si sa, sono le aspettative a essere esagerate.
Non quando si parla di musica. In particolare quando si parla di grandi voci e di grandi brani. Questa sera torniamo alla "tradizione" di questo blog, ossia alle versioni multiple di pezzi particolarmente importanti nella storia della musica. La canzone che vi propongo è Little Girl Blue, come molti standard tratta da un musical (http://en.wikipedia.org/wiki/Little_Girl_Blue_%28song%29).
E andiamo a razzo, senza commenti, o quasi. Cominciamo con Janis Joplin.


Passiamo a Chet Baker: guardate le immagini di questo straordinario video dedicato a un gigante della musica, così meravigliosamente fragile, e godetevi il piano di Enrico Pieranunzi.


E poi a Nina Simone, dal vivo a Montreux nel 1976.


Mi fermo qui, perché Nina Simone è semplicemente stupenda. Potete riascoltarla, o se preferite, continuare voi la ricerca su YouTube, troverete tante altre esecuzioni degne di ascolto.

mercoledì 11 gennaio 2012

Io ho memoria


Promemoria per il Presidente del Senato e per il Presidente della Camera: mancano 20 (venti) giorni al 31 gennaio, data entro la quale, in base alle loro promesse, dovrebbero arrivare decisioni in merito ai costi delle istituzioni da loro guidate e alle retribuzioni di senatori e deputati. Attendiamo. Non fiduciosi, ma attendiamo.
Passiamo ad altro. Ieri Vittorio Feltri sul Giornale (http://www.ilgiornale.it/interni/perche_stiamo_farmacie_taxi_ed_edicole/10-01-2012/articolo-id=566257-page=0-comments=1) e oggi Antonio Polito sul Corriere (http://www.corriere.it/editoriali/12_gennaio_11/polito-pagliuzza-trave_237254e2-3c1e-11e1-9394-8a7170c83e07.shtml) si sono occupati del tema delle liberalizzazioni e della concorrenza.
Mi piacerebbe lasciarvi nel dubbio riguardo a quale, dei due articoli, mi piace di più, ammesso che tutti e due mi piacciano. Non posso, però, nascondere il mio pensiero, soprattutto perché Feltri, com’è suo costume, tende a forzare la realtà ai suoi argomenti e fa parte dei miei “doveri istituzionali” metterlo in evidenza. Per rapidità, un solo esempio: sostiene che le misure in materia di farmaci faranno sì che Tavor e pillola del giorno dopo si troveranno negli scaffali dei supermercati con mozzarelle e biscotti. Questo non accadrà, perché non si tratta di farmaci che si possano vendere liberamente, ossia senza ricetta. Dunque c’è una rappresentazione non corretta della possibili conseguenze di misure che, tra l’altro, non hanno ancora il crisma dell’ufficialità e sono ancora allo studio. Un altro dettaglio nel pezzo di Feltri mi ha colpito: che proprio lui parli della macchina del fango a proposito della stampa, onestamente, mi pare un po’ azzardato. Vero che non è un ragazzino, ma credo che del “caso Boffo” dovrebbe ricordarsi.
Mala stampa.
Polito, al contrario, mi sembra svolgere un’analisi attenta, basata più su dati concreti che su convinzioni aprioristiche. E’ il mio parere, ovviamente…
Buona stampa.

domenica 20 novembre 2011

In barca non si litiga


Oggi avrei inteso affrontare l’argomento dell’informazione in generale, ma tra pagine stampate e pagine web, purtroppo, devo cambiare programma.
F&F hanno il difetto comune di un atteggiamento tracotante, che, lo ammetto, non alimenta in me simpatia. Qualcuno dirà che sono altre le loro vere mancanze, può darsi, ma a me, adesso, interessa poco: se vogliamo parlare di partigianeria, allora voglio sottolineare come ce ne sia in abbondanza in tutti i giornali dei due principali schieramenti politici. Come mi sembrano dimostrare gli articoli di Travaglio (e di altri) sul Fatto Quotidiano. Mi piacerebbe rinviare a quello odierno di Travaglio, purtroppo il link ancora non è disponibile, rimando a quello del 15 Novembre (http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/15/niente-festa-siam-cazzulli/170587/).
Feltri, Ferrara e Travaglio, oltre a condividere, a mio parere, modi esageratamente aggressivi e sprezzanti, sono giornalisti tra i più popolari nel gruppo di quelli che lavorano in testate che non nascondono da che parte stanno (e la sostengono apertamente). Sono tutti e tre professionisti di valore, pure meritano un giudizio negativo, soprattutto in questa fase: siamo in un bel mare di guai e mi sembra che sia più importante cercare di venirne fuori rapidamente e senza farci troppo male piuttosto che litigare per decidere quale, tra i timonieri del recente e remoto passato, abbia maggiormente contribuito a portarci fin qua. Di questo si occuperanno altri, possibilmente posteri e possibilmente imparziali. E in ogni caso con una mentalità da tifosi e senza volontà di analizzare onestamente le responsabilità della propria parte non si va molto lontano. Certamente non fuori dalla crisi in cui ci troviamo.
Mala stampa.