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venerdì 12 settembre 2014

Twittare tutto per non cambiare nulla


Il Corriere della Sera di oggi, sia in versione cartacea sia sul sito, propone un’intervista realizzata da Michele Farina a Alison Deighton, una donna imprenditore immobiliare inglese, che era interessata a effettuare un secondo importante investimento in Italia. Ecco il collegamento: http://www.corriere.it/cronache/14_settembre_12/super-manager-fuga-puglia-investirei-70-milioni-ma-non-si-puo-176fa44e-3a3e-11e4-8035-a6258e36319b.shtml#.
Buona stampa. Sempre che la signora dica la verità…  Scherzo ovviamente, non ho il minimo dubbio che la signora Deighton dica il vero e che qualche stupido burocrate (o più d’uno, probabilmente) abbia pensato bene di tergiversare sino al punto di mandare all’aria il suo progetto imprenditoriale. Non verremo mai a capo di nulla finché si ripetono vicende simili (e si ripetono, certo che si ripetono!). E c’è un’unica strada per modificare le cose: si deve cambiare radicalmente la filosofia fondamentale del nostro ordinamento giuridico. Si deve cancellare una volta per tutte il principio che tante attività dei cittadini e delle imprese debbano essere autorizzate da uno o più uffici pubblici. Finché questo principio varrà, il nostro paese sarà condannato perché in questo principio si annida il germe della corruzione e dell’inefficienza, dell’arbitrio e dell’irresponsabilità, delle estenuanti lentezze e delle decisioni autolesionistiche. E anche della spropositata dimensione della pubblica amministrazione, centrale e periferica, con le ovvie conseguenze in termini di spesa. Potrei continuare, ma mi fermo qui. Credo di aver già detto abbastanza.
Quando poi si pensa che, mentre la signora Deighton non ha potuto portare avanti il suo progetto perché stanca di confrontarsi con un muro di gomma, in giro per la penisola si svolgono innumerevoli attività abusive o, addirittura, illegali senza che nessuno faccia nulla…
Che l’attuale Presidente del Consiglio e i suoi collaboratori possano modificare questo stato di cose mi sembra assai improbabile. Direi, anzi, impossibile. Ho tenuto in sospeso a lungo il giudizio su Matteo Renzi. Si parva licet componere magnis, mi sono adeguato a quanto hanno fatto la maggior parte dei commentatori politici: per qualche mese sono rimasto a guardare, in attesa fiduciosa di vedere qualche segno concreto di autentico cambiamento. Non ne ho visti.
Renzi, purtroppo, marca una continuità sconcertante con il tizio decrepito: Berlusconi sottoscriveva contratti che valevano meno della carta su cui erano scritti, Renzi ogni secondo minuto annuncia su Twitter che farà questo e farà quello, ma a tutt’oggi, la sola misura rilevante adottata è quella dei famosi 80 euro di minor prelievo sulle buste paga più basse, una misura che è stata più che compensata da incrementi delle imposte (non tutti, per la verità, decisi dal suo governo).
E siccome non posso pretendere che crediate a me, vi suggerisco di leggere l’intervista al Presidente del Consiglio pubblicata dal Sole 24 Ore qualche giorno fa: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-09-03/renzi-subito-tagli-20-miliardi-e-bonus-non-torno-indietro-063516.shtml?uuid=ABjklspB.
Buona stampa. Roberto Napoletano, il mio (ottimo) omonimo direttore del quotidiano ci prova a condurre la conversazione sul piano del realismo, ma è tutto inutile.
Quel che lascia l’amaro in bocca è che gli italiani, pur consapevoli del fatto che Renzi sta facendo poco o nulla per portare il paese fuori dalle secche in cui sta arenato da quel dì, continuano ad apprezzarlo. I sondaggi dicono che piace: non fa nulla o quasi, ma può contare ancora sul sostegno della larga maggioranza degli italiani. Nella quale, sia chiaro, io non voglio essere annoverato.
Quella capacità di cambiamento che Renzi va cercando di accreditare viene smentita, tra i tanti, da due fatti, tra loro, plausibilmente, collegati. Il primo è l’imminente abbandono, da parte di Carlo Cottarelli, del ruolo di Commissario alla Revisione della spesa (Spending review per quelli che non sopravvivono senza ricorrere, senza ragione, all’inglese). Il secondo il rinvio sine die di ogni misura volta a costringere gli enti locali a chiudere una parte delle innumerevoli società partecipate, così come, tra le altre cose, suggeriva di fare Cottarelli.
E mentre, passo dopo passo, Renzi non ci porta da nessuna parte dove valga la pena di andare, alcuni eminenti (si fa assolutamente per dire) esponenti della classe dirigente italiana discutono di argomenti cruciali.
Penso a Rosy Bindi che si concentra sul ruolo della bellezza delle sue colleghe ministre, dando vita a un dialogo a distanza di eccelso livello.  O a Diego Della Valle che contesta a Marchionne la decisione di sostituire Montezemolo alla guida della Ferrari. Il futuro del paese sarà radicalmente modificato dal dibattito su questi temi fondamentali? Mah…
Buona notte e buona fortuna.

sabato 17 novembre 2012

Abbiamo bisogno di tutt'altra gente


Oggi prendiamo le mosse dal rispetto per la stampa che, ancora una volta, ha rivelato l’ormai prossimo ex-Presidente della Lombardia, Formigoni, il quale ha pensato bene, oltre a prendersela con i giornalisti che facevano il loro mestiere, anche di maltrattare i suoi collaboratori. Niente male per uno che pensa di essere in rapporto diretto (sovraordinato?) con Dio.
Cronaca, niente voto.
Spero che il già celeste, divenuto nel tempo molto grigio topo, oggi sia rosso di vergogna. Non bastasse quello che sapevamo su di lui, ha voluto aggiungere anche questa bella prodezza… Ho l’impressione che la spaventosa pienezza di sé di Formigoni lo abbia spinto a perdere di vista qualsiasi equilibrio e qualsiasi decenza. Come ho già detto, il potere può avere effetti devastanti su chi non è preparato a resistere alle sue lusinghe. E’ del tutto evidente che Formigoni non era preparato e, questo, temo dimostri che ha raggiunto una posizione per la quale era inadeguato. Vedremo se, come mi auguro, ce ne siamo liberati per sempre o ci toccherà trovarlo in qualche altro importante incarico pubblico.
Continuiamo con un altro bel personaggio del triste presente italiano: Beppe Grillo. A quanto pare condivide la passione per Malindi con Briatore e Berlusconi. La notizia, svelata dal programma televisivo di Formigli su La7, viene ripresa da Il Giornale (http://www.ilgiornale.it/news/malindi-856862.html) e da Libero (http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1124327/Due-Grilli-e-una-capanna-la-moglie-di-Beppe-beccata-a-Malindi-imbarazzatissima.html).
Buona stampa. Per Formigli, soprattutto.
Chiunque può trascorrere le vacanze dove vuole e, per fortuna, i cittadini italiani possono acquistare liberamente casa in qualsiasi altra nazione, tuttavia per un tizio che si spaccia come moralizzatore e attento alla sobrietà e all’equità, certe cose, via, sarebbe meglio non farle. Grillo costituisce una delle espressioni peggiori del deterioramento politico degli ultimi vent’anni. Nella melma maleodorante che ha permesso a figuri come Lusi e Fiorito di diventare personaggi importanti, Grillo sguazza con assoluta disinvoltura, con lo stesso disprezzo per i giornalisti e con la stessa insofferenza per il dissenso di coloro che, apparentemente, sono i bersagli della sua critica. Beppe Grillo è una gravissima minaccia. Se nel suo movimento ci sono persone rispettabili, capaci e serie (e sono convinto che ci siano, e molte), devono far presto a liberarsi di lui. Non ne hanno bisogno loro e, men che meno, ne hanno bisogno gli italiani. Abbiamo già dato anche troppo con i quasi vent’anni di Berlusconi. Ci serve gente seria e realmente priva di legami con il passato.
E arriviamo al tema conclusivo. Oggi sia l’editoriale del Corriere della Sera, firmato da Angelo Panebianco, sia Il Punto di Stefano Folli sul Sole 24 Ore si occupano della nascita di un nuovo raggruppamento politico di ispirazione cattolico liberale e determinato a occupare il centro dello schieramento. Ecco i collegamenti: http://www.corriere.it/editoriali/12_novembre_17/panebianco-le-ambizioni-dei-moderati_db6e59ca-307d-11e2-baec-20f01743e162.shtml e http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-17/scommessa-lista-monti-081256.shtml?uuid=AbUa2i3G.
Buona stampa. Per entrambi, come di consueto lucidi e chiari. Fanno bene il loro mestiere che è spiegare un evento politico, io, invece, ne faccio un altro, sempre che ci riesca: squarcio il sipario.
Non riesco davvero a immaginare come questo nuovo raggruppamento possa contribuire al futuro del paese. Ricordate gli articoli di Galli della Loggia sui “notabili”? Se li avete dimenticati, tornate a leggerli. Pensate a due personaggi chiave di quest’operazione: uno è Luca di Montezemolo e l’altro è Raffaele Bonanni. Con che faccia possano Montezemolo e Bonanni proporsi come seri artefici del cambiamento, qualcuno me lo deve spiegare. Sono stati parte del gioco per anni. Montezemolo sia come imprenditore (in Fiat e non solo) sia come Presidente di Confindustria. Bonanni come capo di un sindacato, la CISL, che, tra l’altro, ha largamente beneficiato, in termini economici, di misure come quelle relative ai CAAF o al finanziamento pubblico dell’editoria. E i sindacati, come molte associazioni di categoria, non dimentichiamolo, hanno bilanci tenuti altrettanto ben nascosti di quelli dei partiti.
No. Montezemolo e Bonanni non mi convincono affatto. Oltre a essere parte della classe dirigente del paese da troppo tempo per non avere responsabilità, anche solo indirette, nella crisi drammatica che viviamo, si portano certamente dietro un bel bagaglio di conflitti di interesse. Non gravi come quelli di Berlusconi, siamo d’accordo, ma certamente ingombranti.